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GUARIGIONE DEL PARALITICO
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GUARIGIONE DEL PARALITICO
1Alcuni giorni dopo Gesù rientrò a Cafarnao e si seppe che era in casa. 2Subito si riunì tanta gente che non c’era più posto neppure presso la porta; ed egli annunziava loro la parola. 3E vennero a portargli un paralitico sorretto da quattro uomini; 4e non potendoglielo presentare a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dove era Gesù. Fatta un’apertura, calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico. 5Gesù, veduta la loro fede, dice al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati». 6C’erano alcuni scribi là seduti; ragionavano in cuor loro: 7«Come fa quest’uomo a parlare così? Bestemmia! Chi può perdonare i peccati se non Dio solo?». 8Ma Gesù, avendo subito conosciuto col suo spirito che essi ragionavano internamente in tal modo, dice loro: «Perché ragionate così nei vostri cuori? 9Che cosa è più facile? Dire al paralitico: "Ti sono perdonati i tuoi peccati", o dire: "Lèvati, prendi il tuo lettuccio e cammina"? 10Ebbene, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra... 11dico a te - ordina al paralitico -: lèvati, prendi il tuo lettuccio e torna a casa».
12Quegli si levò e, subito, prendendo il suo lettuccio, se ne andò sotto gli occhi di tutti, sicché tutti si meravigliarono e glorificarono Dio dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».
(Mc 2,1-12)
Alcuni giorni dopo Gesù rientrò a Cafarnao e si seppe che era in casa. Subito si riunì tanta gente che non c’era più posto neppure presso la porta (la porta di casa qui, non la porta della città) ed egli annunziava loro la Parola.
Ecco, tutta l’attività di Gesù si condensa in questo annuncio della Parola. Parola che equivale a Vangelo, il Lieto Messaggio, che equivale all’annuncio del Regno di Dio, che equivale a Gesù stesso: "autò basilèia", è Lui il Regno. Annunciava la Parola. E ritorna il concetto fondamentale: «Io per questo sono nato, per questo sono venuto al mondo: per rendere testimonianza alla verità» (Gv 18). «La tua Parola, Padre, è verità», dice Gesù. «Io sono la Verità». Rendere testimonianza, ascoltare, assimilare e annunciare.
E vennero a portargli un paralitico sorretto da quattro uomini.
Questi quattro uomini non possono essere forse i quattro primi discepoli?
E non potendoglielo presentare a causa della folla (perché non c’era più posto neppure presso la porta) scoperchiarono il tetto nel punto dove era Gesù.
Se qui, in sinossi, paragoniamo la lettura di questo episodio con quello di San Luca (5,17-26), vediamo che S.Luca usa quest’altro termine: «scoperchiarono le tegole». Ora in Palestina non ci sono tegole. Perché? Perché Luca ha adattato il messaggio per la mentalità dei cristiani per i quali scriveva; come nel fatto della risurrezione del figlio della vedova di Naim dice: «Toccò la bara». Bare non ce n’erano per gli Ebrei. Ha adattato, ha reso più chiaro, più significativo una cosa secondaria, un particolare che non ha importanza. È quello che dobbiamo fare anche noi. Questo lavoro che bisogna fare: andare al testo originale, ripensarlo, capirlo perfettamente e poi riesprimerlo in linguaggio moderno. Il che non è facile. Ecco la collaborazione che ci chiede il Signore.
Per capire il Vangelo bisogna conoscerlo tutto. Per capire Gesù bisogna conoscere i quattro Vangeli, tutti completamente. E allora si ha un’idea precisa, e allora si ha una maniera esatta di filtrare tutte le altre idee aberranti, di metterle a confronto col Vangelo. Occorre conoscerlo perfettamente. E dopo di averlo assimilato, cosa dice Gesù? «Rimanete nelle mie parole, allora sarete veramente miei discepoli». Rimanere vuol dire perdurare ogni giorno. Solo così si è discepoli veramente, cioè si sta con Gesù e si diffonde la sua Parola.
Ecco il sogno del giovane Sabra Gam dovrebbe essere questo: diventare specialista della parola di Gesù: conoscerlo per poterlo amare. Amandolo voi lo diffondete già, lo irradiate. Ognuno di voi diventa come una supernova, una stella gigante, che diffonde tante luci. Poi sentirete come la Parola di Gesù vi riempie di gioia. Non lasciate passare un giorno senza addentrarvi, senza farvi battezzare, immergere nella Parola di Gesù. «Rimanete nelle mie parole, sarete veramente miei discepoli e conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8,31-32).
Calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico. La paralisi è significativa del peccato. Il peccato spegne, immobilizza i centri nervosi dell’animo, e uno è morto, diventa come legnoso, non può far niente.
Gesù, veduta la loro fede, dice al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati».
Che stupenda parola questa: «Figlio, ti sono perdonati». Sono perdonati, è il cosiddetto passivo divino, teologico: Dio ti perdona. Ma siccome è al presente, Dio si identifica in Gesù. E questo l’han capito molto bene. Siccome il verbo è al presente, vuol dire: Dio ti perdona i peccati, ma te li perdona adesso. Ma in che maniera? Sono io Dio.
C’erano alcuni scribi là seduti; ragionavano in cuor loro: «Come fa quest’uomo a parlare così? Bestemmia! (La bestemmia è attribuirsi poteri divini) Chi può perdonare i peccati se non Dio solo?». Eccolo come l’han capito bene! Dio solo può perdonare. «Ti sono perdonati» = Dio ti perdona. Ma siccome il tempo è presente, «sono perdonati», allora si identifica in Gesù. Se avesse voluto distinguersi da Dio, avrebbe detto: «Dio ti perdonerà»; invece dice: «ti sono perdonati».
Gesù, avendo subito conosciuto col suo spirito che essi ragionavano internamente in tal modo.
Conosciuto col suo spirito. Noterete come la divinità è stata quasi azzerata durante la vita umana di Gesù, ridotta quasi a zero, spenta quasi completamente, non del tutto. Ci sono dei momenti in cui ha delle reviviscenze improvvise. Cioè, Gesù è stato sempre cosciente della sua divinità, sempre; ma in che maniera? In maniera forte, in maniera alta, in maniera bassa, in diverse maniere, fino a quasi nulla in certi momenti. Pensate sulla croce: «Dio mio, perché mi hai abbandonato?»; la divinità si era quasi azzerata, mai del tutto. E allora l’Inno del capitolo 2 dei Filippesi, il più antico, parla dei tre stati di Gesù: 1°: preesistenza di Cristo; 2°: kenosis umana, annientamento; e poi 3°: risurrezione, stato risorto; che corrispondono ai tre momenti della vita di Gesù. Perfettamente Dio, perfettamente Uomo e, terzo momento, inseparabilmente Dio-Uomo.
E guardate, in Gesù si vede tutta la tenerezza e la passione di Dio per noi: «Dio ha tanto amato il mondo …». E allora, se Dio ha spinto la sua tenerezza, il suo amore per noi in Gesù così a fondo, che cosa non farà di noi! Immaginatelo, se siete capaci! Vedrete quando saremo di là!
Adesso si fa sera. Vedete come rapidamente si fa sera. Siamo nel deserto, siamo nell’esodo. Che triste andare avanti! Eppure come si fa ad andare avanti? Kennedy rispondeva: «Andare avanti!», non c’è altra maniera. Ed è quello che noi dobbiamo accettare: camminare nel deserto. Come si fa a camminare nel deserto? Non l’accettiamo mica, perché c’è la stanchezza, la noia, si vorrebbe impiantare lì. Ma non ci lascia Lui. Provate a stare fermi, se siete capaci; non vi lascia Lui. Che cosa non si fa per dire: lasciami morire, lasciami stare, lasciami in pace! Non vi lascia. Perché? Perché vi ama. Dio è pazzo di amore per noi!
Dice loro: «Perché ragionate così nei vostri cuori? (Vedete quante volte Dio interpella l’uomo, dall’inizio della Scrittura: "Adamo, dove sei?". Ci interpella) Che cosa è più facile dire al paralitico: "Ti sono perdonati i tuoi peccati? O dire: Levati, prendi il tuo lettuccio e cammina?"».
Certo è più facile dirgli: «Ti sono perdonati i peccati», perché non si può controllare l’effetto misterioso. Invece: «Levati, prendi il tuo lettuccio e cammina», questo è tangibile, è visibile. Ma qui fa capire un’altra cosa, che in Marco è sottolineata. Noterete come Marco abbonda nelle azioni di Gesù, più che nelle parole. Mentre Matteo è tutto parole; non parliamo poi di Giovanni che addirittura tutto il vangelo è un immenso cielo di parola di Gesù. Ma è vera la definizione che Bultmann ha dato: «Opera Jesu sunt verba visibilia; verba Jesu sunt opera invisibilia»: le opere, le azioni di Gesù sono parole che si vedono; le parole di Gesù sono opere che non si vedono.
