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UNA CARNE SOLA

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Messaggio Da tina Mer 30 Set 2009, 16:54

Partito di là, Gesù si recò nel territorio della Giudea e nell’oltre Giordano; e di nuovo le folle si riunirono attorno a lui, e di nuovo lui, come al solito, le istruiva. 2Avvicinatisi alcuni farisei, gli domandarono per tentarlo se fosse lecito a un marito ripudiare la moglie. 3Egli domandò: «Che cosa vi ha comandato Mosè?». 4Quelli dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di divorzio e di ripudiare». 5Ma Gesù replicò: «A causa della vostra durezza di cuore, Mosè scrisse questo precetto per voi. 6Ma dal principio della creazione Dio li fece maschio e femmina: 7perciò l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e i due formeranno una carne sola. 8Ecco perché non sono più due, ma una sola carne. 9L’uomo, dunque, non separi ciò che Dio ha unito».
(Mc 10,1-9)

Gesù continua il suo giro di evangelizzazione in Galilea; le folle si riuniscono intorno a Lui e come sempre Egli le istruiva, le evangelizzava. Gesù è l’evangelizzatore del Regno. Poi un episodio determinante. Alcuni Farisei (zelanti osservatori della Legge - per gli Ebrei la Legge, la Torà è come una sorgente d’acqua purissima; vi zampilla tutto l’insegnamento dei padri, sotto l’ispirazione del Signore) gli domandano per tentarlo: «È lecito a un marito ripudiare la moglie?». È una domanda scottante, anche oggi di attualità.

Gesù formula a sua volta un’altra domanda: «Che cosa vi ho comandato Mosè?». Subito gli rispondono: «Mosè ci ha permesso di scrivere un atto di divorzio (un certificato) e di ripudiare». Cioè ha permesso il divorzio.

Gesù subito interviene a interpolare: «Mosè, sì, scrisse questo precetto per voi, ma a causa della vostra durezza di cuore».

Il cuore è la sede del pensiero. Durezza di cuore significa mentalità ostinata, cioè mentalità legata alle cose materiali, mentalità terrena. Gesù si rifà allo stato iniziale della creazione: «Dio li fece maschio e femmina». La donna è il completamento dell’uomo: Dio ricavò la donna dal costato di Adamo. Ecco il simbolo, il tipo di quello che sarebbe successo sulla croce quando dal costato di Cristo, nuovo Adamo, trafitto dal colpo di lancia nacque la Chiesa, la nuova Eva, madre dei viventi. Il canto nuziale di Adamo, alla vista di Eva, è citato anche da Gesù: «Perciò l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e i due formeranno una carne sola».

La punta di questa pericope evangelica è l’espressione «una carne sola»: «Ecco perché non sono più due, ma una sola carne»; nell’ebraico basàr vuol dire l’essere vivente, tutto l’uomo.

Paolo, riportando nella Lettera agli Efesini le parole del canto nuziale di Adamo, scrive: «Questo mistero è grande, lo dico riferendomi a Cristo e alla Chiesa».

Gesù, nella preghiera sacerdotale, dice: «Che tutti siano uno. Come tu, Padre, sei in me e io in te, anch’essi siano perfettamente uno in noi». Subito dopo parla del Cielo: «Padre, io voglio che là dove sono io, siano con me anche quelli che tu mi hai dato». Gesù è venuto per «riunire in unità i figli di Dio che erano dispersi». L’unità è la perfezione dell’amore. Ora, il sogno di Dio è questo: renderci perfettamente uno. S’intravede qui e vi balena tutta l’economia della salvezza: morte e risurrezione. Morte necessaria: «Abbandonerà suo padre e sua madre!». Seconda nascita: la risurrezione. I due formeranno una carne sola, un essere unico, un essere perfettamente uno in Gesù. «Questo mistero è grande: lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa», dice Paolo. La morte è la porta d’ingresso alla risurrezione.

