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sabato 13 febbraio
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sabato 13 febbraio
V Settimana - Tempo Ordinario
San Benigno
Feria
I Settimana del Salterio
Beata Maria Vergine in Sabato
Antifona d'ingressoSan Benigno
Feria
I Settimana del Salterio
Beata Maria Vergine in Sabato
Venite, adoriamo il Signore,
prostrati davanti a lui che ci ha fatti;
egli è il Signore nostro Dio. (Sal 95,6-7)
Colletta
Custodisci sempre con paterna bontà
la tua famiglia, Signore,
e poiché unico fondamento della nostra speranza
è la grazia che viene da te,
aiutaci sempre con la tua protezione. Per il nostro...
Prima Lettura
Dal primo libro dei Re (12,26-32; 13,33-34)
In quei giorni Geroboàmo, re d'Israele, pensò: «In questa situazione il regno potrebbe tornare alla casa di Davide. Se questo popolo verrà a Gerusalemme per compiervi sacrifici nel tempio, il cuore di questo popolo si rivolgerà verso il suo signore, verso Roboamo re di Giuda; mi uccideranno e ritorneranno da Roboamo, re di Giuda».
Consigliatosi, il re preparò due vitelli d'oro e disse al popolo: «Siete andati troppo a Gerusalemme! Ecco, Israele, il tuo dio, che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto». Ne collocò uno a Betel e l'altro lo pose in Dan.
Questo fatto portò al peccato; il popolo, infatti, andava sino a Dan per prostrarsi davanti a uno di quelli.
Egli edificò templi sulle alture e costituì sacerdoti, presi qua e là dal popolo, i quali non erano discendenti di Levi.
Geroboàmo istituì una festa nell'ottavo mese, il quindici del mese, simile alla festa che si celebrava in Giuda. Egli stesso salì sull'altare; così fece a Betel per sacrificare ai vitelli che aveva eretti; a Betel stabilì sacerdoti dei templi da lui eretti sulle alture.
Dopo questo fatto, Geroboàmo non si convertì dalla sua condotta perversa. Egli continuò a prendere qua e là dal popolo i sacerdoti delle alture e a chiunque lo desiderasse dava l'investitura e quegli diveniva sacerdote delle alture. Tale condotta costituì, per la casa di Geroboàmo, il peccato che ne provocò la distruzione e lo sterminio dalla terra.
Parola di Dio.
Già separate sul piano politico, le tribù israelite si separano pure sul piano religioso con la costruzione di due templi nuovi che inquadrano il regno del Nord: uno a Betel, l’altro a Dan (v.30), cioè in centri religiosi antichi che avevano conservato, nonostante la recente concorrenza di Gerusalemme, la venerazione della maggioranza del popolo (Gn 12,8; 13,3; 28,19; Gdc 18).
Il regno del Nord soccombe immediatamente al desiderio di ritrarre Dio nella scultura e costruisce, per fare il paio con l’arca di Gerusalemme, un vitello d’oro come quello del Sinai (Es 32). Il re designa, per occuparsi del culto di questi templi, sacerdoti scelti fra il popolo e non fra i Leviti (v.31).
La colpa di Geroboamo e delle tribù del Nord consiste nella ricerca di una religione senza fede. Si può credere all’esistenza di Dio e alla sua provvidenza sul mondo e sul popolo; gli si può dare un culto e consacrargli un sacerdozio senza avere la minima apertura al suo disegno, la minima fedeltà alla sua Parola. Allora, presto o tardi, Dio è fabbricato ad immagine dell’uomo e si riduce agli schemi del pensiero umano. Si obbedisce a un Dio fabbricato sulle proprie esigenze; si confonde religione e nazionalismo (o qualsiasi altro sistema umano). Circondata da ogni parte dell’umano, senza alcun riferimento trascendente, la religione degrada e muore, come muore tutto ciò che è umano. Il destino della tribù del Nord lo conferma.
Salmo Responsoriale
(dal Salmo 105)
Rit. Perdona, Signore, l'infedeltà del tuo popolo.
Abbiamo peccato come i nostri padri,
abbiamo fatto il male, siamo stati empi.
I nostri padri in Egitto
non compresero i tuoi prodigi.
