G.A.M. Gioventù Ardente Mariana
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Capitolo VI

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Messaggio Da tina Sab 26 Set 2009, 14:54

IL DISCORSO DELL'EUCARISTIA
Prese i pani e, detto grazie, li distribuì alla gente
1Dopo di ciò, Gesù passò all'altra riva del mare di Galilea o lago di Tiberìade. 2E una gran folla lo seguiva perché vedeva i segni che faceva sugli infermi. 3Poi salì sulla montagna e là si sedette con i suoi discepoli. 4Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. 5Levàti dunque gli occhi, vide che una gran folla veniva a lui. Gesù disse a Filippo: «Dove possiamo comprare dei pani perché possano mangiare?». 6Diceva così per metterlo alla prova, perché egli sapeva bene cosa stava per fare. 7Filippo gli rispose: «Duecento denari di pane non sarebbero sufficienti perché ognuno ne abbia un pezzetto». 8Uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simone Pietro, disse a Gesù: 9«C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?». 10Disse Gesù: «Fateli sedere». C'era molta erba in quel luogo. Si sedettero, dunque, gli uomini in numero di quasi cinquemila. 11Gesù allora prese i pani e, detto grazie, li distribuì alla gente seduta; così fece anche coi pesci, finché ne vollero. 12Quando poi si saziarono, disse ai suoi discepoli, : «Raccogliete i frammenti avanzati perché nulla si perda». 13Li raccolsero e riempirono dodici ceste con i frammenti dei cinque pani d'orzo avanzati a quelli che avevano mangiato.
14La gente vide il segno che Gesù aveva fatto e diceva: «È veramente lui il Profeta che deve venire nel mondo». 15Ma Gesù, saputo che stavano per venire a rapirlo e farlo re, si eclissò di nuovo, solo, sulla montagna.

Scorsero Gesù che camminava sul mare
16Fattasi sera, i suoi discepoli scesero al mare 17e, saliti in una barca, partirono per l'altra riva, verso Cafarnao. S'era già fatto buio e Gesù non li aveva ancora raggiunti; 18il mare era molto mosso per il gran vento che soffiava. 19Avevano remato per circa venticinque o trenta stadi, quando scorsero Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca. Ebbero paura. 20Ma egli disse loro: «Sono io, non temete». 21Volevano, allora, prenderlo nella barca, ma subito la barca toccò la terra verso la quale erano diretti.