LA RISURREZIONE CI FA UNO
La morte di Gesù ha senso solo alla luce della risurrezione. Tutto il problema è qui. La risurrezione di Gesù non è la rianimazione di un cadavere, è tutt’altra realtà che quella di Lazzaro. È un evento unico. La nostra storia personale, la storia comunitaria, la storia cosmica, è come un libro sigillato che solo l’Agnello Gesù, «come sgozzato (perché è realmente morto, questo è un fatto) ma ritto in piedi (perché egli è realmente risuscitato; anche questo è un fatto ma di un altro ordine) può aprire».

La risurrezione è la rivelazione per eccellenza.

«Non temere - dice Gesù nell’Apocalisse - sono Io, il primo e l’ultimo. Io Sono il Vivente. Ero morto, ma eccomi vivente per i secoli dei secoli, in possesso delle chiavi della morte».

La risurrezione di Gesù non è un evento fenomenico, tale cioè da poter essere oggetto di un servizio giornalistico, affatto. Se all’interno del sepolcro di Gesù vi fosse stato un testimone indiscreto, gli sarebbe stato impossibile scattare un’istantanea qualunque sull’evento della risurrezione. Invece tutti gli inviati speciali del nostro tempo, avrebbero potuto filmare Lazzaro che usciva dalla tomba. La risurrezione di Gesù non è una rianimazione, come quella di Lazzaro. La rianimazione di un cadavere come Lazzaro o come il figlio della vedova di Naim, o la figlia del capo sinagoga, sarebbe solo un aggiornamento, una dilazione di una nuova morte; sarebbe un ricadere con proroga in questo mondo di morte. La risurrezione di Gesù non è un evento fenomenico, controllabile coi nostri mezzi umani, analizzabile dalla nostra scienza umana; è un fatto storico, un evento intervenuto nella nostra storia e che concerne la nostra storia. È un’immagine del Dio Vivente, anzi lo rivela. Non è un evento fenomenico, ma è l’evento più reale della nostra storia. In termini biblici noi potremmo dire che la risurrezione è un evento del Regno di Dio che sta in mezzo a noi ed è dentro di noi.

Il corpo risorto di Gesù viene spiritualizzato, cioè animato pienamente dal Soffio-Pneuma, dallo Spirito Santo di Dio, dallo Spirito che non conosce l’ombra della morte.

La risurrezione è un fatto, ma anche un mistero. È il mistero folgorante di Dio e dell’uomo.

Saremo perfettamente uno, «una carne sola» dice Gesù. Ma prima ci tocca «abbandonare il padre e la madre», ci tocca passare attraverso la porta della morte. La risurrezione è l’evento relazionale allo stato puro, mette tutto in relazione con quanto esiste, è inseparabile dalla creazione e dal Creatore; illumina tutto dall’interno, conferisce senso a tutto.

Gli evangelisti - specialmente Luca - ci rivelano il mistero della risurrezione sotto il segno del compimento. Gesù è venuto per compiere la Legge, per adempierla, per completarla. Per questo si richiama all’inizio della creazione: tutta l’umanità deve formare una carne sola, il Corpo Mistico di Cristo.

La risurrezione realizza tutta la storia dell’Antico Testamento.

La Creazione, il grande dono di vita del Dio vivente, si compie nella risurrezione, perché è la vittoria definitiva su qualsiasi morte.

La Promessa concessa ad Abramo si compie nella risurrezione, perché il vero dono del figlio, del popolo nuovo, della terra nuova è Gesù e la sua Chiesa.

La Pasqua, figurata sotto Mosè, si opera realmente solo in questo passaggio dalla morte alla vita del Figlio primogenito e di tutti noi suoi fratelli. L’Esodo ha senso solo per il fine che ci ha rivelato e dato nel Cristo risuscitato; Egli ne è la via vivente, il Pane vivo, il suo Spirito Santo è la fonte di acqua viva.

