G.A.M. Gioventù Ardente Mariana
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PERSEVERAVANO NEL VANGELO

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Messaggio Da tina Sab 26 Set 2009, 15:29

12Subito dopo, lo Spirito spinge Gesù nel deserto. 13Per quaranta giorni rimase nel deserto, tentato da Satana. Viveva con gli animali selvaggi e gli angeli lo servivano.
14Quando Giovanni fu incarcerato, Gesù si recò in Galilea. Vi proclamava in questi termini il Lieto Messaggio venuto da Dio: 15«I tempi sono compiuti e il Regno di Dio è vicinissimo: pentitevi e credete al Vangelo».
(Mc 1,12-15)

Il nocciolo della predicazione di Gesù, il nucleo del Vangelo, cioè del messaggio della gioia, è riassunto da S. Marco con queste precise parole: «I tempi sono compiuti. Il Regno di Dio è vicinissimo - pentitevi - credete al Vangelo».

"Il Regno di Dio", è l’equivalente, per S. Giovanni, della "Vita Eterna".

Gesù non ha fatto che insistere su questo; il Regno di Dio è vicinissimo! È già iniziato. Tutto ci parla di questo grande Regno di Dio, anche la stagione autunnale, la stagione dei morti, il richiamo dei defunti, la vita dell’aldilà, la vita eterna, vita che non avrà mai fine.

Ogni minuto che passa, ogni battito del cuore, non fa che avvicinarlo. Il messaggio di Gesù urge: pentitevi, convertitevi, rovesciate la mentalità, staccatevi dal male.

«Chi è il peccatore?» - chiedevano a Bernadette. E lei rispondeva con una risposta teologicamente esatta: «Peccatore è chi ama il peccato».

Convertirsi, pentirsi, vuol dire staccare la volontà dal male.

Tutta la vita è una lunga serie di giorni e di anni.

La vita secondo il Vangelo non è soltanto l’esperienza di un’ora decisiva, è un atteggiamento preso una volta per sempre e che deve perdurare. È un comportamento costante; è, in altre parole, una perseveranza.

Il Libro degli Atti degli Apostoli, gli inizi della Chiesa nascente con queste parole: «I credenti (cioè i fedeli) perseveravano nell’insegnamento degli Apostoli, nella vita comunitaria, nello spezzare del Pane e nelle preghiere».

Ecco i quattro argomenti che formano lo scheletro, l’impalcatura di ogni comunità e di tutta la Chiesa.

Il Libro degli Atti designa spesso i seguaci di Gesù con queste parole: «Quelli che hanno creduto», perché un giorno avevano fatto il passo decisivo che è la fede in Gesù. Ma non basta farlo una volta sola. Quelli che hanno creduto diventano poi Quelli che credono, cioè quelli che persistono nella decisione presa, quando hanno incontrato il Cristo; cioè Quelli che perseverano.

La vita cristiana è una perseveranza; la vita consacrata ancora di più.

Gesù, nelle sue parabole, paragona i veri discepoli, e quindi le anime consacrate, a dei servi senza impazienza e senza sbadatezza che vegliano fino all’alba in attesa dell’arrivo del loro padrone.

Credere vuol dire vigilare.

Gesù, al capitolo 8° di S. Giovanni dice: «Voi siete veramente miei discepoli se rimanete nelle mie parole». «Se rimanete in me - dice nel capitolo 15 - e se le mie parole rimangono in voi...». «Beati quelli che ascoltano la mia parola - dice Gesù - e la conservano», cioè perseverano, permangono in quelle parole. Rimanere nelle parole di Gesù, installarsi nel suo insegnamento, nutrirsene e viverne: questo è necessario.

S. Giovanni nella prima lettera dice: «Ciò che avete udito fin dall’inizio, deve permanere, rimanere in voi. Se ciò che avete udito fin dall’inizio rimane in voi, allora rimanete nel Figlio e nel Padre». La gioia che anima San Paolo quando scrive ai suoi Filippesi è motivata dalla fedeltà con la quale i Filippesi sono rimasti attaccati al Vangelo, dal primo giorno della loro conversione. Paolo tutto felice esclama: «Colui che ha incominciato quest’opera buona in voi, la condurrà a termine, sino al giorno del Cristo Gesù».

