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San Bernardo di Chiaravalle Abate e dottore della Chiesa 20 agosto

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San Bernardo di Chiaravalle Abate e dottore della Chiesa 20 agosto Empty San Bernardo di Chiaravalle Abate e dottore della Chiesa 20 agosto

Messaggio Da tina Dom 21 Ago 2011, 08:21

20 agosto

Digione, Francia, 1090 - Chiaravalle-Clairvaux, 20 agosto 1153


Bernardo, dopo Roberto, Alberico e Stefano, fu padre dell'Ordine Cistercense. L'obbedienza e il bene della Chiesa lo spinsero spesso a lasciare la quiete monastica per dedicarsi alle più gravi questioni politico-religiose del suo tempo. Maestro di guida spirituale ed educatore di generazioni dei santi, lascia nei suoi sermoni di commento alla Bibbia e alla liturgia un eccezionale documento di teologia monastica tendente, più che alla scienza, all'esperienza del mistero. Ispirò un devoto affetto all'umanità di Cristo e alla Vergine Madre. (Mess. Rom.)

Patronato: Apicoltori


Etimologia: Bernardo = ardito come orso, dal tedesco


Emblema: Bastone pastorale, Libro


Martirologio Romano: Memoria di san Bernardo, abate e dottore della Chiesa, che entrato insieme a trenta compagni nel nuovo monastero di Cîteaux e divenuto poi fondatore e primo abate del monastero di Chiaravalle, diresse sapientemente con la vita, la dottrina e l’esempio i monaci sulla via dei precetti di Dio; percorse l’Europa per ristabilirvi la pace e l’unità e illuminò tutta la Chiesa con i suoi scritti e le sue ardenti esortazioni, finché nel territorio di Langres in Francia riposò nel Signore.




San Bernardo nato a Digione in francia nel 1090 ha un nome ed un posto incomparabile nella storia della Chiesa. Borghignone di nobile famiglia, rimasto orfano della madre, a soli 17 anni si sentì attratto dalla vita di speciale consacrazione ed entrò a 22 anni nella vita monastica con 30 suoi parenti ed amici a Citeaux. In seguito Bernardo fu il fondatore dell’abbazia di Chiaravalle e dei Cistercensi, ramo del tutto particolare del grande albero benedettino, rifiutò l’episcopato a varie riprese e, per la sua virtù, per il suo prestigio, si trovò immischiato agli affari generali della Chiesa sotto i papi Innocenzo II ed Eugenio III, suo vecchio discepolo. Per lui egli scrisse il libro “De considerazione”. Predicò la seconda Crociata, moltiplicò i suoi scritti che appaiono sempre più il frutto delle ispirazioni divine che non il lavoro d’un uomo, come ci dicono le lezioni del Breviario. In mezzo a tantissime sue eroiche virtù, non si potrebbe dimenticare di fare un posto a parte alla sua profonda e del tutto filiale devozione verso la Santa Vergine. Sua è la popolare preghiera del “Memorare piissima Virgo Maria”. Talvolta viene raffigurata la scena della Madonna che risponde alla preghiera di Bernardo bagnandogli le labbra col latte del proprio seno. Si racconta anche che egli fosse così amante della Vergine che tutte le volte che passava davanti all’immagine della Madonna, la salutava dicendogli “Ave Maria”. Un giorno la Madonna rispose all’invocazione di Bernardo con lo stesso saluto: “Ave, Bernardo”. Si deve a lui l’indroduzione nei monasteri cistercensi, poi ripresa anche da altri ordini religiosi, di chiudere la giornata con il canto alla Madonna. Dopo una vita tutta di santità, morì a 63 anni il 20 agosto 1153 a Clairvaux in Francia.



