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Sant' Arianna (Ariadne) di Primnesso Martire 18 settembre
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Sant' Arianna (Ariadne) di Primnesso Martire 18 settembre
18 settembre
Etimologia: Arianna = decantata, la molto santa, dal greco
Emblema: Palma
Martirologio Romano: A Primnesso in Frigia, sempre in Turchia, santa Arianna, martire.
Molte le discussioni fatte dai critici su questa martire della Frigia. Esistono infatti alcuni Atti leggendari composti di varie parti collazionate da un poco abile redattore tra il V e il VI sec. Secondo alcuni critici, Ariadne è da identificare con una Maria martire menzionata nel Martirologio Romano al 1° novembre e di cui si possiedono atti latini, la passio S. Mariae ancillae. Questa identificazione sembra suffragata da un passo del Sinassario del Sirmond.
Secondo altri, la passio di Arianna e quella di Maria non sono che pie invenzioni, scritte a edificazione dei cristiani dopo il periodo delle persecuzioni. Infine, c'è chi propende ad ammettere l'esistenza storica di Arianna, negando però ogni valore agli Atti, ritenuti anacronistici e irreali. Tuttavia Franchi de' Cavalieri ha mostrato l'attendibilità di questo documento che, salvo alcuni passi, ha un indubbio sapore di autenticità, come si può vedere confrontandolo con monumenti letterari del II-III sec. Sembra quindi che il redattore si sia servito di fonti contemporanee ad Arianna, interpolandole nell'opera a passi di epoca chiaramente più tarda. Franchi de' Cavalieri, esaminando la narrazione del martirio di Ariadne, scoperta nel 1899 da Giovanni Mercati nel cod. Vaticano greco 1853, la divise in cinque parti, due sicuramente autentiche, e le altre dubbie. Riassumendo criticamente la leggenda, appaiono questi fatti: Adriano e Antonino promulgarono un editto di persecuzione contro i cristiani, in cui si contemplava la pena di morte per chi rifiutava i cibi immolati agli dei, e si promettevano ai delatori i beni confiscati ai cristiani, e in più 400 denari. Parte di questo editto è senz'altro falsa, perché un esame filologico conduce molti dei termini adoperati fuori dell'ambito degli Antonini ed è del resto noto che né Adriano, né Antonino emanarono editti contro i cristiani. Tuttavia la menzione di una taglia di 400 denari riporta a un'epoca anteriore alla crisi monetaria del sec. III: l'editto, quindi, certamente fu pubblicato, non dall'imperatore, ma probabilmente da un magistrato locale.
Arianna era una giovane schiava di Tertullo, decurione di Primnesso nella Frigia Salutare, che essendosi rifiutata di rompere il digiuno nel giorno del compleanno del figlio di Tertullo, fu scoperta cristiana e, dopo essere stata flagellata, rinchiusa nella prigione domestica per un mese, al termine del quale Tertullo venne denunciato da spie al preside Gordio, con l'accusa di nascondere una cristiana. Tertullo, condotto in giudizio, fu abilmente difeso da Nicagora ed uscì assolto dal processo, sostenendo che Arianna faceva parte della dote della moglie e che egli nulla sapeva della sua fede. Segue quindi l'interrogatorio di Arianna, che, proclamandosi cristiana di famiglia cristiana, rifiutò di sacrificare agli dei. Condannata alla tortura sul cavalletto, fu salvata da un intervento del popolo impietosito dalla sua giovinezza, intervento che per la sua illegalità suscitò le ire di Gordio, costretto tuttavia a concedere ad Arianna una dilazione di tre giorni perché potesse recedere dai suoi propositi e sacrificare, salvandosi la vita. Queste due parti, la difesa di Tertullo e l'interrogatorio di Arianna, sono senz'altro autentiche, per la loro straordinaria vivezza e precisione e per il ricordo di un procedimento (il processo coram populo) anteriore alle persecuzioni di Diocleziano. Allo scadere dei tre giorni, Arianna fuggì verso una zona montagnosa, ma, vedendosi inseguita, elevò a Dio la preghiera di essere accolta nella roccia, e Dio l'esaudì. Gordio diede allora ordine al capo dei custodi del tempio di aprire il masso e trarne fuori Arianna per mostrare al popolo la potenza degli dei. Ma un temporale, in cui comparvero due angeli, disperse la folla impaurita. Così termina la leggenda di Arianna Quest'ultima parte è la più sospetta: infatti non si vede come Arianna abbia potuto ottenere la corona di martire, senza aver subìto il martirio. Si può quindi concludere che l'autore si sia fatto influenzare da altre leggende, come quelle di s. Tecla e di s. Barbara (che d'altra parte riecheggiano la storia di Dafne): ma queste sante hanno a buon diritto titolo di martiri, ché tentavano di sfuggire a chi minacciava la loro verginità, mentre Arianna, stando al testo, non corse mai questo pericolo.
Per quel che riguarda la commemorazione di Arianna, il Martirologio Romano la celebra il 17 settembre, mentre il Sinassario Costantinopolitano il 18 settembre e il 27 (assieme a s. Ripsimia).