I fedeli sono quelli che permangono; cioè che credono e che continuano a credere. La Chiesa è il luogo dove nessuno vive per se stesso, ma dove tutte le risorse necessarie alla vita spirituale e alla vita corporale sono portate in comune per essere distribuite secondo i bisogni di ciascuno. La perseveranza è necessaria se si vuole che il Figlio dell’Uomo al suo ritorno, alla fine dei tempi, trovi ancora la fede sulla terra: perseveranza dell’insegnamento degli apostoli.

PREDICARE E INSEGNARE
Il Nuovo Testamento distingue nettamente tra predicare e insegnare.

Gesù predicava in questi termini il Lieto Messaggio, il Vangelo: «I tempi sono compiuti, il Regno di Dio è vicinissimo, convertitevi e credete nel Vangelo». Predicava, cioè proclama pubblicamente il Vangelo al mondo che non lo conosceva ancora, per condurlo alla fede e alla salvezza. La predicazione è la prima missione della chiesa. L’evangelizzazione è la prima missione di ogni anima consacrata.

Il Vangelo è un atto di Dio che ne è l’autore. È chiamato il Vangelo di Cristo, perché Cristo ne è il contenuto.

Il Vangelo, in definitiva, è la persona di Gesù.

Ma perché il mondo sia salvo non basta che Gesù Cristo sia morto e risorto, bisogna che questo fatto della sua morte e resurrezione sia conosciuto e compreso. La salvezza è un dono di Dio Padre nel suo Figlio Gesù.

Ogni apostolo ha la missione di trasmettere agli altri il Vangelo.

«Gesù chiamò a sé quelli che volle perché stessero con lui e diffondessero il Vangelo». Il Vangelo è oggetto di un annucio, di una propaganda pubblica: «Predicate il Vangelo a ogni creatura» - dice Gesù.

Bisogna - dice S. Paolo - che Cristo Crocifisso (cioè la passione e morte di Gesù) sia attaccato a un manifesto dinanzi agli sguardi di tutti, come erano affissi nelle città gli ordini dell’imperatore. Paolo si esprime in termini chiarissimi nella Lettera ai Romani. Dice così: «Ma come possono invocare il nome del Signore Gesù per essere salvi, se non hanno creduto in lui? E come crederanno, se non ne hanno sentito parlare? E come ne sentiranno parlare se nessuno glielo predica? Come si potrà loro predicare se non c’è nessuno che sia inviato? Ecco perché è scritto: "Come sono belli i passi di coloro che annunciano il Vangelo!"».

I missionari sono indispensabili; la Chiesa è sempre in stato di missione. Appunto per questo Gesù raggruppava i discepoli attorno alla sua persona; li preparava alla missione di evangelizzare. I dodici Apostoli, i sette diaconi, Paolo di Tarso in mezzo ai pagani, non hanno però mai avuto il monopolio dell’evangelizzazione perché la messa nel mondo è vasta. Alcuni mercanti, funzionari dell’impero romano, soldati, si fecero propagandisti della salvezza che li aveva affascinati; sono gli evangelisti sconosciuti, senza nome nella storia, senza iscrizione nel calendario dei santi. Portarono il cristianesimo in Italia e a Roma, prima che arrivassero Pietro e Paolo. Paolo ne nomina 26, ma quanti altri! Ognuno di questi cristiani era un protagonista del Vangelo, perché la Chiesa è sempre in stato di missione.

Quando Pietro e Giovanni sono arrestati a Gerusalemme e compaiono dinanzi al Sinedrio per la prima volta, viene loro proibito di pregare e insegnare nel nome di Gesù. Lasciati liberi tornarono di nuovo ad evangelizzare, perseverano nella testimonianza verso il Signore Risorto. Ricondotti dinanzi al tribunale vengono accusati di non tenere affatto della proibizione formale che era stata loro fatta e di continuare ad insegnare al popolo nel Tempio.