L’Alleanza diventa la Nuova Alleanza, l’eterna Alleanza solo nella risurrezione, indefettibilmente. Gesù si fa nostro Dio e noi diventiamo il suo popolo.

Il Regno di Davide non è altro che il corpo glorioso del Cristo risorto nel quale ogni giorno l’umanità entra in comunione con lui.

Il dramma dell’esilio di Babilonia, adempiuto sulla croce, sarebbe assurdo se non ci fosse questa rottura definitiva di tutte le frontiere, di tutti i confini terreni che viene operata dalla risurrezione.

TUTTA LA NOSTRA STORIA
Nel Cristo risorto si realizza il vero ritorno verso la Terra in cui tutti gli uomini sono radunati in unità, al di là di ogni barriera di lingua, di razza, di nazione, di religione. La vera restaurazione della dinastia davidica e del Tempio, mai realizzata dopo il ritorno dall’esilio, si compie nel corpo di Cristo risorto, vero Tempio, vera dimora di Dio tra gli uomini, da dove si diffonde la salvezza e in cui è adorato il Padre in Spirito e Verità. La risurrezione è il dono della vita dal suo zampillo fino al pieno rigoglio della Vita Eterna.

La risurrezione di Gesù è il successo di questa umanità assunta dal Figlio di Dio nel mistero della Vita Trinitaria. Partendo di qui, Dio inizia a essere tutto in tutti, a formare "una carne sola".

La risurrezione è l’inizio della Parusìa, fa trasparire Dio e l’uomo. La morte quindi non è principalmente decomposizione biologica, ma rottura di comunione, di relazione, è una relazione mancata. Nella risurrezione Gesù, uomo-Dio, sfonda definitivamente il muro della morte. Perciò lo spazio, il tempo, il passato, il futuro, l’esteriorità delle persone, l’incomunicabilità, tutti questi segni di morte non toccano più e non ostacolano più il corpo risorto di Gesù. Cristo risuscitato è il solo uomo che sia in comunione attuale e continua con tutti gli esseri. Ecco allora che con la morte si abbandona il padre e la madre (cioè questo stato di esilio terreno) e si entra a formare "una carne sola", un essere solo. «Che tutti siano perfettamente uno. Come tu, Padre, sei in me e io in te, anch’essi siano perfettamente uno in noi».

Il divorzio allora diventa una rottura, una lacerazione di questo sogno splendente di amore da parte di Dio; frantuma ciò che di più bello il Signore sta costruendo. Il Signore ci vuole perfettamente uno.



Questa mattina, un ragazzo che mi serviva Messa, un ragazzo della scuola media, un ragazzo un po’ beat, con quella grazia che hanno i giovani della prima adolescenza, mi parlava dei suoi ideali futuri e mi diceva:

- Io ho intenzione di fare il medico chirurgo.

Lo guardai e poi gli chiesi:

- E dopo?

Lui chiuse un momento gli occhi, con la grazia fragile della prima adolescenza, poi rispose:

- Oh, lo so, dopo verrà la morte!

Lo disse con una specie di tristezza. La morte la si comprende solo alla luce della risurrezione, altrimenti ci getta nello sconforto.



Una ragazza di 16 anni, allieva di un liceo, aveva deciso di togliersi la vita. Prima però sentì il bisogno di andare a trovare una sua compagna di classe molto buona, che vedeva assidua alla chiesa e alla comunione. Le rivelò:

- Ho deciso di togliermi la vita, ma sentivo il bisogno di dirlo a qualcuno, e ho scelto te per dirtelo.

La compagna le rispose:

- Ma perché hai scelto me? Ci conosciamo appena.

Guardandola, interpolò:

- Perché tu sei l’unica ragazza felice di questa classe.



Saremo perfettamente uno, si formerà una carne sola.

Quale felicità irrompe nella nostra vita!
tina
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