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Sant' Alfonso Rodriguez Vedovo, Religioso gesuita 31 ottobre
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Sant' Alfonso Rodriguez Vedovo, Religioso gesuita 31 ottobre
31 ottobre
Segovia, Spagna, 25 luglio 1533 - Palma di Maiorca, 30 ottobre 1617
Alfonso era un mercante, nato a Segovia, in Spagna, nel 1533. Si era sposato e aveva avuto due figli ma fu sconvolto dalla perdita della moglie e dei beni. A 35 anni tornò a scuola, proseguendo faticosamente gli studi interrotti in gioventù. Si presentò, quasi vecchio, come novizio in un convento della Compagnia di Gesù. Venne accolto, ma volle restare fratello coadiutore, addetto al servizio materiale della comunità. Divenne così portinaio nel convento dell'isola di Maiorca, da dove passavano i missionari diretti in America. Per tutti l'incontro con il santo portinaio era un'esperienza illuminante e a volte decisiva, come nel caso di san Pietro Claver, l'«apostolo degli schiavi». I suoi scritti furono raccolti dopo la morte, avvenuta il 31 ottobre del 1617. (Avvenire)
Etimologia: Alfonso = valoroso e nobile, dal gotico
Martirologio Romano: Nell’isola di Palma di Maiorca, sant’Alfonso Rodríguez, che, perduti la moglie, i figli e tutti i suoi beni, fu accolto come religioso nella Compagnia di Gesù, dove svolse per molti anni la mansione di portinaio nel Collegio, divenendo un esempio di umiltà, obbedienza e costanza nel sacrificio.
Alfonso Rodriguez che la Chiesa ci fa festeggiare il 31 ottobre, nacque in Spagna, a Segovia nel 1531. Morì nel 1617, a Palma di Maiorca. E’ il patrono dei portieri e degli uscieri e patrono di Palma di Maiorca. Coltivò fin da giovane il desiderio di consacrarsi a Dio e di diventare sacerdote finchè entrò nella Compagnia di Gesù in Spagna. Veniva da una famiglia di mercanti di lana e tessitori di stoffe ed era molto applicato allo studio che seguiva con profitto nel collegio dei gesuiti di Alcalà. A ventitrè anni però, in seguito alla morte prematura del padre, Alfonso fu costretto a ritornare nella sua famiglia per dirigere la piccola impresa familiare ereditata dal padre. Gli affari però non andavano bene e non interessavano affatto il giovane Alfonso, che nel frattempo si era sposato e aveva avuto due bambini. Un’esperienza che gli procurò nuove sofferenze perché, pochi anni dopo, Alfonso perse drammaticamente anche la moglie. Un giorno Alfonso, provato dalle traversie della vita e dalla sofferenza, cedette tutti i suoi beni al fratello e si trasferì a Valencia, per entrare nuovamente nella Compagnia di Gesù.
I padri gesuiti lo accolsero e qualche anno dopo lo inviarono nel Collegio di Monte Sion di Palma di Maiorca dove Alfonso rimase per tutto il resto della sua vita. A Palma di Maiorca svolse, per oltre trent’anni, il compito di portinaio trovando in questa professione la pace dell’anima e anche la via che lo condusse alle vette della santità.
E come i custodi e gli uscieri vigilano sulle case e sui palazzi delle famiglie che vi abitano, così Alfonso Rodriguez vegliava sul Collegio e su quanti si affacciavano alla porta dei gesuiti in cerca di un aiuto, un consiglio, una preghiera. Per tutti aveva parole di incoraggiamento e di stimolo alla conversione del cuore e all’amore fraterno.
Uomo semplice e umile, straordinariamente servizievole, tanto rigido con se stesso quanto caritatevole con gli altri, trovò nel suo ufficio quotidiano l’occasione opportuna per esercitare un apostolato continuo ed efficace. A rendere più efficace il suo apostolato contribuivano anche i numerosi carismi dei quali il Signore lo aveva dotato, primo fra tutti quello delle visioni e poi della preveggenza e dei miracoli.
All’umile portinaio Dio aveva anche donato una intensa esperienza mistica che contribuì a svolgere con profitto, insieme a quello di portinaio, il compito anche di padre spirituale dei novizi che si rivolgevano a lui con sempre maggiore frequenza per essere illuminati sulle vie di Dio.