Gli Atti usano un’espressione bellissima: «Riempiono tutta la città di Gerusalemme del loro insegnamento». Il Vangelo quindi è oggetto di evangelizzazione e di insegnamento.

Meglio: il Vangelo è una predicazione seguita da un insegnamento.

Predicazione equivale al termine moderno: evangelizzare, compiere opera di missione in mezzo a quelli che ancora non conoscono Gesù.

L’insegnamento è la nostra predicazione attuale, cioè l’esposizione, la spiegazione della Parola di Dio che non deve mai degenerare in discorso politico o profano, ma deve sempre vertere sull’insegnamento di Gesù, perché il Vangelo è una Persona, è Gesù Cristo, ed è anche una dottrina, cioè un insieme di affermazioni su questa Persona e sul suo significato per l’umanità.

Accettare il Vangelo vuol dire accettare la signoria, il dominio di Gesù Cristo, sulla nostra persona, sul nostro corpo, sulla nostra anima, su tutta la nostra esistenza. Mentre la predicazione si rivolge a tutti, soprattutto a quelli che ignorano il Signore, l’insegnamento è destinato ai credenti; a quelli che già sono stati raggiunti dalla predicazione del Vangelo; non fa che spiegare il contenuto del Vangelo, mostrarne le applicazioni pratiche, tirarne le conseguenze. È un approfondimento, dato dallo Spirito Santo, che fa centro in Gesù.

PERCHÉ VOI CREDIATE
Nei primi giorni della Chiesa, Pietro e gli Apostoli davano quell’insegnamento (che era un complemento della loro predicazione orale) nelle assemblee domestiche, di casa in casa; lì continuavano per i fedeli il ministero di istruzione che il Maestro Gesù aveva predicato con loro.

Il compito specifico dei fedeli è quindi quello di seguire con perseveranza l’insegnamento dato dagli Apostoli; cioè i fedeli devono perseverare nell’ascoltarli, e devono perseverare nel vivere questo Insegnamento. Ecco il loro compito essenziale. Gli Apostoli erano stati scelti da Gesù a questo scopo specifico: a predicare e ad insegnare, cioè ad evangelizzare. Il dovere degli Apostoli, e quindi delle anime consacrate, è di diffondere il Signore Gesù e impegnare la propria vita in questa diffusione.

Il dovere dei fedeli è di perseverare nell’insegnamento ricevuto.

I Vangeli vennero scritti per mettere i lettori in presenza della Persona di Gesù. Vogliono condurli a rispondere a Colui che in quelle pagine viene loro incontro, col "sì", con l’"Amen" del loro impegno personale, della loro adesione alla Verità. Si potrebbero fare proprie le conclusioni che S. Giovanni mette alla fine del Capitolo 20 del suo Vangelo. «Queste cose sono state scritte perché voi crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché credendo abbiate la vita nel suo nome».

Il perseverare nell’insegnamento degli Apostoli, cioè nel Vangelo, resta quindi la regola prima e fondamentale della vita della Chiesa; la regola prima e fondamentale della vita di ogni comunità di anime consacrate.

La Verità è venuta per Gesù. La Lettera agli Ebrei, fa di Gesù "Colui che guida la nostra fede e la porta a perfezione". La perseveranza nell’insegnamento degli Apostoli, cioè nel Vangelo, preserva la Chiesa dall’eresia.

La parola eresia significa una dottrina filosofica o religiosa a cui si aderisce con un libero esame. Eresia: è una scelta libera; è il contrario del Vangelo, perché il Vangelo è una dottrina che né il fedele né l’Apostolo sceglie da se stesso, ma che è l’espressione della libera scelta fatta da Dio dei mezzi per salvare l’umanità.

L’eresia, San Paolo, la chiama «un’opera della carne». Sarà negli ultimi tempi, uno dei segni annunciatori della venuta dell’anticristo. L’eresia, dice San Paolo, provoca delle fratture, delle scissure, degli scismi. L’eresia porta a sbandare, a errare, cioè a staccarsi dalla "via" che è il Vangelo di Gesù.

