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QUINTO SABATO 17 GENNAIO

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QUINTO SABATO 17 GENNAIO Empty QUINTO SABATO 17 GENNAIO

Messaggio Da tina Ven 15 Gen 2010, 20:03

QUINTO SABATO

5° Mistero della Gioia: Gesù insegna ai dottori nel tempio

Prima di metterci in ascolto della Parola di Dio, invochiamo lo Spirito Santo e preghiamo con la fede della Chiesa.

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito San­to. Amen.



INVOCHIAMO LO SPIRITO SANTO

Noi ti adoriamo e ti amiamo con tutto il nostro cuore, o Spirito divino, Dio onnipotente, Amore del Padre e del Figlio. Vieni dunque, o Dio di bontà e di misericordia, a dare la grazia col tuo alito vivificatore al nostro cuore; vieni, o Fuoco divino e insegnaci a parlare il linguaggio dei Santi. Vieni e con la tua luce ineffabile illuminaci, col tuo fuoco purificaci, accendici il cuore e rendilo ardente della tua carità. Spirito di verità, senza di te siamo nell'errore; Spirito di amore, senza di te siamo aridi; Spirito di vita, senza di te siamo senza vita. Donaci, perciò, o Dio di bontà, i frutti del tuo Spirito. Amen.

(Dagli Scritti di Bartolo Longo)



PREGHIAMO CON LA CHIESA

Assisti i tuoi fedeli, Signore, nel cammino della vita, e per l'intercessione materna della beata Vergine Maria, madre e maestra, fa' che giungiamo felicemente al tuo santo monte, Cristo Gesù, nostro Signore. Amen.

(Messale della Beata Vergine Maria, Colletta di Maria Vergine Madre e Maestra spirituale)

ASCOLTIAMO LA PAROLA DI DIO

Per dare maggiore profondità alla nostra meditazione apria­mo il cuore al Signore che ci parla.

Dal vangelo di Luca (2,41-50)

I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalem­me per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i ge­nitori se ne accorgessero. Credendolo nella carovana, fe­cero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, torna­rono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l'udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue ri­sposte. Al vederlo restarono stupiti e sua madre gli disse: "Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, an­gosciati, ti cercavamo". Ed egli rispose: "Perché mi cer­cavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?". Ma essi non compresero le sue parole.



MEDITIAMO

L'ascolto e la meditazione si nutrono di silenzio. Facciamo una breve pausa, poi, leggiamo e continuiamo a meditare.

Da Celebrare e vivere la Parola di Gianfranco Ravasi II nucleo centrale della scena è Gesù "seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava" (v. 46). E questo dato emblematico è commentato dalla fra­se essenziale che Gesù rilancia all'ansia di Maria e Giu­seppe: "Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?".

Gesù ha dodici anni e a quest'età l'ebreo entrava nel­la pienezza della responsabilità nei confronti della Legge e della religione. Gesù, giunto alla sua maturità ufficia­le, svela la sua autentica realtà di Maestro e di Figlio, prendendo le distanze dalla cornice limitata e quotidiana entro cui è pure inserito.

È, quindi, la prima grande autorivelazione che Gesù fa del suo destino e il vero fedele, simile a Maria, per co­gliere questo mistero celato sotto le spoglie di un giova­ne ebreo deve "serbare queste cose nel cuore" meditan­dole. Maria capisce ora che anche per lei deve iniziare quel faticoso itinerario di fede che le farà scoprire il mi­stero nascosto nel suo ragazzo e che le farà perdere sem­pre più il figlio come suo possesso per averlo come dono salvifico di Dio ai piedi della croce.

La vicenda di Maria è, allora, quella di ogni genitore che deve accettare nel figlio un progetto non suo ma li­bero e nuovo d'una persona diversa. Perciò non potrà mai considerare il figlio un possesso personale a cui imporre un destino già stabilito.

Ma soprattutto la vicenda di Maria è quella di ogni

credente che "trova Gesù nella casa del Padre dopo tre giorni" (2, 46). Ritrovare Gesù nella "casa del Padre" dopo tre giorni è lo sbocco ultimo della fede, è un annun­zio pasquale, è un invito a cercare sempre Gesù dove realmente è.

Gesù introduce una distinzione netta tra la sua fami­glia terrena e quella misteriosa che è alla sua origine. Pro­nunziando questa parola "Padre", Gesù rivela il suo mi­steso divino. La sua vocazione non è quella di essere al servizio di una pur santa famiglia di creature umane ma quella di essere a disposizione del Padre celeste.

Eppure questo ragazzo che fa una simile, sconvol­gente dichiarazione è lo stesso che segue obbediente i ge­nitori che salgono ogni anno per la Pasqua a Gerusa­lemme, è lo stesso che riceve il rimprovero: "Figlio, per­ché ci hai fatto così?"; è lo stesso che segue obbediente i genitori sulla strada di Nàzareth; è lo stesso che "sta loro sottomesso", anche se è maggiorenne e dotato della stessa sapienza di Dio e dell'intelligenza di Salomone, anche se la sua sapienza cresce progressivamente con la maturità, con l'età, la statura e la grazia.