«Io sono il Pane di Vita»
22L'indomani, la folla che era rimasta sull'altra riva notò che c'era una sola barca e che Gesù non era salito sulla barca con i suoi discepoli, ma che se n'erano andati via da soli. 23Altre barche vennero da Tiberiade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane. 24Quando la folla vide che Gesù non c'era e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si recò a Cafarnao in cerca di Gesù. 25Trovatolo sull'altra riva, gli disse: «Rabbi, quando sei venuto qui?».
26Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete veduto dei segni, ma perché avete mangiato quei pani e vi siete saziati. 27Lavorate non per il nutrimento che perisce, ma per il nutrimento che resta per la Vita eterna, per quella Vita che il Figlio dell'uomo vi darà; poiché è lui che il Padre, Dio, ha segnato col suo sigillo». 28Gli risposero allora: «Che cosa dobbiamo fare per lavorare alle opere di Dio?». 29Gesù rispose: «L'opera di Dio è questa: che crediate in colui che egli ha mandato».
30Gli chiesero: «Ma quale segno ci fai vedere perché ti crediamo? Quale opera compi? 31I nostri padri nel deserto mangiarono la manna, come è scritto: "Ha dato loro da mangiare un pane venuto dal cielo"». 32Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi diede il pane venuto dal cielo; il Padre mio vi dà il pane del cielo, quello vero, 33perché il pane di Dio è colui che discende dal cielo e che dà la Vita al mondo». 34Gli dissero allora: «Signore, daccelo sempre questo pane!». 35Gesù rispose: «Io sono il Pane di Vita. Chi viene a me non avrà mai fame, e chi crede in me non avrà mai sete. 36Ma ve l'ho detto: voi mi vedete, ma voi non credete. 37Tutto ciò che mi dà il Padre verrà a me e chi viene a me non lo caccerò fuori, 38perché sono disceso dal Cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. 39Ora, la volontà di colui che mi ha mandato è che io non perda nulla di quanto mi ha dato, ma che lo risusciti nell'ultimo giorno. 40Perché la volontà del Padre mio è che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la Vita eterna, e io lo risusciti nell'ultimo giorno».
41Mormoravano i Giudei di lui, perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo», 42e dicevano: «Ma non è costui il figlio di Giuseppe? Non conosciamo suo padre e sua madre? Come dunque può dire: «Son disceso dal cielo?».
43Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi! 44Nessuno può venire a me se il Padre, che mi ha mandato, non lo attira; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. 45È scritto nei profeti: «Saranno tutti istruiti da Dio». Chiunque ascolta il Padre e accoglie il suo insegnamento viene a me. 46Nessuno ha veduto il Padre, tranne colui che viene da Dio: lui ha veduto il padre. 47In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la Vita eterna.
48Io sono il Pane di Vita. 49I vostri padri, nel deserto, mangiarono la manna e morirono; 50questo pane, invece, è colui che discende dal cielo perché lo si mangi e non si muoia. 51Io sono il pane vivo disceso dal cielo. Chi mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io gli darò è la mia carne per la vita del mondo».
52Discutevano tra loro i Giudei dicendo: «Come può darci la sua carne da mangiare?». 53Disse loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la Vita. 54Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.
55Poiché la mia carne è un vero cibo e la mia carne una vera bevanda. 56Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. 57Come il Padre, che vive, ha mandato me, e io vivo per il Padre, così anche chi mangia me vivrà per me. 58Ecco il pane disceso dal cielo: non è come quello che mangiarono i padri e morirono; chi mangia questo pane vivrà in eterno». 59Così disse Gesù insegnando nella sinagoga di Cafarnao.

«Ciò vi scandalizza?»
60Molti dei suoi discepoli, dopo averlo ascoltato, dissero: «Il suo linguaggio è duro; chi lo può capire?». 61Gesù, sapendo in se stesso che i discepoli ne mormoravano, disse loro: «Ciò vi scandalizza? 62E quando vedrete il Figlio dell'uomo ascendere dov'era prima?... 63È lo Spirito che vivifica. La carne non giova a nulla. Le parole che io vi ho detto sono Spirito e Vita. 64Ma vi sono tra voi alcuni che non credono». Gesù, infatti, sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. 65Soggiunse: «Perciò vi ho detto che nessuno può venire a me, se non per un dono del Padre». 66Da allora, molti dei suoi discepoli si ritirarono e smisero di seguirlo.
«Tu solo hai parole di Vita eterna».

67Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». 68Gli rispose Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di Vita eterna. 69Noi crediamo e sappiamo che tu sei il Santo di Dio». 70Rispose loro Gesù: «Non vi ho scelto io, voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un demonio». 71Egli parlava di Giuda, figlio di Simone Iscariota; lui, infatti, l'avrebbe tradito, uno dei Dodici!

*

* *

Il capitolo 6° è interamente eucaristico. Qui la fede tocca il suo vertice, diventa fede eucaristica.
In Inghilterra, alla fine del secolo scorso, c'era una famiglia molto esemplare. La madre era una convertita dal protestantesimo. Sei, dei numerosi figli, divennero preti, di cui tre vescovi e uno cardinale; e quattro suore: due di clausura.
Avevano il permesso di tenere nel loro palazzo, in una cappella, il Santissimo Sacramento. Ogni giorno quella mamma conduceva i suoi bimbi a visitare Gesù.
La bambina di nome Clara, come tutte le bambine, era attentissima a tutto ciò che faceva la mamma e si era accorta di un fatto strano. Un giorno, uscendo dalla chiesetta, disse alla mamma: «Mamma, perché quando sei in chiesa diventi così bella?». La mamma aprì la porta e le indicò il Santissimo, il tabernacolo, e rispose: «Vedi, Clara, perché là c'è Gesù!». Clara non dimenticò più l'insegnamento della mamma. Divenne fanciulla, adolescente. Le sue compagne notavano che quando andava in chiesa era poi difficile farla allontanare, staccarla: aveva una specie di calamita che l'attirava. A 18 anni entrò in convento tra le clarisse e scrisse subito a casa: «Sono felice perché qui c'è l'adorazione perpetua, giorno e notte».
A 19 anni moriva, assistita dal fratello che poi divenne Cardinale. La sua fu una morte serena; poté emettere i voti prima di morire. Il fratello mandò la notizia a casa con queste parole: «Sono convinto che Clara è andata in Cielo a continuare la sua adorazione perpetua».

