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San Gaudenzio Vescovo 22 gennaio
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San Gaudenzio Vescovo 22 gennaio
22 gennaio |
Ivrea, 327 - Novara, 22 gennaio 418 Nato a Ivrea in una famiglia ancora pagana Gaudenzio è convertito al cristianesimo a Vercelli, da Eusebio, primo vescovo in tutto il Piemonte. Secondo alcuni, proprio a Vercelli, Gaudenzio diventa prete. Eusebio ne ha una tale stima da mandarlo presto a Novara, per aiutare il sacerdote Lorenzo, che da solo annuncia il Vangelo in un territorio ancora pagano. Lo scontro tra fede cristiana e antichi culti è poi complicato anche in Italia dall'aspro dissidio tra i fedeli alla dottrina del Concilio di Nicea e i seguaci di Ario. All'interno di questa disputa Eusebio è mandato in esilio dove è raggiunto da Gaudenzio, che però dall'Egitto tornerà presto in Italia, rimandato a Novara dallo stesso Eusebio. Ad aiutarlo ora c'è un nuovo amico: Ambrogio, vescovo di Milano. Il successore di Ambrogio, Simpliciano, lo consacra vescovo di Novara nel 398. Lo sarà per vent'anni, vivendo insieme a una comunità di sacerdoti dove venivano accolti gli aspiranti alla consacrazione sacerdotale. (Avvenire) Patronato: Città e Diocesi di Novara Etimologia: Gaudenzio = allegro, gaudente, dal latino Emblema: Bastone pastorale Martirologio Romano: A Novara, san Gaudenzio, che si ritiene primo vescovo di quella sede. |
Gaudenzio è qui!': così sembra dire l’ardita cupola, prolungata in un pinnacolo fino a 121 metri nel cielo di Novara. (È opera di un novarese, quell’Alessandro Antonelli che a Torino ha innalzato la famosissima Mole). Lì sotto, infatti, nella basilica a lui dedicata, si conservano i resti del battagliero Gaudenzio,primo vescovo di Novara. E' un canavesano, nato a Ivrea in una famiglia ancora pagana. Da Ivrea dev’essere cominciato il suo avvicinamento al cristianesimo, che si completa poi a Vercelli, vicino a Eusebio, primo vescovo in tutto il Piemonte. Secondo alcuni, proprio a Vercelli, Gaudenzio diventa prete. In ogni modo è certo che Eusebio ne ha una tale stima da mandarlo presto a Novara, per aiutare il sacerdote Lorenzo, che da solo annuncia il Vangelo in un territorio ancora pagano. Lo scontro tra fede cristiana e antichi culti è poi complicato anche in Italia dall’aspro dissidio fraterno, tra i fedeli alla dottrina del Concilio di Nicea e i seguaci di Ario, che nega la natura divina “da sempre” di Cristo. L’imperatore Costanzo II (terzo figlio di Costantino il Grande) protegge gli ariani solo perché li trova più adatti alla sua politica di protezione dominio sulla Chiesa. E nel 355 convoca a Milano un Concilio nel quale i vescovi ariani, in sintonia con la corte, condannano Atanasio vescovo di Alessandria d’Egitto: ossia il più energico sostenitore dell’ortodossia cattolica. Costanzo II spedisce in esilio alcuni vescovi che hanno sostenuto Atanasio. Tra questi c’è Eusebio di Vercelli, relegato in Palestina, poi in Asia Minore e infine in Egitto. Gaudenzio avrebbe trovato un posto a Pavia, tuttavia non si rassegna: vuole stare vicino a Eusebio, e lo raggiunge clandestinamente nell’esilio. Ma presto torna in Italia, perché Eusebio gli ha ordinato di riprendere la predicazione; specialmente a Novara, dove il sacerdote Lorenzo è stato assassinato. Lui ne prende il posto, sostenuto ora da un nuovo amico: Ambrogio, vescovo di Milano (Milano, che ora è capitale dell’Impero d’Occidente, sede del potere, luogo di grandi eventi, di feste e spettacoli, per i quali arrivano anche belve dall’Africa). Il successore di Ambrogio, Simpliciano, lo consacra vescovo di Novara nel 398. E lo sarà per vent’anni, con lapassione del predicare, con le grandi doti di formatore di nuovi sacerdoti, nello stile appreso al tempo di Eusebio. Lui, vescovo, vive in comunità con un gruppo di preti, soggetti tutti alla stessa regola. E con essi accoglie e forma igiovani aspiranti al sacerdozio. Vede crescere il popolo cristiano, mentre l’Impero è scosso da tragici preannunci di dissolvimento. Poco dopo la sua morte, si diffondono voci di prodigi da lui compiuti con la forza della preghiera. Intanto, altri vescovi fanno cercare e copiare le sue prediche, per ripeterle nelle loro chiese. Anche da morto, Gaudenzio continua a parlare. |
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