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IL MISTERO DELL’UNITÀ EUCARISTICA

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IL MISTERO DELL’UNITÀ EUCARISTICA Empty IL MISTERO DELL’UNITÀ EUCARISTICA

Messaggio Da tina Mer 30 Set 2009, 16:50

In quei giorni si radunò di nuovo una gran folla; e la gente non aveva da mangiare. Gesù chiamò i suoi discepoli e disse: 2«Ho pietà di questa folla; sono già tre giorni che stanno con me e non hanno da mangiare. 3Se li rimando a casa digiuni, svengono per strada, e ce ne sono di quelli venuti da lontano!». 4I suoi discepoli gli risposero: «Come si potrebbe qui, in zona disabitata, saziarli di pane?». 5Egli domandò: «Quanti pani avete?». Gli risposero: «Sette». 6Ordinò allora alla folla di sedersi per terra; poi, prendendo i sette pani disse grazie, li spezzò e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. 7Avevano pochi pesciolini; benedetti anche quelli, ordinò che li distribuissero. 8Mangiarono a sazietà, e dei pezzi avanzati, raccolsero sette ceste. 9Erano circa quattromila, poi li congedò.
(Mc 8, 1-9)

Il miracolo della moltiplicazione dei pani è un "segno" del miracolo eucaristico, un preannuncio di quella realtà più profonda che è l’Eucaristia. «Io sono il Pane vivo, il Pane vero», dice Gesù. Il pane materiale è semplicemente un simbolo: Dio sarà il nostro cibo eterno.
Che significato aveva per i primi cristiani la Celebrazione Eucaristica? Gli esegeti, gli storici, i filologi hanno potuto dedurre due cose veramente belle:

1° - Per i primi cristiani l’Eucaristia significava l’avvenimento della presenza di Gesù.

Gesù si rendeva personalmente presente; perciò bisognava accoglierlo con l’anima purificata, con l’anima soprattutto in pace, nella carità. Ciò spiega l’uso del bacio di pace.

Tutte le volte che c’è la celebrazione eucaristica si realizza la presenza divina di Gesù, presenza meravigliosa, Gesù diventa fisicamente più presente di qualsiasi di noi. È un mistero bellissimo!

In questa chiesa, per esempio, ci sono tutte le luci del mondo, tutti gli spettacoli e le immagini dell’universo. I nostri strumenti così rudimentali (come possono essere un transistor e un televisore) captano solo qualcuno degli infiniti spettacoli, voci, musiche, canti, colori che sono condensati qua dentro e provengono da tutto l’universo. A Dio nulla è impossibile.

2° - Per i primi cristiani l’Eucaristia ravvivava e stimolava l’attesa escatologica, cioè della fine dei tempi, del ritorno trionfale di Gesù. Ciò era ben espresso nella preghiera «Maranathà» trascritta nella Didachè (uno dei primissimi libri che riportano le tradizioni e le preghiere dei primi cristiani): «Passi presto questo mondo e venga la tua grazia. Maranathà!». Significava: «Il Signore è qui presente» e nello stesso tempo vuol dire: «Vieni presto, Signore Gesù; ti attendiamo, vieni presto!». Banchetto escatologico, dunque, richiamo al Cielo.

Gesù aveva detto: «Chi mangia la mia carne, Io lo risusciterò nell’ultimo giorno». Nell’Eucaristia Gesù è realmente presente, più di ciascuno di noi, più della persona che avete vicina, che ascolta, che si muove, che è viva. Lui, anche se tace, è infinitamente più vivo. Nello stesso tempo l’Eucaristia risveglia l’attesa del Cielo.

La vita passa prestissimo; è di una rapidità fulminea. Noi siamo incamminati verso l’aldilà. Occorre attendere con gioia!