Autore: Gian Domenico Gordini
Etimologia: Arianna = decantata, la molto santa, dal greco
Emblema: Palma
Martirologio Romano: A Primnesso in Frigia, sempre in Turchia, santa Arianna, martire.
Molte le discussioni fatte dai critici su questa martire della Frigia. Esistono infatti alcuni Atti leggendari composti di varie parti collazionate da un poco abile redattore tra il V e il VI sec. Secondo alcuni critici, Ariadne è da identificare con una Maria martire menzionata nel Martirologio Romano al 1° novembre e di cui si possiedono atti latini, la passio S. Mariae ancillae. Questa identificazione sembra suffragata da un passo del Sinassario del Sirmond.
Secondo altri, la passio di Arianna e quella di Maria non sono che pie invenzioni, scritte a edificazione dei cristiani dopo il periodo delle persecuzioni. Infine, c'è chi propende ad ammettere l'esistenza storica di Arianna, negando però ogni valore agli Atti, ritenuti anacronistici e irreali. Tuttavia Franchi de' Cavalieri ha mostrato l'attendibilità di questo documento che, salvo alcuni passi, ha un indubbio sapore di autenticità, come si può vedere confrontandolo con monumenti letterari del II-III sec. Sembra quindi che il redattore si sia servito di fonti contemporanee ad Arianna, interpolandole nell'opera a passi di epoca chiaramente più tarda. Franchi de' Cavalieri, esaminando la narrazione del martirio di Ariadne, scoperta nel 1899 da Giovanni Mercati nel cod. Vaticano greco 1853, la divise in cinque parti, due sicuramente autentiche, e le altre dubbie. Riassumendo criticamente la leggenda, appaiono questi fatti: Adriano e Antonino promulgarono un editto di persecuzione contro i cristiani, in cui si contemplava la pena di morte per chi rifiutava i cibi immolati agli dei, e si promettevano ai delatori i beni confiscati ai cristiani, e in più 400 denari. Parte di questo editto è senz'altro falsa, perché un esame filologico conduce molti dei termini adoperati fuori dell'ambito degli Antonini ed è del resto noto che né Adriano, né Antonino emanarono editti contro i cristiani. Tuttavia la menzione di una taglia di 400 denari riporta a un'epoca anteriore alla crisi monetaria del sec. III: l'editto, quindi, certamente fu pubblicato, non dall'imperatore, ma probabilmente da un magistrato locale.
Arianna era una giovane schiava di Tertullo, decurione di Primnesso nella Frigia Salutare, che essendosi rifiutata di rompere il digiuno nel giorno del compleanno del figlio di Tertullo, fu scoperta cristiana e, dopo essere stata flagellata, rinchiusa nella prigione domestica per un mese, al termine del quale Tertullo venne denunciato da spie al preside Gordio, con l'accusa di nascondere una cristiana. Tertullo, condotto in giudizio, fu abilmente difeso da Nicagora ed uscì assolto dal processo, sostenendo che Arianna faceva parte della dote della moglie e che egli nulla sapeva della sua fede. Segue quindi l'interrogatorio di Arianna, che, proclamandosi cristiana di famiglia cristiana, rifiutò di sacrificare agli dei. Condannata alla tortura sul cavalletto, fu salvata da un intervento del popolo impietosito dalla sua giovinezza, intervento che per la sua illegalità suscitò le ire di Gordio, costretto tuttavia a concedere ad Arianna una dilazione di tre giorni perché potesse recedere dai suoi propositi e sacrificare, salvandosi la vita. Queste due parti, la difesa di Tertullo e l'interrogatorio di Arianna, sono senz'altro autentiche, per la loro straordinaria vivezza e precisione e per il ricordo di un procedimento (il processo coram populo) anteriore alle persecuzioni di Diocleziano. Allo scadere dei tre giorni, Arianna fuggì verso una zona montagnosa, ma, vedendosi inseguita, elevò a Dio la preghiera di essere accolta nella roccia, e Dio l'esaudì. Gordio diede allora ordine al capo dei custodi del tempio di aprire il masso e trarne fuori Arianna per mostrare al popolo la potenza degli dei. Ma un temporale, in cui comparvero due angeli, disperse la folla impaurita. Così termina la leggenda di Arianna Quest'ultima parte è la più sospetta: infatti non si vede come Arianna abbia potuto ottenere la corona di martire, senza aver subìto il martirio. Si può quindi concludere che l'autore si sia fatto influenzare da altre leggende, come quelle di s. Tecla e di s. Barbara (che d'altra parte riecheggiano la storia di Dafne): ma queste sante hanno a buon diritto titolo di martiri, ché tentavano di sfuggire a chi minacciava la loro verginità, mentre Arianna, stando al testo, non corse mai questo pericolo.
Per quel che riguarda la commemorazione di Arianna, il Martirologio Romano la celebra il 17 settembre, mentre il Sinassario Costantinopolitano il 18 settembre e il 27 (assieme a s. Ripsimia).
Autore: Gian Domenico Gordini
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