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Introduzione
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Introduzione
L’ADORAZIONE DELLA PAROLA DI DIO
Iniziando il Vangelo di San Marco, metto in rilievo e sottolineo una cosa che forse abbiamo dimenticato, cioè l’adorazione della Parola di Dio – o almeno non ci abbiam pensato.
Gli Ebrei l’avevano questo concetto e dicevano: quando due o più persone si riuniscono insieme per leggere la Toràh, lì è presente la Shekinàh. La Shekinàh è la presenza di Dio.
Se noi guardiamo: Gesù è il Verbo, la Parola. E allora tiriamo questa conclusione: la Parola si è fatta carne, si è fatto uomo. Gesù nel Vangelo – dove Dio Padre parlò in maniera ultima e definitiva – è nascosto sotto le apparenze della terminologia umana, come nell’Eucaristia è nascosto sotto le apparenze del pane e del vino. E come noi adoriamo l’Eucaristia, perché non adoriamo il Vangelo? Con lo stesso rispetto con cui noi portiamo l’Eucaristia, così dovremmo portare il Vangelo, la Parola di Dio.
Quando chiedono a Gesù, nel Vangelo di San Giovanni, al capitolo ottavo: «Chi sei tu?», egli dà una risposta balenante: «Assolutamente, con tutta certezza, Io Sono quello che Io dico a voi», cioè la Parola che io trasmetto a voi. Io Sono la Parola!
Quando Pilato gli domanda la ragione della sua vita, Gesù risponde: «Io per questo sono nato e per questo sono venuto al mondo, per dare testimonianza alla Verità». La Verità: «La tua Parola, Padre, è Verità» (Gv 17). «Io sono la Verità» (Gv 14). Dare testimonianza vuol dire annunciare, seminare questa Parola, testimoniarla. Il testimone è uno che ha veduto, che ha udito e che ha trasmesso.
Allora, ecco un concetto che ci deve penetrare: adorare la Parola di Dio!
La stessa adorazione che noi diamo all’Eucaristia, dovremmo darla alla Parola di Dio. E poi il sogno massimo della nostra esistenza dovrebbe essere questo: essere seminatori e testimoni, come lo è stato Gesù. Seminatori della Parola di Dio in qualsiasi circostanza e poi testimoni, lasciarla trasparire; essere talmente umili – «bisogna che Lui cresca e io diminuisca» – da lasciar trasparire la Parola di Dio.
Ma il concetto primo è ancora questo: adorare la Parola di Dio.
Noi pensiamo spesso a studiarla, ad analizzarla, a farne l’esegesi, a meditarla, a trasmetterla; ma quante volte pensiamo ad adorare questa Parola di Dio? Perché Gesù è la Parola, il Verbo.
Maria è la Madre del Verbo, la tutta verbizzata; colei che ci dimostra con che estrema adorazione ha accolto questa Parola.
Accogliere, ascoltare la Parola di Dio: è la fede. Fede, che non vuol dire comprendere. Di solito noi facciamo questo equivoco: che fede voglia dire capire, comprendere. No, fede è accogliere, ascoltare la Parola. In San Giovanni, Gesù lo dice espressamente a Nicodemo: «Tu senti la voce del vento», dello Spirito (è la stessa parola), «ma non sai da che parte venga né dove vada»: senza razionalizzare.
Ascoltare la Parola, adorare, accoglierla, senza analizzarla; cioè con animo tutto umile. Allora il Signore ci darà modo di comprenderla, di approfondirla e di trasmetterla sempre di più.
Il vertice della nostra esistenza deve essere questo: essere seminatori ed essere testimoni.
I giovani questo l’hanno scoperto e lo stanno riscoprendo in una maniera fantastica: sono innamorati della Parola di Dio e sentono che c’è una forza potente. Questa Parola di Dio ha un impatto eccezionale in loro; ed ecco che vogliono pregare sulla Parola di Dio.
Nota:
Queste pagine sono nate dal vivo o – come si usa dire oggi – sul campo: omelie, conferenze, corsi di esercizi spirituali tenuti dal sacerdote e primo animatore del GAM don Carlo De Ambrogio. Di questa sua origine il libro conserva i limiti: la presenza di tracce – a volte vistose – del linguaggio parlato e le piuttosto frequenti ripetizioni.
