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Il Vangelo
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Il Vangelo
Il Vangelo di S. Marco è
il Vangelo del Regno di Dio
Di tutti gli evangelisti, S. Marco è quello che usa più spesso la parola "Vangelo". L’essenza del Vangelo è la proclamazione del Regno di Dio. Il Regno di Dio appare in S. Marco come un’entità futura, come una fondazione conseguita per mezzo della potente vittoria di Dio. «Il Regno è vicinissimo». Quando S. Marco parla di «entrare nel Regno» pensa al Regno futuro. Agli occhi di Gesù il destino dell’uomo è nell’aldilà. Il carattere futuro del Regno esige attesa e vigilanza; ma il presente non è staccato dal futuro.
Il Vangelo di S. Marco è
il Vangelo della nuova Comunità messianica.
Una comunità si costituisce sotto la presidenza di Gesù. La parola "discepoli" riaffiora 46 volte in S. Marco. Ordinariamente Gesù è "con" i suoi discepoli. Il discepolo è marcato dalla fede, da una comprensione del Regno di Dio, dal fatto che segue Gesù. Tra i discepoli Gesù sceglie e istituisce i Dodici. E tra i Dodici, in primo piano spicca S. Pietro, vicario di Gesù.
Il Vangelo di S. Marco è
il Vangelo dei prodigi di Gesù.
L’immagine più definita e distinta che San Marco dà di Gesù è quella della sua potenza taumaturgica, miracolosa. Più che i discorsi, S. Marco mette in evidenza i fatti prodigiosi di Gesù. La vivacità dei particolari e la localizzazione precisa degli avvenimenti prodigiosi, mostrano come S. Marco li racconti con il cuore e vi inserisca una forza evocativa straordinaria.
Il Vangelo di S. Marco è
il Vangelo del mistero di Gesù.
La vita terrena di Gesù viene presentata da S. Marco come un periodo di umiltà e di nascondimento. In contrasto con il periodo della sua esaltazione gloriosa che splende nella risurrezione, il periodo della vita terrena di Gesù era, agli occhi di S. Marco, un progressivo discendere verso gli abissi dell’umiliazione e dello scandalo. Scriveva S. Paolo ai Filippesi, in consonanza con il Vangelo di S. Marco: «Gesù si umiliò obbedendo sino alla morte e alla morte di croce».
Il Vangelo di S. Marco è
il Vangelo del Figlio dell’uomo.
Gesù designa se stesso con il vocabolo di «Figlio dell’uomo». In S. Marco l’espressione appare 14 volte. La formula "Figlio dell’uomo" si presenta solo come detta da Gesù, cioè solo nelle parole pronunciate da Lui.
il Vangelo del Regno di Dio
Di tutti gli evangelisti, S. Marco è quello che usa più spesso la parola "Vangelo". L’essenza del Vangelo è la proclamazione del Regno di Dio. Il Regno di Dio appare in S. Marco come un’entità futura, come una fondazione conseguita per mezzo della potente vittoria di Dio. «Il Regno è vicinissimo». Quando S. Marco parla di «entrare nel Regno» pensa al Regno futuro. Agli occhi di Gesù il destino dell’uomo è nell’aldilà. Il carattere futuro del Regno esige attesa e vigilanza; ma il presente non è staccato dal futuro.
Il Vangelo di S. Marco è
il Vangelo della nuova Comunità messianica.
Una comunità si costituisce sotto la presidenza di Gesù. La parola "discepoli" riaffiora 46 volte in S. Marco. Ordinariamente Gesù è "con" i suoi discepoli. Il discepolo è marcato dalla fede, da una comprensione del Regno di Dio, dal fatto che segue Gesù. Tra i discepoli Gesù sceglie e istituisce i Dodici. E tra i Dodici, in primo piano spicca S. Pietro, vicario di Gesù.
Il Vangelo di S. Marco è
il Vangelo dei prodigi di Gesù.
L’immagine più definita e distinta che San Marco dà di Gesù è quella della sua potenza taumaturgica, miracolosa. Più che i discorsi, S. Marco mette in evidenza i fatti prodigiosi di Gesù. La vivacità dei particolari e la localizzazione precisa degli avvenimenti prodigiosi, mostrano come S. Marco li racconti con il cuore e vi inserisca una forza evocativa straordinaria.
Il Vangelo di S. Marco è
il Vangelo del mistero di Gesù.
La vita terrena di Gesù viene presentata da S. Marco come un periodo di umiltà e di nascondimento. In contrasto con il periodo della sua esaltazione gloriosa che splende nella risurrezione, il periodo della vita terrena di Gesù era, agli occhi di S. Marco, un progressivo discendere verso gli abissi dell’umiliazione e dello scandalo. Scriveva S. Paolo ai Filippesi, in consonanza con il Vangelo di S. Marco: «Gesù si umiliò obbedendo sino alla morte e alla morte di croce».
Il Vangelo di S. Marco è
il Vangelo del Figlio dell’uomo.
Gesù designa se stesso con il vocabolo di «Figlio dell’uomo». In S. Marco l’espressione appare 14 volte. La formula "Figlio dell’uomo" si presenta solo come detta da Gesù, cioè solo nelle parole pronunciate da Lui.
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