«Ebbene, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra...».
Questa parola "Figlio dell’uomo" è sempre in un contesto di passione, di risurrezione-gloria, di perdono dei peccati e di dominio del sabato. È un’espressione mutuata dal profeta Daniele; ha anche il significato di popolo di Dio, significato collettivo, ma per quell’idea comune, fondamentale per gli Ebrei che uno è rappresentanza di tutti. Ha il significato di giudice sovrano e il significato di uomo, veramente uomo. Noterete come il Servo del Signore, anche lì è l’individuo-Gesù, ed è anche il popolo. Vedete come noi siamo inglobati in Gesù, siamo strettamente collegati a Gesù, strettissimamente.
Noterete un’altra cosa: la parola "Adàm" vuol dire uomo e vuol dire umanità, collettività; vuol dire il singolo come vuol dire il collettivo. E allora voi capite come siamo legati. Ognuno di voi raccoglie tutta l’umanità, è rappresentativa di tutti. Nel nostro codice genetico c’è tutta l’umanità. È il mistero dell’infinitamente piccolo, che è racchiuso in ciascuno di noi; per cui vedete che ognuno è simbolo, rappresentanza di tutto l’universo. Perché? Per questo fatto: che Dio ci ha fatto a sua immagine e ci ha tanto amati che ci vuole filializzare, divinizzare.
«Dico a te – ordina al paralitico – levati, prendi il tuo lettuccio e torna a casa».
Con un’opera visibile dà una dimostrazione della sua parola efficacissima, invisibile. Azione che va alla radice. Dunque è il perdono dei peccati che guarisce. Allora si capisce come il peccato ha rotto tutto l’equilibrio dell’uomo; e per guarire l’uomo, bisogna guarirlo nel cuore, dirà Gesù, nell’intimo, guarirlo alla radice.
Quegli si levò e, subito (Vedete quel "subito" è tipico di Marco, 42 volte lo ripete) prendendo il suo lettuccio: ciò che lo avvolge, ciò di cui ci si serve. Noi prenderemo tutto l’universo con noi: sarà la grande trasfigurazione cosmica. E ognuno di noi è impegnato a trasfigurare l’universo. Quanto più diventa trasparente a Gesù, tanto più farà trasparire tutto. E questo è vero, è verissimo! Se voi sapeste quanta gioia date al Signore quando gli rivolgete la preghiera, quando diventate trasparenza di Gesù, quando siete innamorate di Gesù…! Come tutti lo sentono! Ogni anima che si trasfigura, trasfigura tutto il mondo.
Se ne andò sotto gli occhi di tutti.
Vedete questa collettività? Tutti lo vedono. E il fatto che siamo visti da tutti aggiunge più gioia. Quando voi vi fate belle è per essere ammirate; e quando vi guardano siete felici. Ecco, per questo cercate l’attenzione. Quando di là noi saremo trasfigurati, saremo visti da tutti e da tutto l’universo. E quanti più ci vedono tanto più aumenta la nostra gioia.
Ecco questo senso di partecipazione, di comunicazione, ci è necessario; perché ognuno di noi è persona. E cosa vuol dire essere persona? Essere per l’altro. Noi non possiamo esistere soli. Nemmeno Dio. Dio non è un Dio solitario: è una comunità di Tre Persone; e "Persona" in Dio è puro, purissimo essere per l’altro: il Padre è un donare totale; il Figlio un ricevere totale; lo Spirito Santo li lega, è questo amore totale, conoscenza totale.
Sicché tutti si meravigliarono e glorificarono Dio (glorificare vuol dire ringraziare; la meraviglia è l’inizio della fede) dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».