Gv 6, 1-3 Dopo di ciò, Gesù passò all'altra riva del mare di Galilea o lago di Tiberìade. E una gran folla lo seguiva perché vedeva i segni che faceva sugli infermi. Poi salì sulla montagna e là si sedette con i suoi discepoli.

L'accenno che S. Giovanni fa al lago di Tiberiade, è anche ripetuto al capitolo 21°: le uniche due volte nel Nuovo Testamento.
Qui sono ricordati due «segni». Il primo sulla montagna, il secondo sul mare. Montagna e mare, due località che Gesù ama: la montagna la sceglie per pregare, il mare per insegnare, per percorrere.

E una gran folla lo seguiva perché vedeva i segni che faceva sugli infermi. Poi salì sulla montagna… Come Mosè, ma senza tutta quella teofania descritta dall'Esodo: Dio gli parlava e Mosè invocava Dio, si rivolgeva a Dio e Dio gli rispondeva a colpi di tuono (cf Es 19, 16-25). Qui tutto è tranquillità e pace, qui è il clima purissimo della fede.

E là si sedette con i suoi discepoli: per insegnare. Con i suoi discepoli, la comunità, la Chiesa.

Gv 6, 4-6 Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Levàti dunque gli occhi, vide che una gran folla veniva a lui. Gesù disse a Filippo: «Dove possiamo comprare dei pani perché possano mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova, perché egli sapeva bene cosa stava per fare.

Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Era la festa messianica per eccellenza.

Levàti, dunque, gli occhi… Questo verbo di alzare gli occhi lo troviamo qui dove si tratta dell'Eucaristia; al capitolo 11 (v.41) che tratta della risurrezione di Lazzaro e poi nella preghiera sacerdotale al capitolo 17 (v.1).

Vide che una gran folla veniva a lui. Gesù disse a Filippo: «Dove possiamo comprare dei pani perché possano mangiare?». Qui, si può dire che Gesù fa una domanda di sociologia - diremmo noi -. E poi dimostra come il problema sociale non si risolva umanamente. Tutto si risolve sul piano superiore, della fede.

Diceva così per metterlo alla prova, perché egli sapeva bene cosa stava per fare. Questo verbo «sapeva bene» ricorre anche nell'Ultima Cena (Gv 13,3), nel Getsemani (Gv 18,4) e sulla croce (Gv 19,28).

Gv 6,7-10 Filippo gli rispose: «Duecento denari di pane non sarebbero sufficienti perché ognuno ne abbia un pezzetto». Uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simone Pietro, disse a Gesù: «C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?». Disse Gesù: «Fateli sedere». C'era molta erba in quel luogo. Si sedettero, dunque, gli uomini in numero di quasi cinquemila.

Filippo gli rispose: «Duecento denari di pane non sarebbero sufficienti perché ognuno ne abbia un pezzetto». Soluzione umana e fallimento umano.

Uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simone Pietro, disse a Gesù: «C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma che cos'è questo per tanta gente?». Gesù utilizza il minimo, e con il minimo umano fa prodigi.

Disse Gesù: «Fateli sedere». C'era molta erba in quel luogo. L'erba richiama la Genesi: il primo e secondo capitolo. Indica la primavera, la nuova stagione, vicina alla Pasqua.

Si sedettero, dunque, gli uomini in numero di quasi cinquemila. La popolazione di tutta la Palestina, allora, era di mezzo milione. Qui solo gli uomini sono 5.000. Le donne e i fanciulli non vengono contati. La folla ha fame messianica, ha fame della Parola di Dio.