L'obbedienza di Gesù nell'intemo di questa modesta famiglia diventa, perciò, esemplare. L'atteggiamento di Gesù è il segno della sua donazione all'uomo, del suo mettersi al servizio e non del voler essere servito.

D'altro canto Maria inizia a comprendere in modo sperimentale e vissuto che il suo distacco dal Figlio non è segno di lontananza ma di vicinanza perché con la fede essa entra sempre più nel progetto di salvezza che il Cri­sto sta attuando. C'è, comunque, nell'interno di questo quadro un elemento che può essere accettato da ogni famiglia. Se il figlio deve saper accogliere con rispetto e devozione l'amore dei genitori, i genitori devono sapere che il loro figlio ha un destino che essi non possono pre­determinare. Essi possono sognare il figlio a loro imma­gine e somiglianza o come l'artefice di progetti grandio­si ma alla fine devono saperlo accogliere cosi come egli è, coi suoi piccoli o grandi doni, col suo modesto o glo­rioso destino. Saper accettare e saper donare sempre, questo è il segno dell'amore.

È questo lo stile della famiglia eccezionale di Nà­zareth, è questo lo stile del "codice domestico" steso da Paolo: "Come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti. E voi, mari­ti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa. Figli, obbedite ai genitori nel Signore... e voi, padri, non inasprite i vostri figli" (Ef 5,24-25; 6,1-4).



CONTEMPLIAMO IL MISTERO

Guidati da Maria fissiamo lo sguardo sul volto di Cristo per poi aprire il cuore alla lode trinitaria, traguardo di ogni con­templazione cristiana.

Mostraci il tuo volto, Signore, in te speriamo. Donaci il tuo sguardo Maria: con te crediamo, con te amiamo.

Padre nostro... Ave Maria... e benedetto il frutto del tuo seno Gesù, che insegna ai dottori nel Tempio ... Santa Maria... (10 volte). Gloria al Padre...



PREGHIAMO CON IL BEATO BARTOLO LONGO

O Maria, o Giuseppe, per quei tre giomi di angoscia che passaste senza Gesù, e per quella ineffabile allegrezza che sentiste allorché lo ritrovaste nel tempio, otteneteci da questo vostro Figlio, che mai più l'offendiamo.

E Tu, Sapienza e Amore infinito, ascoltaci in questo momento. Quello che Tu richiedi da noi sopra ogni altra cosa, è che noi ti obbediamo; e la prima cosa che ci comandi è che noi ti amiamo.

(Dagli Scritti di Bartolo Longo)

La giaculatoria che ora recitiamo ci aiuti ad unire il significa­to del mistero che abbiamo pregato con l'impegno di vita.

Regina del Santo Rosario di Pompei, Madre nostra dolcissima, ottienici di seguire in tutto gli insegna­menti del tuo Figlio divino, testimoniando il Vangelo con le parole e con le opere. Beato Bartolo Longo, apostolo del Santo Rosario, pre­ga per noi.



PICCOLA SUPPLICA ALLA MADONNA DI POMPEI

Dopo aver meditato e contemplato il mistero, concludiamo la nostra preghiera rivolgendoci con amore filiale a Colei alla cui scuola impariamo a immergerci nel mistero di Dio e a vi­vere come a Lui piace.

Vergine del Santo Rosario, Madre del Redentore, donna della nostra terra innalzata al di sopra dei cieli umile serva del Signore proclamata Regina del mondo dal profondo delle nostre miserie noi ricorriamo a Te. Con fiducia di figli guardiamo il tuo viso dolcissimo. Coronata di dodici stelle, Tu ci porti al mistero del Padre, Tu risplendi di Spirito Santo, Tu ci doni il tuo Bimbo divino, Gesù, nostra speranza unica salvezza del mondo. Porgendoci il tuo Rosario Tu ci inviti a fissare il suo volto. Tu ci apri il suo cuore, abisso di gioia e di dolore, di luce e di gloria, mistero del figlio di Dio, fatto uomo per noi. Ai tuoi piedi sulle orme dei Santi ci sentiamo famiglia di Dio. Madre e modello della Chiesa, Tu sei guida e sostegno sicuro. Rendici un cuor solo e un'anima sola, popolo forte in cammino verso la patria del cielo. Ti consegniamo le nostre miserie, le tante strade dell'odio e del sangue le mille antiche e nuove povertà e soprattutto il nostro peccato. A te ci affidiamo, Madre di misericordia: ottienici il perdono di Dio, aiutaci a costruire un mondo secondo il tuo cuore. O Rosario benedetto di Maria catena dolce che ci annoda a Dio, catena d'amore che ci fa fratelli, noi non ti lasceremo mai più. Nelle nostre mani sarai arma di pace e di perdono, stella del nostro cammino. E il bacio a te con l'ultimo respiro ci immergerà in un'onda di luce, nella visione della Madre amata e del Figlio divino, anelito e gioia del nostro cuore con il Padre e lo Spirito Santo. Amen.
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