Perseverare nell’insegnamento degli Apostoli: è la regola prima di ogni comunità di anime consacrate. Perseverare: lo sottolinea il decreto "Perfectae caritatis", nella lettura e meditazione personale del Vangelo.

Ogni anima consacrata deve essere annunciatrice di Gesù, perché gli uomini hanno fame e sete di Gesù.

«Le mie parole sono Spirito e Vita» - dice Gesù. È Lui la Parola, il Verbo per essenza.

IN UN LICEO A TOKIO
A Tokio mi avevano invitato ad andare al nostro Liceo pareggiato di Kawasaki. L’autista che mi conduceva aprì la radio dell’automobile e ne uscì subito la musichetta del Dottor Zivago: «Somewere, my love».

Si voltò verso di me e mi diceva:

- Le piace? Non sente come è bello?

Rimaneva incantato, come restano suggestionati e incantati i giapponesi quando vedono un albero di ciliegio in fiore.

La musica lo trascinava, lo invadeva.

Arrivati al nostro collegio di Kawasaki trovai circa duecento giovanotti.

Avevano chiesto che si parlasse loro dei giovani in Europa. Erano quasi tutti pagani. Raccolti in una sala ad anfiteatro.

Finita la conferenza incominciarono una serie di domande; domande intelligenti. Si alzò uno: - Io ho diciassette anni. Ho letto tutto degli esistenzialisti. Che cosa ne pensa lei dell’esistenzialismo? Gli diedi la mia risposta.

Un altro si alzò e disse:

- Come ci giudicate voi europei? Cosa pensate voi europei di noi giapponesi?

- Non ho il coraggio di dirvelo.

- Ce lo dica.

- Anche se vi offendo?

- Anche se ci offende.

Allora glielo dissi:

- Abbiamo paura di voi giapponesi, perché durante la guerra avete tentato la supremazia dei Samurai; adesso state tentando la supremazia economica. Difatti la vostra fabbrica di automobili Toyota, per esempio, che due anni fa era al 12° posto, e l’anno scorso all’8°, ora è al 6° posto: dietro la General Motors, la Chrysler, la Ford, la Fiat, la Wolkswagen. Ora l’invadere e il sopraffare i mercati degli altri, è un rompere il desiderio di unità che è nell’animo giovanile, perché - e citavo le parole di Gesù - «Gesù è venuto per riunire in unità i figli di Dio che erano dispersi».

Avevo notato che tutte le volte che citavo parole di Gesù, quei giovanotti ne prendevano nota e le scrivevano.

Un altro mi disse:

- Che effetti ha avuto il Cristianesimo in Giappone? (si sa che in Giappone non ci sono conversioni).

Allora gli risposi con una parabola di Gesù:

«Il Regno di Dio (e quindi il Cristianesimo) è come il lievito piccolissimo; ma fermenta, rende soffice e solleva un’immensa massa di pasta. Gesù dice addirittura: una massa di pasta sufficiente per sfamare più di cento persone -. Il lievito è pochissimo, è piccolo. Così il Cristianesimo in Giappone.

Lo sviluppo tecnologico e industriale del Giappone viene dalle nozioni cristiane, è un preannuncio di cristianesimo; dove arriva il Cristianesimo lì c’è progresso, innalzamento del livello di vita, perché vengono evangelizzati i poveri.

Alla fine mi diedero 5.000 yen per i giovani poveri dell’India.

Il Preside di quel Liceo pareggiato, Don Chiesa, alla fine mi si avvicinò e mi disse: «Ho capito una cosa; ho visto l’interesse che quei giovanotti dimostrano alle parole di Gesù. Lascerò l’insegnamento di qualche materia profana e mi accollerò l’insegnamento della cosiddetta Morale, cioè della Religione. Farò un Vangelo intero, perché ho notato che le parole di Gesù li colpiscono profondamente, hanno un effetto prodigioso, sono abbaglianti, incendiano l’anima».
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