Questo avvenimento ci trascende. E allora si capisce l’azione misteriosa di Dio nelle anime. Ma vedete, il dominio è nella parola «perdono dei peccati». Gesù è venuto per questo: per annunziare la Parola che guarisce, la Parola che crea, la Parola che purifica. Il concetto di Parola che purifica è fondamentale nel Nuovo Testamento. Pensate il capitolo 15 del Vangelo di S. Giovanni: «Le mie parole vi hanno reso puri». La Lettera agli Ebrei: teologia della Parola di Dio nella Lettera agli Ebrei, effetto purificante della Parola di Dio. E come noi dobbiamo essere innamoratissimi di questa Parola di Dio! Adorarla per trasmetterla. Trasmetterla dove essenzialmente? Nella Chiesa e nella casa, nella casa di Dio e nella casa dell’uomo.
12Quegli si levò e, subito, prendendo il suo lettuccio, se ne andò sotto gli occhi di tutti, sicché tutti si meravigliarono e glorificarono Dio dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».
(Mc 2,1-12)
Alcuni giorni dopo Gesù rientrò a Cafarnao e si seppe che era in casa. Subito si riunì tanta gente che non c’era più posto neppure presso la porta (la porta di casa qui, non la porta della città) ed egli annunziava loro la Parola.
Ecco, tutta l’attività di Gesù si condensa in questo annuncio della Parola. Parola che equivale a Vangelo, il Lieto Messaggio, che equivale all’annuncio del Regno di Dio, che equivale a Gesù stesso: "autò basilèia", è Lui il Regno. Annunciava la Parola. E ritorna il concetto fondamentale: «Io per questo sono nato, per questo sono venuto al mondo: per rendere testimonianza alla verità» (Gv 18). «La tua Parola, Padre, è verità», dice Gesù. «Io sono la Verità». Rendere testimonianza, ascoltare, assimilare e annunciare.
E vennero a portargli un paralitico sorretto da quattro uomini.
Questi quattro uomini non possono essere forse i quattro primi discepoli?
E non potendoglielo presentare a causa della folla (perché non c’era più posto neppure presso la porta) scoperchiarono il tetto nel punto dove era Gesù.
Se qui, in sinossi, paragoniamo la lettura di questo episodio con quello di San Luca (5,17-26), vediamo che S.Luca usa quest’altro termine: «scoperchiarono le tegole». Ora in Palestina non ci sono tegole. Perché? Perché Luca ha adattato il messaggio per la mentalità dei cristiani per i quali scriveva; come nel fatto della risurrezione del figlio della vedova di Naim dice: «Toccò la bara». Bare non ce n’erano per gli Ebrei. Ha adattato, ha reso più chiaro, più significativo una cosa secondaria, un particolare che non ha importanza. È quello che dobbiamo fare anche noi. Questo lavoro che bisogna fare: andare al testo originale, ripensarlo, capirlo perfettamente e poi riesprimerlo in linguaggio moderno. Il che non è facile. Ecco la collaborazione che ci chiede il Signore.
Per capire il Vangelo bisogna conoscerlo tutto. Per capire Gesù bisogna conoscere i quattro Vangeli, tutti completamente. E allora si ha un’idea precisa, e allora si ha una maniera esatta di filtrare tutte le altre idee aberranti, di metterle a confronto col Vangelo. Occorre conoscerlo perfettamente. E dopo di averlo assimilato, cosa dice Gesù? «Rimanete nelle mie parole, allora sarete veramente miei discepoli». Rimanere vuol dire perdurare ogni giorno. Solo così si è discepoli veramente, cioè si sta con Gesù e si diffonde la sua Parola.
Ecco il sogno del giovane Sabra Gam dovrebbe essere questo: diventare specialista della parola di Gesù: conoscerlo per poterlo amare. Amandolo voi lo diffondete già, lo irradiate. Ognuno di voi diventa come una supernova, una stella gigante, che diffonde tante luci. Poi sentirete come la Parola di Gesù vi riempie di gioia. Non lasciate passare un giorno senza addentrarvi, senza farvi battezzare, immergere nella Parola di Gesù. «Rimanete nelle mie parole, sarete veramente miei discepoli e conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8,31-32).
Calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico. La paralisi è significativa del peccato. Il peccato spegne, immobilizza i centri nervosi dell’animo, e uno è morto, diventa come legnoso, non può far niente.
Gesù, veduta la loro fede, dice al paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati».
Che stupenda parola questa: «Figlio, ti sono perdonati». Sono perdonati, è il cosiddetto passivo divino, teologico: Dio ti perdona. Ma siccome è al presente, Dio si identifica in Gesù. E questo l’han capito molto bene. Siccome il verbo è al presente, vuol dire: Dio ti perdona i peccati, ma te li perdona adesso. Ma in che maniera? Sono io Dio.