Tra i novizi ci fu anche Pietro Claver, il santo apostolo delle Indie che tanto stimava Alfonso Rodriguez per la sua santità, e al quale lo stesso Alfonso profetizzò la sua futura missione. Grande era la devozione che Alfonso nutriva per la Santissima Vergine che pregava soprattutto con il Rosario; grazie all’intercessione della Madre di Dio, infatti, si compirono eventi straordinari.
Ha scritto diversi insegnamenti di carattere ascetico e mistico tra i quali le famose “ Memorie ” redatte per ordine dei suoi superiori, splendida manifestazione della santità e della sapienza interiore di una creatura straordinariamente plasmata da Dio. Il santo portinaio gesuita aveva una particolare riverenza per il suo angelo custode e ogni giorno, mattina e sera, sia nell’alzarsi da letto che nel coricarsi si raccomandava sempre alla celeste protezione che talvolta sperimentò in un modo anche sensibile.
Una sera fratel Alfonso con la mente rivolta a Dio, come era suo costume abituale, stava salendo per una scala interna del convento, quando da una finestra che dava nel cortile della cisterna sentì emanare un alito pestifero. Era il demonio che in tal modo voleva soffocarlo. Il santo gesuita svenne e sarebbe caduto per tutte le s cale se non fosse stato materialmente sorretto dal suo angelo custode che immediatamente purificò l’aria e lo accompagnò sano e salvo nella sua stanza.
Fratel Rodriguez ricavò da questo episodio uno scritto che poi fu stampato postumo insieme ad altri suoi documenti, in cui dichiarava quale effetto nefasto produca nell’anima il peccato.
Così scrisse: “ siccome quando taluno di repente venisse sorpreso da un soffio di aria pestilenziale, questa potrebbe con tal violenza colpirlo, da soffocargli in un momento tutta la virtù naturale, e la vita, opprimendolo ed uccidendolo subito,così l’anima perdendo l’amicizia e grazia di Dio viene infetta da quella corruzione pestifera e mortale del peccato, colla quale resta subitamente senza vita e spirito, e sepolta in eterna morte”.
Autore: Don Marcello Stanzione
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Segovia, Spagna, 25 luglio 1533 - Palma di Maiorca, 30 ottobre 1617
Alfonso era un mercante, nato a Segovia, in Spagna, nel 1533. Si era sposato e aveva avuto due figli ma fu sconvolto dalla perdita della moglie e dei beni. A 35 anni tornò a scuola, proseguendo faticosamente gli studi interrotti in gioventù. Si presentò, quasi vecchio, come novizio in un convento della Compagnia di Gesù. Venne accolto, ma volle restare fratello coadiutore, addetto al servizio materiale della comunità. Divenne così portinaio nel convento dell'isola di Maiorca, da dove passavano i missionari diretti in America. Per tutti l'incontro con il santo portinaio era un'esperienza illuminante e a volte decisiva, come nel caso di san Pietro Claver, l'«apostolo degli schiavi». I suoi scritti furono raccolti dopo la morte, avvenuta il 31 ottobre del 1617. (Avvenire)
Etimologia: Alfonso = valoroso e nobile, dal gotico
Martirologio Romano: Nell’isola di Palma di Maiorca, sant’Alfonso Rodríguez, che, perduti la moglie, i figli e tutti i suoi beni, fu accolto come religioso nella Compagnia di Gesù, dove svolse per molti anni la mansione di portinaio nel Collegio, divenendo un esempio di umiltà, obbedienza e costanza nel sacrificio.