Il Papa Alessandro III l’ha posto sugli altari col titolo di abate ed il Papa Pio VIII l’ha dichiarato Dottore della Chiesa. Bernardo secondo la leggenda, viene rappresentato con una ruota perché il santo avrebbe costretto il demonio a riparare il suo carro, oppure con un diavolo alla catena con riferimento al superamento di tutte le tentazioni; viene pure raffigurato con una mitria deposta ai suoi piedi o posata su un libro a significare il suo rifiuto delle insegne episcopali, tra cui la nomina a vescovo di Genova o di Milano.
Monaco, asceta e mistico, fustigatore di costumi, Bernardo è stato il riformatore dei cistercensi, consigliere di papi e vescovi, re e principi, una figura fondamentale della storia europea. Nell’ordine della santità, egli appariva veramente come un gigante. Dapprima dei doni naturali più vari gli conferivano un indiscutibile valore umano : nobiltà di nascita, intelligenza, bellezza corporale, grande delicatezza d’animo ed energia della volontà. La vita religiosa e sacerdotale dovevano sviluppare queste qualità ed il posto che i capi della Chiesa e la società civile gli fecero, a causa del suo magnifico carattere e della sua alta santità, accrebbero ancora la sua influenza prestigiosa sul suo tempo.
Ogni grandezza si sviluppa a contatto con l’umiltà, con la povertà e la semplicità del monaco, per nulla scalfito dal suo successo ma ostinatamente uomo di Dio e di preghiera come nello stesso tempo uomo d’azione.
È bello incontrare tali uomini che come san Bernardo, hanno sormontato tutte le seduzioni del mondo, più numerose per loro che per qualsiasi altro, in ragione stessa della loro superiorità e del loro fascino. Non basta pensare e dire che queste grandi e sante figure ci sorpassano. È saggio e confortante ispirarcisi a tali esempi, di riconoscere le meraviglie del Signore nell’anima e nella vita dei santi, di ritenere dai loro esempi delle lezioni di saggezza cristiana ! Alla luce d’irradiamento durevole d’un San Bernardo come il nostro orgoglio, la nostra ricerca di noi stessi, le nostre esitazioni davanti alla grazia del Signore, ci appaiono miserevoli ! Noi ci sentiamo forse più piccoli quando contempliamo delle anime di simile spessore, nel naturale così come nel soprannaturale ?
San Bernardo comprese tutto quello che contiene la vanità umana. Questa intelligenza è auspicabile a chi pretende servire Dio in tutta lealtà ed indicare al mondo la strada del regno celeste : “Chi pratica i comandamenti, sarà grande nel regno dei cieli”.

Autore: Don Marcello Stanzione




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A ventidue anni si fa monaco, tirando con sé una trentina di parenti. Il monastero è quello fondato da Roberto di Molesmes a Cîteaux (Cistercium in latino, da cui cistercensi). A 25 anni lo mandano a fondarne un altro a Clairvaux, campagna disabitata, che diventa la Clara Vallis sua e dei monaci. È riservato, quasi timido. Ma c’è il carattere. Papa e Chiesa sono le sue stelle fisse, ma tanti ecclesiastici gli vanno di traverso. È severo anche coi monaci di Cluny, secondo lui troppo levigati, con chiese troppo adorne, "mentre il povero ha fame".
Ai suoi cistercensi chiede meno funzioni, meno letture e tanto lavoro. Scaglia sull’Europa incolta i suoi miti dissodatori, apostoli con la zappa, che mettono all’ordine la terra e l’acqua, e con esse gli animali, cambiando con fatica e preghiera la storia europea. E lui, il capo, è chiamato spesso a missioni di vertice, come quando percorre tutta l’Europa per farvi riconoscere il papa Innocenzo II (Gregorio Papareschi) insidiato dall’antipapa Pietro de’ Pierleoni (Anacleto II). E lo scisma finisce, con l’aiuto del suo prestigio, del suo vigore persuasivo, ma soprattutto della sua umiltà. Questo asceta, però, non sempre riesce ad apprezzare chi esplora altri percorsi di fede. Bernardo attacca duramente la dottrina trinitaria di Gilberto Porretano, vescovo di Poitiers. E fa condannare l’insegnamento di Pietro Abelardo (docente di teologia e logica a Parigi) che preannuncia Tommaso d’Aquino e Bonaventura.
Nel 1145 sale al pontificato il suo discepolo Bernardo dei Paganelli (Eugenio III), e lui gli manda un trattato buono per ogni papa, ma adattato per lui, con l’invito a non illudersi su chi ha intorno: "Puoi mostrarmene uno che abbia salutato la tua elezione senza aver ricevuto denaro o senza la speranza di riceverne? E quanto più si sono professati tuoi servitori, tanto più vogliono spadroneggiare". Eugenio III lo chiama poi a predicare la crociata (la seconda) in difesa del regno cristiano di Gerusalemme. Ma l’impresa fallirà davanti a Damasco.
Bernardo arriva in una città e le strade si riempiono di gente. Ma, tornato in monastero, rieccolo obbediente alla regola come tutti: preghiera, digiuno, e tanto lavoro. Abbiamo di lui 331 sermoni, più 534 lettere, più i trattati famosi: su grazia e libero arbitrio, sul battesimo, sui doveri dei vescovi... E gli scritti, affettuosi su Maria madre di Gesù, che egli chiama mediatrice di grazie (ma non riconosce la dottrina dell’Immacolata Concezione).
Momenti amari negli ultimi anni: difficoltà nell’Ordine, la diffusione di eresie e la sofferenza fisica. Muore per tumore allo stomaco. È seppellito nella chiesa del monastero, ma con la Rivoluzione francese i resti andranno dispersi; tranne la testa, ora nella cattedrale di Troyes.
Alessandro III lo proclama santo nel 1174. Pio VIII, nel 1830, gli dà il titolo di Dottore della Chiesa.


Autore: Domenico Agasso




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