C’erano alcuni scribi là seduti; ragionavano in cuor loro: «Come fa quest’uomo a parlare così? Bestemmia! (La bestemmia è attribuirsi poteri divini) Chi può perdonare i peccati se non Dio solo?». Eccolo come l’han capito bene! Dio solo può perdonare. «Ti sono perdonati» = Dio ti perdona. Ma siccome il tempo è presente, «sono perdonati», allora si identifica in Gesù. Se avesse voluto distinguersi da Dio, avrebbe detto: «Dio ti perdonerà»; invece dice: «ti sono perdonati».
Gesù, avendo subito conosciuto col suo spirito che essi ragionavano internamente in tal modo.
Conosciuto col suo spirito. Noterete come la divinità è stata quasi azzerata durante la vita umana di Gesù, ridotta quasi a zero, spenta quasi completamente, non del tutto. Ci sono dei momenti in cui ha delle reviviscenze improvvise. Cioè, Gesù è stato sempre cosciente della sua divinità, sempre; ma in che maniera? In maniera forte, in maniera alta, in maniera bassa, in diverse maniere, fino a quasi nulla in certi momenti. Pensate sulla croce: «Dio mio, perché mi hai abbandonato?»; la divinità si era quasi azzerata, mai del tutto. E allora l’Inno del capitolo 2 dei Filippesi, il più antico, parla dei tre stati di Gesù: 1°: preesistenza di Cristo; 2°: kenosis umana, annientamento; e poi 3°: risurrezione, stato risorto; che corrispondono ai tre momenti della vita di Gesù. Perfettamente Dio, perfettamente Uomo e, terzo momento, inseparabilmente Dio-Uomo.
E guardate, in Gesù si vede tutta la tenerezza e la passione di Dio per noi: «Dio ha tanto amato il mondo …». E allora, se Dio ha spinto la sua tenerezza, il suo amore per noi in Gesù così a fondo, che cosa non farà di noi! Immaginatelo, se siete capaci! Vedrete quando saremo di là!
Adesso si fa sera. Vedete come rapidamente si fa sera. Siamo nel deserto, siamo nell’esodo. Che triste andare avanti! Eppure come si fa ad andare avanti? Kennedy rispondeva: «Andare avanti!», non c’è altra maniera. Ed è quello che noi dobbiamo accettare: camminare nel deserto. Come si fa a camminare nel deserto? Non l’accettiamo mica, perché c’è la stanchezza, la noia, si vorrebbe impiantare lì. Ma non ci lascia Lui. Provate a stare fermi, se siete capaci; non vi lascia Lui. Che cosa non si fa per dire: lasciami morire, lasciami stare, lasciami in pace! Non vi lascia. Perché? Perché vi ama. Dio è pazzo di amore per noi!
Dice loro: «Perché ragionate così nei vostri cuori? (Vedete quante volte Dio interpella l’uomo, dall’inizio della Scrittura: "Adamo, dove sei?". Ci interpella) Che cosa è più facile dire al paralitico: "Ti sono perdonati i tuoi peccati? O dire: Levati, prendi il tuo lettuccio e cammina?"».
Certo è più facile dirgli: «Ti sono perdonati i peccati», perché non si può controllare l’effetto misterioso. Invece: «Levati, prendi il tuo lettuccio e cammina», questo è tangibile, è visibile. Ma qui fa capire un’altra cosa, che in Marco è sottolineata. Noterete come Marco abbonda nelle azioni di Gesù, più che nelle parole. Mentre Matteo è tutto parole; non parliamo poi di Giovanni che addirittura tutto il vangelo è un immenso cielo di parola di Gesù. Ma è vera la definizione che Bultmann ha dato: «Opera Jesu sunt verba visibilia; verba Jesu sunt opera invisibilia»: le opere, le azioni di Gesù sono parole che si vedono; le parole di Gesù sono opere che non si vedono.
«Ebbene, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra...».
