G.A.M. Gioventù Ardente Mariana
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Messaggio Da tina Gio 21 Gen 2010, 20:37

Antifona d'ingresso
Tutta la terra ti adori, o Dio, e inneggi a te:
inneggi al tuo nome, o Altissimo. (Sal 66,4)


Colletta
Dio onnipotente ed eterno,
che governi il cielo e la terra,
ascolta con bontà le preghiere del tuo popolo
e dona ai nostri giorni la tua pace.
Per il nostro Signore Gesù Cristo...



Prima lettura 1Sam 24,3-21


 Dal primo libro di Samuèle

In quei giorni, Saul scelse tremila uomini valorosi in tutto Israele e partì alla ricerca di Davide e dei suoi uomini di fronte alle Rocce dei Caprioli. Arrivò ai recinti delle greggi lungo la strada, ove c’era una caverna. Saul vi entrò per coprire i suoi piedi, mentre Davide e i suoi uomini se ne stavano in fondo alla caverna.
Gli uomini di Davide gli dissero: «Ecco il giorno in cui il Signore ti dice: “Vedi, pongo nelle tue mani il tuo nemico: trattalo come vuoi”». Davide si alzò e tagliò un lembo del mantello di Saul, senza farsene accorgere. Ma ecco, dopo aver fatto questo, Davide si sentì battere il cuore per aver tagliato un lembo del mantello di Saul. Poi disse ai suoi uomini: «Mi guardi il Signore dal fare simile cosa al mio signore, al consacrato del Signore, dallo stendere la mano su di lui, perché è il consacrato del Signore». Davide a stento dissuase con le parole i suoi uomini e non permise loro che si avventassero contro Saul. Saul uscì dalla caverna e tornò sulla via.
Dopo questo fatto, Davide si alzò, uscì dalla grotta e gridò a Saul: «O re, mio signore!». Saul si voltò indietro e Davide si inginocchiò con la faccia a terra e si prostrò. Davide disse a Saul: «Perché ascolti la voce di chi dice: “Ecco, Davide cerca il tuo male”? Ecco, in questo giorno i tuoi occhi hanno visto che il Signore ti aveva messo oggi nelle mie mani nella caverna; mi si diceva di ucciderti, ma ho avuto pietà di te e ho detto: “Non stenderò le mani sul mio signore, perché egli è il consacrato del Signore”. Guarda, padre mio, guarda il lembo del tuo mantello nella mia mano: quando ho staccato questo lembo dal tuo mantello nella caverna, non ti ho ucciso. Riconosci dunque e vedi che non c’è in me alcun male né ribellione, né ho peccato contro di te; invece tu vai insidiando la mia vita per sopprimerla. Sia giudice il Signore tra me e te e mi faccia giustizia il Signore nei tuoi confronti; ma la mia mano non sarà mai contro di te. Come dice il proverbio antico:
“Dai malvagi esce il male,
ma la mia mano non sarà contro di te”.
Contro chi è uscito il re d’Israele? Chi insegui? Un cane morto, una pulce. Il Signore sia arbitro e giudice tra me e te, veda e difenda la mia causa e mi liberi dalla tua mano».
Quando Davide ebbe finito di rivolgere a Saul queste parole, Saul disse: «È questa la tua voce, Davide, figlio mio?». Saul alzò la voce e pianse. Poi continuò rivolto a Davide: «Tu sei più giusto di me, perché mi hai reso il bene, mentre io ti ho reso il male. Oggi mi hai dimostrato che agisci bene con me e che il Signore mi aveva abbandonato nelle tue mani e tu non mi hai ucciso. Quando mai uno trova il suo nemico e lo lascia andare sulla buona strada? Il Signore ti ricompensi per quanto hai fatto a me oggi. Ora, ecco, sono persuaso che certamente regnerai e che sarà saldo nelle tue mani il regno d’Israele».
Parola di Dio.

Caduto in disgrazia alla corte di Saul, Davide fugge e inizia una vita di fuori legge e di capo dei partigiani assoldando una truppa eterogenea (1Sam 22,2) a servizio di sceicchi ebrei o stranieri. L’episodio narratonel c.24 (e ripreso ancora in 1Sam 26) è quello di una grave imprudenza commessa da Saul durante un’uscita contro Davide.

L’aneddoto è narrato in stile popolare. Il suo scopo è di mettere in risalto lo spirito cavalleresco di Davide e la sua grandezza d’animo di fronte al nemico. Se ne ricava facilmente una lezione di perdono e di longanimità: vincere Golia è buona cosa, vincere se stesso è ben più onorevole!
>
Salmo responsoriale Sal 56


 Rit. A te mi affido: salvami, Signore.