Si fabbricarono un vitello sull'Oreb,
si prostrarono a un'immagine di metallo fuso;
scambiarono la loro gloria
con la figura di un toro che mangia fieno.
Dimenticarono Dio che li aveva salvati,
che aveva operato in Egitto cose grandi,
prodigi nel paese di Cam,
cose terribili presso il mar Rosso.
Canto al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Non di solo pane vive l'uomo,
ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.
Alleluia.
Vangelo
† Dal vangelo secondo Marco (8,1-10)
In quei giorni, essendoci di nuovo molta folla che non aveva da mangiare, Gesù chiamò a sé i discepoli e disse loro: «Sento compassione di questa folla, perché gia da tre giorni mi stanno dietro e non hanno da mangiare. Se li rimando digiuni alle proprie case, verranno meno per via; e alcuni di loro vengono di lontano».
Gli risposero i discepoli: «E come si potrebbe sfamarli di pane qui, in un deserto?». E domandò loro: «Quanti pani avete?». Gli dissero: «Sette».
Gesù ordinò alla folla di sedersi per terra. Presi allora quei sette pani, rese grazie, li spezzò e li diede ai discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. Avevano anche pochi pesciolini; dopo aver pronunziata la benedizione su di essi, disse di distribuire anche quelli.
Così essi mangiarono e si saziarono; e portarono via sette sporte di pezzi avanzati. Erano circa quattromila. E li congedò.
Salì poi sulla barca con i suoi discepoli e andò dalle parti di Dalmanùta.
Parola del Signore.
Il racconto non presenta tratti particolari che lo differenziano dalla prima moltiplicazione dei pani, tranne il fatto che la misericordia di Gesù per la folla viene sottolineata con più forza. Mancano, d’altra parte, alcune annotazioni che danno alla prima narrazione il suo sfondo teologico: la citazione scritturale riguardante le pecore prive di pastore, l’erba verde, l’accamparsi a gruppi di cento e di centocinquanta. La storia è narrata con maggior semplicità, piuttosto come un miracolo della misericordia di Gesù. Quando la comunità cristiana leggeva questa pericope, doveva rimanere commossa per la bontà di Gesù, il quale anche a lei distribuiva continuamente il pane necessario alla sua vita, il panedell’eucaristia. Potevano ricordarle la cena del Signore, il << rendimento di grazie >> sul pane e la << benedizione >> sui pesci, che qui sono nominati a parte.
Nella seconda narrazione figurano sette pani e alcuni pesci, cinquemila persone che partecipano al miracolo e dodici ceste di resti; nella prima, invece, cinque pani e due pesci, quattromila persona che partecipano al miracolo e sette ceste di resti.
Orazione sulle offerte
Il pane e il vino che hai creato, Signore,
a sostegno della nostra debolezza,
diventino per noi sacramento di vita eterna.
Per Cristo nostro Signore.
Antifona alla comunione
Rendiamo grazie al Signore per la sua misericordia,
per i suoi prodigi verso i figli degli uomini;
egli sazia il desiderio dell’assetato e
ricolma di beni l’affamato. (Sal 107,8-9)
Orazione dopo la comunione
O Dio, che ci hai resi partecipi
di un solo pane e di un solo calice,
fa’ che uniti al Cristo in un solo corpo
portiamo con gioia frutti di vita eterna
per la salvezza del mondo.
Per Cristo nostro Signore.
* * *
Fate che la morte ci colga vivi (Jiddu Krishnamurti).
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Lun 21 Ott 2013, 22:26 Da tina
» martedì 3 settembre 2013
Mar 03 Set 2013, 16:13 Da tina
» venerdì 12 luglio 2013
Ven 12 Lug 2013, 15:06 Da tina
» venerdì 5 luglio 2013
Ven 05 Lug 2013, 15:52 Da tina
» CORONCINA AL SACRO CUORE DI GESÙ
Gio 27 Giu 2013, 16:15 Da tina
» Beata Vergine Maria Consolatrice (La Consolata) Venerata a Torino
Gio 20 Giu 2013, 12:08 Da tina
» Beata Vergine Maria di Fatima 13 maggio
Lun 13 Mag 2013, 22:39 Da tina
» lunedì 13 maggio
Lun 13 Mag 2013, 22:33 Da tina
» lunedì 11 marzo
Lun 11 Mar 2013, 17:57 Da tina