Iniziando il Vangelo di San Marco, metto in rilievo e sottolineo una cosa che forse abbiamo dimenticato, cioè l’adorazione della Parola di Dio – o almeno non ci abbiam pensato.
Gli Ebrei l’avevano questo concetto e dicevano: quando due o più persone si riuniscono insieme per leggere la Toràh, lì è presente la Shekinàh. La Shekinàh è la presenza di Dio.
Se noi guardiamo: Gesù è il Verbo, la Parola. E allora tiriamo questa conclusione: la Parola si è fatta carne, si è fatto uomo. Gesù nel Vangelo – dove Dio Padre parlò in maniera ultima e definitiva – è nascosto sotto le apparenze della terminologia umana, come nell’Eucaristia è nascosto sotto le apparenze del pane e del vino. E come noi adoriamo l’Eucaristia, perché non adoriamo il Vangelo? Con lo stesso rispetto con cui noi portiamo l’Eucaristia, così dovremmo portare il Vangelo, la Parola di Dio.
Quando chiedono a Gesù, nel Vangelo di San Giovanni, al capitolo ottavo: «Chi sei tu?», egli dà una risposta balenante: «Assolutamente, con tutta certezza, Io Sono quello che Io dico a voi», cioè la Parola che io trasmetto a voi. Io Sono la Parola!
Quando Pilato gli domanda la ragione della sua vita, Gesù risponde: «Io per questo sono nato e per questo sono venuto al mondo, per dare testimonianza alla Verità». La Verità: «La tua Parola, Padre, è Verità» (Gv 17). «Io sono la Verità» (Gv 14). Dare testimonianza vuol dire annunciare, seminare questa Parola, testimoniarla. Il testimone è uno che ha veduto, che ha udito e che ha trasmesso.
Allora, ecco un concetto che ci deve penetrare: adorare la Parola di Dio!
La stessa adorazione che noi diamo all’Eucaristia, dovremmo darla alla Parola di Dio. E poi il sogno massimo della nostra esistenza dovrebbe essere questo: essere seminatori e testimoni, come lo è stato Gesù. Seminatori della Parola di Dio in qualsiasi circostanza e poi testimoni, lasciarla trasparire; essere talmente umili – «bisogna che Lui cresca e io diminuisca» – da lasciar trasparire la Parola di Dio.
Ma il concetto primo è ancora questo: adorare la Parola di Dio.
Noi pensiamo spesso a studiarla, ad analizzarla, a farne l’esegesi, a meditarla, a trasmetterla; ma quante volte pensiamo ad adorare questa Parola di Dio? Perché Gesù è la Parola, il Verbo.
Maria è la Madre del Verbo, la tutta verbizzata; colei che ci dimostra con che estrema adorazione ha accolto questa Parola.
Accogliere, ascoltare la Parola di Dio: è la fede. Fede, che non vuol dire comprendere. Di solito noi facciamo questo equivoco: che fede voglia dire capire, comprendere. No, fede è accogliere, ascoltare la Parola. In San Giovanni, Gesù lo dice espressamente a Nicodemo: «Tu senti la voce del vento», dello Spirito (è la stessa parola), «ma non sai da che parte venga né dove vada»: senza razionalizzare.
Ascoltare la Parola, adorare, accoglierla, senza analizzarla; cioè con animo tutto umile. Allora il Signore ci darà modo di comprenderla, di approfondirla e di trasmetterla sempre di più.
Il vertice della nostra esistenza deve essere questo: essere seminatori ed essere testimoni.
I giovani questo l’hanno scoperto e lo stanno riscoprendo in una maniera fantastica: sono innamorati della Parola di Dio e sentono che c’è una forza potente. Questa Parola di Dio ha un impatto eccezionale in loro; ed ecco che vogliono pregare sulla Parola di Dio.
Nota:
Queste pagine sono nate dal vivo o – come si usa dire oggi – sul campo: omelie, conferenze, corsi di esercizi spirituali tenuti dal sacerdote e primo animatore del GAM don Carlo De Ambrogio. Di questa sua origine il libro conserva i limiti: la presenza di tracce – a volte vistose – del linguaggio parlato e le piuttosto frequenti ripetizioni.
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Lun 21 Ott 2013, 22:26 Da tina
» martedì 3 settembre 2013
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Gio 27 Giu 2013, 16:15 Da tina
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Gio 20 Giu 2013, 12:08 Da tina
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