Alfonso Rodriguez che la Chiesa ci fa festeggiare il 31 ottobre, nacque in Spagna, a Segovia nel 1531. Morì nel 1617, a Palma di Maiorca. E’ il patrono dei portieri e degli uscieri e patrono di Palma di Maiorca. Coltivò fin da giovane il desiderio di consacrarsi a Dio e di diventare sacerdote finchè entrò nella Compagnia di Gesù in Spagna. Veniva da una famiglia di mercanti di lana e tessitori di stoffe ed era molto applicato allo studio che seguiva con profitto nel collegio dei gesuiti di Alcalà. A ventitrè anni però, in seguito alla morte prematura del padre, Alfonso fu costretto a ritornare nella sua famiglia per dirigere la piccola impresa familiare ereditata dal padre. Gli affari però non andavano bene e non interessavano affatto il giovane Alfonso, che nel frattempo si era sposato e aveva avuto due bambini. Un’esperienza che gli procurò nuove sofferenze perché, pochi anni dopo, Alfonso perse drammaticamente anche la moglie. Un giorno Alfonso, provato dalle traversie della vita e dalla sofferenza, cedette tutti i suoi beni al fratello e si trasferì a Valencia, per entrare nuovamente nella Compagnia di Gesù.
I padri gesuiti lo accolsero e qualche anno dopo lo inviarono nel Collegio di Monte Sion di Palma di Maiorca dove Alfonso rimase per tutto il resto della sua vita. A Palma di Maiorca svolse, per oltre trent’anni, il compito di portinaio trovando in questa professione la pace dell’anima e anche la via che lo condusse alle vette della santità.
E come i custodi e gli uscieri vigilano sulle case e sui palazzi delle famiglie che vi abitano, così Alfonso Rodriguez vegliava sul Collegio e su quanti si affacciavano alla porta dei gesuiti in cerca di un aiuto, un consiglio, una preghiera. Per tutti aveva parole di incoraggiamento e di stimolo alla conversione del cuore e all’amore fraterno.
Uomo semplice e umile, straordinariamente servizievole, tanto rigido con se stesso quanto caritatevole con gli altri, trovò nel suo ufficio quotidiano l’occasione opportuna per esercitare un apostolato continuo ed efficace. A rendere più efficace il suo apostolato contribuivano anche i numerosi carismi dei quali il Signore lo aveva dotato, primo fra tutti quello delle visioni e poi della preveggenza e dei miracoli.
All’umile portinaio Dio aveva anche donato una intensa esperienza mistica che contribuì a svolgere con profitto, insieme a quello di portinaio, il compito anche di padre spirituale dei novizi che si rivolgevano a lui con sempre maggiore frequenza per essere illuminati sulle vie di Dio.
Tra i novizi ci fu anche Pietro Claver, il santo apostolo delle Indie che tanto stimava Alfonso Rodriguez per la sua santità, e al quale lo stesso Alfonso profetizzò la sua futura missione. Grande era la devozione che Alfonso nutriva per la Santissima Vergine che pregava soprattutto con il Rosario; grazie all’intercessione della Madre di Dio, infatti, si compirono eventi straordinari.
Ha scritto diversi insegnamenti di carattere ascetico e mistico tra i quali le famose “ Memorie ” redatte per ordine dei suoi superiori, splendida manifestazione della santità e della sapienza interiore di una creatura straordinariamente plasmata da Dio. Il santo portinaio gesuita aveva una particolare riverenza per il suo angelo custode e ogni giorno, mattina e sera, sia nell’alzarsi da letto che nel coricarsi si raccomandava sempre alla celeste protezione che talvolta sperimentò in un modo anche sensibile.
Una sera fratel Alfonso con la mente rivolta a Dio, come era suo costume abituale, stava salendo per una scala interna del convento, quando da una finestra che dava nel cortile della cisterna sentì emanare un alito pestifero. Era il demonio che in tal modo voleva soffocarlo. Il santo gesuita svenne e sarebbe caduto per tutte le s cale se non fosse stato materialmente sorretto dal suo angelo custode che immediatamente purificò l’aria e lo accompagnò sano e salvo nella sua stanza.
Fratel Rodriguez ricavò da questo episodio uno scritto che poi fu stampato postumo insieme ad altri suoi documenti, in cui dichiarava quale effetto nefasto produca nell’anima il peccato.
Così scrisse: “ siccome quando taluno di repente venisse sorpreso da un soffio di aria pestilenziale, questa potrebbe con tal violenza colpirlo, da soffocargli in un momento tutta la virtù naturale, e la vita, opprimendolo ed uccidendolo subito,così l’anima perdendo l’amicizia e grazia di Dio viene infetta da quella corruzione pestifera e mortale del peccato, colla quale resta subitamente senza vita e spirito, e sepolta in eterna morte”.
Autore: Don Marcello Stanzione
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