Pietà di me, pietà di me, o Dio,
in te si rifugia l’anima mia;
all’ombra delle tue ali mi rifugio
finché l’insidia sia passata.

Invocherò Dio, l’Altissimo,
Dio che fa tutto per me.
Mandi dal cielo a salvarmi,
confonda chi vuole inghiottirmi;
Dio mandi il suo amore e la sua fedeltà.

Innàlzati sopra il cielo, o Dio,
su tutta la terra la tua gloria.
Grande fino ai cieli è il tuo amore
e fino alle nubi la tua fedeltà.


Canto al Vangelo (2Cor 5,19)
Alleluia, alleluia.
Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo,
affidando a noi la parola della riconciliazione.
Alleluia.



Vangelo Mc 3,13-19


 + Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli –, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni.
Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè “figli del tuono”; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì.

Parola del Signore

Gesù ritrae dal popolo e cerca la prossimità con Dio. Il monte è un luogo di preghiera (6,46), verso il quale si sale dai bassifondi del frastuono umano per venire a trovarsi più vicino a Dio. In questo suo distanziarsi dagli uomini per rivolgersi per rivolgersi più direttamente a Dio, Gesù prende con sé quelli che << volle >>, ossia quei dodici che egli chiama a sé perché rimangano con lui e siano i suoi invitati. In Marco, la scena è pensata in modo diverso che in Luca, dove Gesù passa la notte in preghiera e, sul far del mattino, da una grande schiera di discepoli sceglie i << dodici >>, che vengono chiamati anche col nome di << apostoli >> (Lc 6,12s). Il popolo, o anche solo una più grande schiera di discepoli, in Marco non sono nominati: per una libera decisione personale Gesù chiama a sé gli eletti e li conduce con sé nella zona di Dio, come più tardi condurrà ancora più in su i tre discepoli che gli erano maggiormente vicini, guidandoli in vetta a un alto monte, dove egli si trasfigurerà davanti a loro ed essi ascolteranno la testimonianza di Dio verso il suo Figlio (9,2-7).

I dodici sono, nell’intenzione di Gesù, i rappresentanti del popolo con le dodici tribù, di quell’Israele santo ch’egli ha dinanzi agli occhi nella sua figura originaria ed escatologica (Israele comprendeva in quel tempo solo due tribù e mezza) e che vuole raggiungere col suo messaggio per la missione di salvezza ricevuta da Dio.

Dunque Gesù chiama dodici uomini per affidare la loro precisa missione. Inizia così la restaurazione della antica condizione << salvifica >> del popolo eletto. La salvezza di Dio non è destinata a una somma di individui singoli ma alla comunità, e la pienezza della salvezza, come anche il giudizio, inizia dalla casa di Israele.

Questa scelta ha un secondo significato: i dodici vengono scelti dalla comunità dei discepoli di Cristo; dunque hanno un servizio da compiere per loro.

Marco si esprime di nuovo (cfr 1,17) in modo sorprendente. Nel testo greco di Marco - e solo in Marco - viene usata la stessa parola che venne usata nella creazione del mondo : << egli creò i dodici >>. Marco intende dire: eleggendoli, Gesù vuol raggiungere il cuore dei chiamati, per renderli capaci di cose nuove. Ogni eletto riceve una particolare partecipazione al mandato di Gesù Cristo nella Chiesa e nel mondo. Perciò si dice: << che stessero con lui >>. Quanto più sono grandi l’ufficio e la missione dei singoli, tanto più intima dev’essere l’intimità e l’unione con il Signore.



Orazione sulle offerte
Concedi a noi tuoi fedeli, Signore,
di partecipare degnamente ai santi misteri
perché, ogni volta che celebriamo
questo memoriale del sacrificio del tuo Figlio,
si compie l’opera della nostra redenzione.
Per Cristo nostro Signore.


Antifona alla comunione

Abbiamo conosciuto l’amore che Dio
ha per noi e vi abbiamo creduto. (1Gv 4,16)


#Orazione dopo la comunione
Infondi in noi, o Padre, lo Spirito del tuo amore,
perché nutriti con l’unico pane di vita
formiamo un cuor solo e un’anima sola.
Per Cristo nostro Signore.

* * *
La miglior combinazione di genitori consiste in un padre che sia dolce sotto l’apparente fermezza e in una madre che sia ferma sotto l’apparente dolcezza (S. J. H.).
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