Gv 6,11-13 Gesù allora prese i pani e, detto grazie, li distribuì alla gente seduta; così fece anche coi pesci, finché ne vollero. Quando poi si saziarono, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i frammenti avanzati perché nulla si perda». Li raccolsero e riempirono dodici ceste con i frammenti dei cinque pani d'orzo avanzati a quelli che avevano mangiato.

Gesù allora prese i pani e, detto grazie… C'è tutta una allusione all'Eucaristia.

Li distribuì alla gente seduta. Qui è Gesù che distribuisce. Nei Sinottici fa distribuire dai discepoli.

Così fece anche coi pesci, finché ne vollero. Fino a sazietà.

Quando poi si saziarono, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i frammenti… Ecco l'Eucaristia che fa unità: «Raccogliete». Gesù ci raccoglie in unità. Saremo «uno».

…i frammenti avanzati, perché nulla si perda». Questa affermazione tornerà nel discorso di Cafarnao: «Io non perda nulla» (Gv 6,39). «È volontà del Padre che nulla vada perduto».

Gv 6,14-15 La gente vide il segno che Gesù aveva fatto e diceva: «È veramente lui il Profeta che deve venire nel mondo». Ma Gesù, saputo che stavano per venire a rapirlo e farlo re, si eclissò di nuovo, solo, sulla montagna.

La gente vide il segno che Gesù aveva fatto… È una fede incipiente, è una fede, si può dire, sbagliata, perché interpreta il fatto politicamente.

Gesù, saputo che stavano per venire a rapirlo e farlo re, si eclissò di nuovo, solo, sulla montagna. Perché sulla montagna? Luca riferisce: «a pregare» (cf Lc 9,18).

Gv 6,16-19 Fattasi sera, i suoi discepoli scesero al mare e, saliti in una barca, partirono per l'altra riva, verso Cafarnao. S'era già fatto buio e Gesù non li aveva ancora raggiunti; il mare era molto mosso per il gran vento che soffiava. Avevano remato per circa venticinque o trenta stadi, quando scorsero Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca. Ebbero paura.

S'era già fatto buio… La morte è «buio», poi arriverà la luce dell'incontro con Cristo: «La luce che illumina ogni uomo» (cf Gv 1,9).

…e Gesù non li aveva ancora raggiunti. Dirà Gesù: «Verrò io a prendervi con me al momento della morte» (cf Gv 14,3). Ognuno di noi incontrerà qualche cosa di immensamente bello. Ciò che ci fa paura della morte è quello che la precede. Appena spirati c'è una mano invisibile che ci rende belli. Alcune persone, dopo morte, sono veramente belle; c'è qualche cosa di misterioso sul loro volto. È l'inizio della trasfigurazione.

Avevano remato per circa venticinque o trenta stadi, quando scorsero Gesù che camminava sul mare… Qui c'è come un anticipo della Risurrezione... Il mare ondoso significa la vita di quaggiù. Nell'Apocalisse è detto che di mare non ci sarà più nulla; parla solo di «Cieli nuovi e terra nuova» (Ap 21,1).

…e si avvicinava alla barca. Ebbero paura. Il contatto col soprannaturale ci sgomenta.

Gv 6,20-21 Ma egli disse loro: «Sono io, non temete». Volevano, allora, prenderlo nella barca, ma subito la barca toccò la terra verso la quale erano diretti.

Ma egli disse loro: «Sono io…»; letteralmente: «Io sono», è il Nome divino: «Io sono Colui che sono».

Non temete. Lo dicono gli Angeli della Risurrezione, lo dice Gesù: «Non temete». Anche nell'Annunciazione, l'Angelo deve dire alla Madonna: «Non temere».

La barca toccò la terra verso la quale erano diretti. Quando arriverà Gesù al momento della morte e noi gli diremo come Pietro: «Signore Gesù, Tu lo sai che io ti amo» (cf Gv 21,15), la barca della nostra esistenza quaggiù toccherà la terra promessa, verso la quale noi siamo diretti.