IL MISTERO DELL’UNITÀ EUCARISTICA
Nell’Eucaristia il cristiano impara sempre più a fondo a espropriare se stesso, cioè a rinnegarsi. Nell’Eucaristia impara veramente a pregare, perché la preghiera, finché l’uomo è peccatore, e quindi egoista,è appesantita dal proprio io. A mano a mano che impara a conoscere Gesù, la preghiera diventa disinteressata, libera dal proprio io. Cioè, il cristiano prega, per esempio, per il perdono dei peccati, perché capisce che la cosa più terribile che esista è il peccato; prega anche per il perdono del suo peccato personale, ma soprattutto per il perdono dei peccati degli altri. Prega per l’avvento del Regno di Dio, per la santificazione del Nome di Dio, per la volontà di Dio che deve essere fatta in terra, per il pane che Dio deve donare a tutti, in primo luogo agli affamati; per l’allontanamento della tentazione e del male, soprattutto in coloro che sono sopraffatti, senza quasi più speranza, dalle tenebre.

La celebrazione eucaristica ci fa sentire come la preghiera deve diventare sempre più comunitaria. Così il cuore diventa più disinteressato, più libero, più sgombro. «Immergi, o Signore, nelle lacrime il mio orgoglio! Se cerco me stesso semino morte. Abbassa il mio capo sotto la polvere dei tuoi piedi» (Tagore).

Ecco allora che questa cappella diventa aperta a tutti; tutti vi possono guardare dentro: quelli del Cielo e quelli che vivono sulla terra. Ogni anima che prega diventa come un palazzo di cristallo, trasparente! Noi non siamo più soli.

Quanto più un amore è intimo, personale, tanto più è pubblico nel Regno di Dio, tanto più ognuno vi ha diritto di ingresso. Nella casetta di Nazaret, dove pregava la Madonna, ognuno aveva accesso al cuore della Vergine, anche le persone dalle scarpe sporche e dagli abiti cenciosi che non avevano il profumo dei gigli; anch’essi avevano accesso al cuore della Vergine.

Nella celebrazione eucaristica la nostra esistenza, il nostro cuore, la nostra preghiera diventano un pane a cui tutti devono partecipare. Ecco il mistero dell’unità eucaristica; tutti vi hanno parte. Dobbiamo sentirci totalmente impegnati, occupati, consumati nell’unità.

ESTREMAMENTE PICCOLI IN DIO
Avete notato che nel Padre Nostro non compare mai la parola "io"? Compare soltanto il "noi". Il Padre Nostro è una preghiera comunitaria, inserita nella celebrazione eucaristica comunitaria. La nostra preghiera, in un certo senso, fa parte dei gemiti della creazione che tutta vuol partecipare alla redenzione, perché Dio deve diventare tutto in tutti. Già adesso sulla terra, soprattutto nell’amore, noi sperimentiamo che solo quando rinneghiamo noi stessi, quando ci liberiamo dal nostro io, diventiamo veramente noistessi.

Nel Cielo tutta la nostra persona diventerà donazione, regalo di sé, dimenticanza di sé in Dio; ognuno sarà luminoso, regalo di sé agli altri. Nel Cielo diventeremo estremamente piccoli in Dio; solo così saremo totalmente grandi.

È quello che accade nell’Eucaristia: il pane e il vino scompaiono, diventano nulla; al loro posto subentra Gesù; restano solo le specie, cioè le apparenze del pane e del vino. Così noi in Cielo saremo totalmente divinizzati. Troveremo il Cielo non soltanto in noi stessi, quanto in Dio e nelle altre persone, negli altri uomini risuscitati e gloriosi; solo allora di riflesso ritroveremo veramente noi stessi.

Il Cielo è uno "stato" che realizzerà l’essere insieme nell’amore. Questo stare insieme nell’amore prende inizio nell’Eucaristia, nel banchetto eucaristico. È lì che si incomincia a stare insieme nell’amore. Nel Cielo ognuno di noi sarà una donazione luminosa, un regalo totale, divino, agli altri; saremo tuffati, immersi in Dio. San Paolo dice: «Battezzati nella risurrezione» (Rm 6), cioè tuffati nella risurrezione di Gesù. Tutto questo ci dice l’Eucaristia.
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