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San Romolo di Genova Vescovo 13 ottobre
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San Romolo di Genova Vescovo 13 ottobre
13 ottobre
Sec. V
Valentino, il primo vescovo noto di Genova, svolse il suo ufficio pastorale con rara prudenza e grande carità a favore degli orfani e delle vedove. Felice fu l'antecessore del vescovo Siro, di cui fu padre e maestro. Romolo successe a Felice e Siro nell'episcopato e si distinse per la bontà, "sembrava più un padre che un signore... era il padre dei poveri", e per il dono di comporre dissidi d'ogni genere.I loro corpi furono sepolti a Genova nella basilica dei dodici Apostoli, detta in seguito di San Siro. Alcune loro insigni reliquie sono custodite anche nella Chiesa cattedrale di Genova.
Etimologia: Romolo = leggendario fondatore di Roma; forza, dal greco
Emblema: Bastone pastorale
Martirologio Romano: A Sanremo sulla costa ligure, deposizione di san Romolo, vescovo di Genova, che, pieno di ardore apostolico, morì mentre si recava in visita presso le popolazioni rurali.
Non vi sono notizie certe sul tempo in cui visse, ma per deduzione si può pensare che sia stato nel sec. V perché l’ “Archa Tophea” in cui il Santo fu deposto e di cui si parla in un’unica biografia anonima del X sec.
è una forma di sarcofago usato in Liguria appunto nel V secolo.
Succedette sulla cattedra vescovile genovese ai gloriosi s. Felice e s. Siro. Nota caratteristica del suo ministero pastorale fu la bontà “sembrava più un padre che un signore…. era il padre dei poveri….” vero competente per eliminare discordie di ogni genere. Trovandosi a visitare l’estrema parte della Liguria Occidentale che allora faceva parte della Diocesi di Genova, precisamente ‘Matuta’ odierna Sanremo, fu colto dalla morte e venne sepolto nella chiesa di s. Siro, divenendo subito oggetto di grande venerazione per i prodigi operati.
Secondo la tradizione locale sanremese, Romolo aveva ricevuto una educazione nella terra di Matuta, fu quindi eletto vescovo di Genova e in seguito per sfuggire agli invasori longobardi si ritirò in stretta penitenza nell’entroterra di Matuta in una zona chiamata ancor oggi di s. Romolo in una grotta detta ‘bauma’, divenuta poi luogo di pellegrinaggio, dove sarebbe morto.
Durante l’episcopato a Genova di Sabatino (930) a causa delle scorrerie dei saraceni lungo la Riviera di Ponente, le reliquie del santo furono traslate solennemente e sotto scorta via mare a Genova e deposte nella Cattedrale di s. Lorenzo dove nel 1188 fu fatta una ricognizione canonica.
Durante tutto l’Alto Medioevo il Santo fu venerato come patrono speciale di Matuta (Sanremo), si raccontano un gran numero di fatti prodigiosi attribuitagli per la difesa di quella terra dagli invasori stranieri, pertanto fu rappresentato vestito da vescovo e con una spada sguainata in mano.
Dal secolo XI Matuta cambiò il nome con il suo: Sanromolo divenendo poi verso il XV sec. Sanremo probabilmente da una derivazione dialettale. Fu molto venerato a Genova e dopo s. Siro fu il vescovo con il maggior culto tributato. La sua festa si celebrava un tempo il 13 ottobre, per tradizione data della sua morte, ma oggi l'arcidiocesi di Genova lo commemora il 6 novembre, insieme ai santi vescovi Valentino e Felice.
Autore: Antonio Borrelli
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Sec. V
Valentino, il primo vescovo noto di Genova, svolse il suo ufficio pastorale con rara prudenza e grande carità a favore degli orfani e delle vedove. Felice fu l'antecessore del vescovo Siro, di cui fu padre e maestro. Romolo successe a Felice e Siro nell'episcopato e si distinse per la bontà, "sembrava più un padre che un signore... era il padre dei poveri", e per il dono di comporre dissidi d'ogni genere.I loro corpi furono sepolti a Genova nella basilica dei dodici Apostoli, detta in seguito di San Siro. Alcune loro insigni reliquie sono custodite anche nella Chiesa cattedrale di Genova.
Etimologia: Romolo = leggendario fondatore di Roma; forza, dal greco
Emblema: Bastone pastorale
Martirologio Romano: A Sanremo sulla costa ligure, deposizione di san Romolo, vescovo di Genova, che, pieno di ardore apostolico, morì mentre si recava in visita presso le popolazioni rurali.
Non vi sono notizie certe sul tempo in cui visse, ma per deduzione si può pensare che sia stato nel sec. V perché l’ “Archa Tophea” in cui il Santo fu deposto e di cui si parla in un’unica biografia anonima del X sec.
è una forma di sarcofago usato in Liguria appunto nel V secolo.
Succedette sulla cattedra vescovile genovese ai gloriosi s. Felice e s. Siro. Nota caratteristica del suo ministero pastorale fu la bontà “sembrava più un padre che un signore…. era il padre dei poveri….” vero competente per eliminare discordie di ogni genere. Trovandosi a visitare l’estrema parte della Liguria Occidentale che allora faceva parte della Diocesi di Genova, precisamente ‘Matuta’ odierna Sanremo, fu colto dalla morte e venne sepolto nella chiesa di s. Siro, divenendo subito oggetto di grande venerazione per i prodigi operati.
Secondo la tradizione locale sanremese, Romolo aveva ricevuto una educazione nella terra di Matuta, fu quindi eletto vescovo di Genova e in seguito per sfuggire agli invasori longobardi si ritirò in stretta penitenza nell’entroterra di Matuta in una zona chiamata ancor oggi di s. Romolo in una grotta detta ‘bauma’, divenuta poi luogo di pellegrinaggio, dove sarebbe morto.
Durante l’episcopato a Genova di Sabatino (930) a causa delle scorrerie dei saraceni lungo la Riviera di Ponente, le reliquie del santo furono traslate solennemente e sotto scorta via mare a Genova e deposte nella Cattedrale di s. Lorenzo dove nel 1188 fu fatta una ricognizione canonica.
Durante tutto l’Alto Medioevo il Santo fu venerato come patrono speciale di Matuta (Sanremo), si raccontano un gran numero di fatti prodigiosi attribuitagli per la difesa di quella terra dagli invasori stranieri, pertanto fu rappresentato vestito da vescovo e con una spada sguainata in mano.
Dal secolo XI Matuta cambiò il nome con il suo: Sanromolo divenendo poi verso il XV sec. Sanremo probabilmente da una derivazione dialettale. Fu molto venerato a Genova e dopo s. Siro fu il vescovo con il maggior culto tributato. La sua festa si celebrava un tempo il 13 ottobre, per tradizione data della sua morte, ma oggi l'arcidiocesi di Genova lo commemora il 6 novembre, insieme ai santi vescovi Valentino e Felice.
Autore: Antonio Borrelli
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