Gv 6,22-24 L'indomani, la folla che era rimasta sull'altra riva notò che c'era una sola barca e che Gesù non era salito sulla barca con i suoi discepoli, ma che se n'erano andati via da soli. Altre barche vennero da Tiberiade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane. Quando la folla vide che Gesù non c'era e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si recò a Cafarnao in cerca di Gesù.

Il discorso nella Sinagoga di Cafarnao è al centro dell'insegnamento di Gesù, e ci fa capire come l'argomento dell'Eucaristia è di un'importanza centrale.

La folla che era rimasta sull'altra riva notò che c'era una sola barca e che Gesù non era salito sulla barca con i suoi discepoli, ma che se n'erano andati via da soli. La folla era rimasta lì a piantonare e aveva notato che c'era una sola barca e che i discepoli si erano staccati con quell'unica barca e che Gesù non era con loro. Essi non avevano visto che Gesù aveva camminato sulle acque e li aveva raggiunti.

Altre barche vennero da Tiberiade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane. Da Tiberiade, vedendo tutta quella massa di gente, vengono subito per fare affari.

Quando la folla vide che Gesù non c'era e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si recò a Cafarnao in cerca di Gesù. Una folla mossa da fame messianica, che va in cerca di Gesù. Tutta la nostra vita è una ricerca di Gesù.

Gv 6,25-26 Trovatolo sull'altra riva, gli disse: «Rabbi, quando sei venuto qui?». Gesù rispose loro:
«In verità, in verità io vi dico:
voi mi cercate
non perché avete veduto dei segni,
ma perché avete mangiato quei pani
e vi siete saziati».

Trovatolo sull'altra riva… Ecco dove si trova Gesù: «sull'altra riva». Bisogna dare un colpo d'ala alla nostra vita per trovare Gesù; su un piano puramente materiale e strettamente umano non lo si trova.

Gli disse: «Rabbi, quando sei venuto qui?». Ecco la domanda che gli fa la folla. Ma Gesù non risponde a quella domanda.

Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete veduto dei segni…», quindi ci fa capire di saper leggere i «segni». La folla non li ha visti questi segni; non li ha compresi.

…ma perché avete mangiato quei pani e vi siete saziati. Solamente per un fatto materiale, voi mi cercate solo per questo. La folla gli ha chiesto: «Quando sei venuto qui? Come hai fatto ad arrivarci?». La folla voleva condizionare Gesù, ma Gesù sfugge a questi tentativi di condizionamento. Noi lo facciamo spesso. «Non tentare il Signore Dio tuo», cioè non condizionare Dio.

Gv 6,27-29 Lavorate non per il nutrimento che perisce,
ma per il nutrimento che resta per la Vita eterna,
per quella Vita che il Figlio dell'uomo vi darà;
poiché è lui che il Padre, Dio, ha segnato
col suo sigillo».
Gli risposero allora: «Che cosa dobbiamo fare per lavorare alle opere di Dio?». Gesù rispose: «L'opera di Dio è questa: che crediate in colui che egli ha mandato».

Lavorate non per il nutrimento che perisce, ma per il nutrimento che resta. Gesù mette in risalto, fa un contrasto: cibo che perisce e cibo che rimane, rimane per la Vita eterna. Dunque Gesù ci invita a lavorare per il cibo eucaristico che rimane per la Vita eterna. Ecco un suggerimento importante: lavorare in vista dell'Eucaristia.

…per quella Vita che il Figlio dell'uomo vi darà; poiché è lui che il Padre, Dio, ha segnato col suo sigillo. Ha contrassegnato, marcato con il suo sigillo. Il sigillo è l'impronta che dice l'appartenenza totale ad uno. Ora il sigillo del Padre è lo Spirito Santo che contrassegna la totale appartenenza di Gesù al Padre.

L'opera di Dio è questa: che crediate in colui che egli ha mandato. L'opera è tutta qui, perché è solo Gesù che ci salva. «L'opera che tu mi hai dato da fare» (cf Gv 17,4), dirà nella preghiera sacerdotale. L'opera di Gesù è di far conoscere il Padre: «Le tue parole io le ho trasmesse loro» (cf Gv 17,Cool. Dunque l'unica cosa necessaria è di credere in colui che egli ha mandato.