Questa parola "Figlio dell’uomo" è sempre in un contesto di passione, di risurrezione-gloria, di perdono dei peccati e di dominio del sabato. È un’espressione mutuata dal profeta Daniele; ha anche il significato di popolo di Dio, significato collettivo, ma per quell’idea comune, fondamentale per gli Ebrei che uno è rappresentanza di tutti. Ha il significato di giudice sovrano e il significato di uomo, veramente uomo. Noterete come il Servo del Signore, anche lì è l’individuo-Gesù, ed è anche il popolo. Vedete come noi siamo inglobati in Gesù, siamo strettamente collegati a Gesù, strettissimamente.
Noterete un’altra cosa: la parola "Adàm" vuol dire uomo e vuol dire umanità, collettività; vuol dire il singolo come vuol dire il collettivo. E allora voi capite come siamo legati. Ognuno di voi raccoglie tutta l’umanità, è rappresentativa di tutti. Nel nostro codice genetico c’è tutta l’umanità. È il mistero dell’infinitamente piccolo, che è racchiuso in ciascuno di noi; per cui vedete che ognuno è simbolo, rappresentanza di tutto l’universo. Perché? Per questo fatto: che Dio ci ha fatto a sua immagine e ci ha tanto amati che ci vuole filializzare, divinizzare.
«Dico a te – ordina al paralitico – levati, prendi il tuo lettuccio e torna a casa».
Con un’opera visibile dà una dimostrazione della sua parola efficacissima, invisibile. Azione che va alla radice. Dunque è il perdono dei peccati che guarisce. Allora si capisce come il peccato ha rotto tutto l’equilibrio dell’uomo; e per guarire l’uomo, bisogna guarirlo nel cuore, dirà Gesù, nell’intimo, guarirlo alla radice.
Quegli si levò e, subito (Vedete quel "subito" è tipico di Marco, 42 volte lo ripete) prendendo il suo lettuccio: ciò che lo avvolge, ciò di cui ci si serve. Noi prenderemo tutto l’universo con noi: sarà la grande trasfigurazione cosmica. E ognuno di noi è impegnato a trasfigurare l’universo. Quanto più diventa trasparente a Gesù, tanto più farà trasparire tutto. E questo è vero, è verissimo! Se voi sapeste quanta gioia date al Signore quando gli rivolgete la preghiera, quando diventate trasparenza di Gesù, quando siete innamorate di Gesù…! Come tutti lo sentono! Ogni anima che si trasfigura, trasfigura tutto il mondo.
Se ne andò sotto gli occhi di tutti.
Vedete questa collettività? Tutti lo vedono. E il fatto che siamo visti da tutti aggiunge più gioia. Quando voi vi fate belle è per essere ammirate; e quando vi guardano siete felici. Ecco, per questo cercate l’attenzione. Quando di là noi saremo trasfigurati, saremo visti da tutti e da tutto l’universo. E quanti più ci vedono tanto più aumenta la nostra gioia.
Ecco questo senso di partecipazione, di comunicazione, ci è necessario; perché ognuno di noi è persona. E cosa vuol dire essere persona? Essere per l’altro. Noi non possiamo esistere soli. Nemmeno Dio. Dio non è un Dio solitario: è una comunità di Tre Persone; e "Persona" in Dio è puro, purissimo essere per l’altro: il Padre è un donare totale; il Figlio un ricevere totale; lo Spirito Santo li lega, è questo amore totale, conoscenza totale.
Sicché tutti si meravigliarono e glorificarono Dio (glorificare vuol dire ringraziare; la meraviglia è l’inizio della fede) dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».
Questo avvenimento ci trascende. E allora si capisce l’azione misteriosa di Dio nelle anime. Ma vedete, il dominio è nella parola «perdono dei peccati». Gesù è venuto per questo: per annunziare la Parola che guarisce, la Parola che crea, la Parola che purifica. Il concetto di Parola che purifica è fondamentale nel Nuovo Testamento. Pensate il capitolo 15 del Vangelo di S. Giovanni: «Le mie parole vi hanno reso puri». La Lettera agli Ebrei: teologia della Parola di Dio nella Lettera agli Ebrei, effetto purificante della Parola di Dio. E come noi dobbiamo essere innamoratissimi di questa Parola di Dio! Adorarla per trasmetterla. Trasmetterla dove essenzialmente? Nella Chiesa e nella casa, nella casa di Dio e nella casa dell’uomo.
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Lun 21 Ott 2013, 22:26 Da tina
» martedì 3 settembre 2013
Mar 03 Set 2013, 16:13 Da tina
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Ven 12 Lug 2013, 15:06 Da tina
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» lunedì 11 marzo
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