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San Gregorio di Nissa 10 gennaio
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San Gregorio di Nissa 10 gennaio
San Gregorio di Nissa
Cercare Dio senza sosta
Nel secolo IV la Cappadocia ha dato alla Chiesa tre grandi Padri (vescovi e teologi): due erano fratelli (Basilio il grande e Gregorio di Nissa), e il terzo (Gregorio di Nazianzo) era per ambedue un amico più che fraterno.
Oggi, più che i nomi di quelle antiche città, ci sorprende forse sapere che esse sono tutte nella moderna Turchia.
Il santo che ricordiamo era il più contemplativo del gruppo, tutto orientato alla preghiera e agli studi. In gioventù si era lasciato sedurre dalla bellezza della cultura greca, preferendola a quella cristiana. Poi si era messo alla scuola del fratello Basilio (che chiamerà sempre 'mio Maestro e Padre') e aveva compreso il fascino profondo del pensiero biblico e teologico. Gli obbedì ¿ non senza fatica ¿ anche quando si trattò di accettare la nomina a vescovo di Nissa, per poter meglio difendere la fede cristiana dai violenti attacchi degli eretici ariani, sostenuti dall'imperatore Valente.
Gregorio non era molto abile negli affari e nell'amministrazione e, a volte, si mostrava piuttosto ingenuo, ma in fatto di fede era 'una colonna dell'ortodossia', come lo definirono i Padri riuniti al primo concilio di Costantinopoli.
Era uno dei più geniali filosofi e teologi del suo tempo; possedeva inoltre una cultura incredibilmente ampia (s'intendeva perfino di letteratura, di musica e di medicina), e il suo stile era particolarmente espressivo e seducente. Dovette patire la calunnia e l'esilio da parte degli avversari, ma mantenne sempre limpido il suo itinerario interiore verso Dio: itinerario felice ma che non da tregua perché - diceva - 'trovare Iddio non è riposarci in Lui, ma cercarlo senza sosta'.
Tra le sue innumerevoli Opere (filosofiche, teologiche, bibliche, morali, spirituali) particolarmente interessante è la 'Vita di Santa Macrina' (sua sorella maggiore) che ci permette di conoscere molti particolari della storia familiare di Basilio e di Gregorio (e di altri otto fratelli), il cui avo materno era stato martirizzato al tempo di Diocleziano.
Cercare Dio senza sosta
Nel secolo IV la Cappadocia ha dato alla Chiesa tre grandi Padri (vescovi e teologi): due erano fratelli (Basilio il grande e Gregorio di Nissa), e il terzo (Gregorio di Nazianzo) era per ambedue un amico più che fraterno.
Oggi, più che i nomi di quelle antiche città, ci sorprende forse sapere che esse sono tutte nella moderna Turchia.
Il santo che ricordiamo era il più contemplativo del gruppo, tutto orientato alla preghiera e agli studi. In gioventù si era lasciato sedurre dalla bellezza della cultura greca, preferendola a quella cristiana. Poi si era messo alla scuola del fratello Basilio (che chiamerà sempre 'mio Maestro e Padre') e aveva compreso il fascino profondo del pensiero biblico e teologico. Gli obbedì ¿ non senza fatica ¿ anche quando si trattò di accettare la nomina a vescovo di Nissa, per poter meglio difendere la fede cristiana dai violenti attacchi degli eretici ariani, sostenuti dall'imperatore Valente.
Gregorio non era molto abile negli affari e nell'amministrazione e, a volte, si mostrava piuttosto ingenuo, ma in fatto di fede era 'una colonna dell'ortodossia', come lo definirono i Padri riuniti al primo concilio di Costantinopoli.
Era uno dei più geniali filosofi e teologi del suo tempo; possedeva inoltre una cultura incredibilmente ampia (s'intendeva perfino di letteratura, di musica e di medicina), e il suo stile era particolarmente espressivo e seducente. Dovette patire la calunnia e l'esilio da parte degli avversari, ma mantenne sempre limpido il suo itinerario interiore verso Dio: itinerario felice ma che non da tregua perché - diceva - 'trovare Iddio non è riposarci in Lui, ma cercarlo senza sosta'.
Tra le sue innumerevoli Opere (filosofiche, teologiche, bibliche, morali, spirituali) particolarmente interessante è la 'Vita di Santa Macrina' (sua sorella maggiore) che ci permette di conoscere molti particolari della storia familiare di Basilio e di Gregorio (e di altri otto fratelli), il cui avo materno era stato martirizzato al tempo di Diocleziano.
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