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Il cuore in cielo
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Il cuore in cielo
Le nostre orme sono quelle del presente, ma siamo in cammino verso un futuro che ci chiama. Come uno scalatore sente sua la vetta che lo ha accolto, così noi desideriamo piantare il cuore in quell’immensità che è il Cielo e che dall’eterno ci aspetta. San Gregorio Magno invitava a pensare continuamente al Cielo per vincere la noia, la svogliatezza. In queste parole Don Carlo ci invita a riscoprire la nostalgia profonda che è in noi.
Ognuno di noi è un dono del Padre a Gesù. Noi sentiamo tante volte nel cuore la nostalgia della famiglia. Ecco: nel Cielo sarà saziata questa nostalgia. Le più pure gioie della terra, anche quelle che danno le vertigini, come l’amore, la potenza, la gloria, quando si sono sperimentate, se ne sono sperimentati i limiti strettissimi, si avverte che sono vuote. Quel vuoto fondamentale esprime un appello irresistibile verso un ‘altrove’ che è il paese della nostra anima; è la ‘patria’ come dicono i cristiani. Noi siamo pellegrini; la nostra patria è il cielo. Una canzonetta che ha fatto il giro del mondo esprimeva in maniera semplice questo pensiero: tutti vogliamo andare in cielo. «Sì, tutti vogliamo andare - dice - ma nessuno vuol morire». L’uomo è, in un certo senso, straziato internamente da questa nostalgia del Cielo, dell’infinito, dell’assoluto, della gioia, e si rode tra i limiti in cui è ingabbiato giorno per giorno dalla vita che gli tocca condurre.
La sola violenza che fa aprire il cielo è la preghiera. In fondo, in ogni istante della nostra vita, il credente trova il trampolino di lancio per il Paradiso e vi vede già splendere un riflesso della gioia la cui pienezza gli è riservata di là.
Goethe, poeta tedesco, con una frase espressiva disse che «noi siamo quaggiù, nel mondo, per eternizzarci», cioè per diventare eterni. Noi sentiamo la nostalgia del Paradiso perduto. ‘Paradiso’ è una parola orientale che vuol dire giardino. In noi c’è sempre la nostalgia di un giardino meraviglioso che bisogna ritrovare a qualsiasi costo. Dice la Sacra Scrittura: «Adamo ed Eva udivano il passo del Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno». Quando discendiamo nelle profondità dell’anima, dove abitano le Tre Persone Divine, ci sembra quasi sempre di udire quel passo, quel cammino del Signore Dio che passeggia nel giardino della nostra anima, nel cielo del nostro cuore alla brezza del giorno.
Ognuno di noi è un dono del Padre a Gesù. Noi sentiamo tante volte nel cuore la nostalgia della famiglia. Ecco: nel Cielo sarà saziata questa nostalgia. Le più pure gioie della terra, anche quelle che danno le vertigini, come l’amore, la potenza, la gloria, quando si sono sperimentate, se ne sono sperimentati i limiti strettissimi, si avverte che sono vuote. Quel vuoto fondamentale esprime un appello irresistibile verso un ‘altrove’ che è il paese della nostra anima; è la ‘patria’ come dicono i cristiani. Noi siamo pellegrini; la nostra patria è il cielo. Una canzonetta che ha fatto il giro del mondo esprimeva in maniera semplice questo pensiero: tutti vogliamo andare in cielo. «Sì, tutti vogliamo andare - dice - ma nessuno vuol morire». L’uomo è, in un certo senso, straziato internamente da questa nostalgia del Cielo, dell’infinito, dell’assoluto, della gioia, e si rode tra i limiti in cui è ingabbiato giorno per giorno dalla vita che gli tocca condurre.
La sola violenza che fa aprire il cielo è la preghiera. In fondo, in ogni istante della nostra vita, il credente trova il trampolino di lancio per il Paradiso e vi vede già splendere un riflesso della gioia la cui pienezza gli è riservata di là.
Goethe, poeta tedesco, con una frase espressiva disse che «noi siamo quaggiù, nel mondo, per eternizzarci», cioè per diventare eterni. Noi sentiamo la nostalgia del Paradiso perduto. ‘Paradiso’ è una parola orientale che vuol dire giardino. In noi c’è sempre la nostalgia di un giardino meraviglioso che bisogna ritrovare a qualsiasi costo. Dice la Sacra Scrittura: «Adamo ed Eva udivano il passo del Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno». Quando discendiamo nelle profondità dell’anima, dove abitano le Tre Persone Divine, ci sembra quasi sempre di udire quel passo, quel cammino del Signore Dio che passeggia nel giardino della nostra anima, nel cielo del nostro cuore alla brezza del giorno.
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