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San BERNARDO DA CORLEONE 12 gennaio
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San BERNARDO DA CORLEONE 12 gennaio
Il frate buono, a cura di Antonio Maria Sicari
La cittadina di Corleone, in Sicilia - che ebbe dall'imperatore Carlo V il titolo di città coraggiosa' - non merita di essere ricordata soltanto per le tristi vicende di alcuni malavitosi dei nostri tempi. Oggi è bello ricordarla per questo suo figlio che conobbe la violenza, ma anche la santità.
Filippo Latini apparteneva a una famiglia numerosa, così buona e caritatevole che la loro casa era chiamata in paese 'la casa dei Santi', quella dove i più miseri trovavano sempre ospitalità, cibo e conforto.
Il ragazzo non era da meno, anche se il sangue spesso gli ribolliva davanti alle angherie compiute dalla guarnigione spagnola che presidiava la città. Tanto più che, proprio dai quei soldati, Filippo aveva imparato a tirare di scherma ed era diventato 'la migliore lama di Sicilia'. Così egli non indietreggiava quando doveva difendere dai soprusi qualche fanciulla angariata dai militari o dai signorotti, o i poveri mietitori depredati dei frutti del proprio lavoro.
Per umiliarlo, fecero venire da Palermo uno dei migliori spadaccini. Filippo lo ferì gravemente in duello, e dovette rifugiarsi nel convento dei cappuccini, come il fra Cristoforo manzoniano. Non volle più uscirne, deciso a espiare la violenza e l'orgoglio da cui s'era lasciato dominare, e prese il nome di fra Bernardo. Gli offrirono di intraprendere un corso di studi, ma rispose d'aver bisogno solo di studiare le piaghe di Gesù. In convento accettò gli uffici più umili: cuoco, lavandaio, infermiere, sacrestano. Bastava che gli lasciassero un pochino di tempo accanto al tabernacolo.
Con gli anni tutti impararono a chiamarlo 'il frate buono', padre dei miseri e di tutti coloro che avevano bisogno di spirituale conforto. Trascorse gli ultimi quindici anni della sua vita nel convento di Palermo, tra lunghe preghiere e penitenze innumerevoli, sempre pronto a intercedere presso Dio: 'Piangìa i peccati de la città', scriveva il cronista, soprattutto in occasione di qualche calamità naturale o bellica. Una volta lo udirono che dava perfino consigli a Dio: 'Piano, Signore, piano! - Gli diceva - Usateci misericordia!'.
Morì il 12 gennaio del 1667, a 62 anni, e prima di seppellirlo gli dovettero cambiare il saio per nove volte perché la gente continuava a sforbiciare quelle povere tuniche per portarne a casa un pezzetto, come ricordo e protezione.
...fonte Avvenire.it
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