Gv 6,30-33 Gli chiesero: «Ma quale segno ci fai vedere perché ti crediamo? Quale opera compi? I nostri padri nel deserto mangiarono la manna, come è scritto: "Ha dato loro da mangiare un pane venuto dal cielo"».
Gesù disse loro:
«In verità, in verità io vi dico:
non è Mosè che vi diede il pane venuto dal cielo;
il Padre mio vi dà il pane del cielo, quello vero,
perché il pane di Dio
è colui che discende dal cielo
e che dà la Vita al mondo».

Quale opera compi? I nostri padri nel deserto mangiarono la manna, come è scritto: «Ha dato loro da mangiare un pane venuto dal cielo». Questo discorso è fatto nella Sinagoga. Ora, nella Sinagoga si faceva la celebrazione della Parola di Dio. Questo discorso avviene al tempo della Pasqua. Gli studi sulla liturgia e il lezionario sinagogale, hanno trovato che in quel tempo si leggeva l'Esodo e i Profeti: Isaia e Geremia. È naturale, quindi, che la gente ricordi la manna. Gesù stesso cita l'Esodo e i Profeti. Spiega l'Esodo e spiega i Profeti proprio circa l'episodio della manna.

Non è Mosè che vi diede il pane venuto dal cielo; il Padre mio vi dà il pane del cielo, quello vero. Il pane del cielo. Gesù lo dice «vero» per metterlo in questa luce di confronto con la manna. Quella era un simbolo; il pane vero sarà Gesù.

Perché il pane di Dio è colui che discende dal cielo e che dà la Vita al mondo. L'Eucaristia, in S. Giovanni, è strettamente legata all'Incarnazione.
Si capisce, allora, come S. Caterina da Siena, ventiquattresima di fratelli e sorelle, nata il 25 marzo, giorno dell'Annunciazione, era solita salutare la Madonna con queste stupende parole: «Io ti ringrazio, o Mamma, che ci hai dato Gesù, il Pane della tua farina». Eucaristia, Incarnazione. Il pane di Dio che discende dal Cielo e che dà la Vita al mondo, quindi l'Eucaristia è un dono.

Gv 6,34-38 Gli dissero allora: «Signore, daccelo sempre questo pane!». Gesù rispose:
«Io sono il Pane di Vita.
Chi viene a me non avrà mai fame,
e chi crede in me non avrà mai sete.
Ma ve l'ho detto:
voi mi vedete, ma voi non credete.
Tutto ciò che mi dà il Padre verrà a me
e chi viene a me non lo caccerò fuori,
perché sono disceso dal Cielo
non per fare la mia volontà,
ma la volontà di colui che mi ha mandato».

Io sono il pane di Vita. Chi viene a me non avrà mai fame. In S. Giovanni c'è l'uso frequente di questa espressione: «venire a Gesù», e difatti, per la legge del parallelismo, mette subito dopo:

Chi crede in me non avrà mai sete. Fame di amore, di santità, di giustizia, sete di felicità; tutto sarà saziato in Gesù, in questo Pane eucaristico.

Ma ve l'ho detto: voi mi vedete, ma voi non credete. Cioè non ascoltate la mia parola: «La mia parola non penetra in voi» (cf Gv 8,37).

Tutto ciò che mi dà il Padre verrà a me. Tutto! Qui c'è un neutro, cioè tutte le cose: non solo le persone, ma tutte le cose. «Tutto verrà a me», cioè tutto verrà ricapitolato in Cristo. Gesù è il punto di convergenza di tutto l'universo, tutto si fonde in Gesù. «Tutto ciò che mi dà il Padre verrà a me».
Noi siamo un dono del Padre a Gesù. Questo lo ripeterà nella preghiera sacerdotale: «Padre, erano tuoi e tu li hai dati a me»; «…Quelli che tu mi hai dato…». Dirà prima dell'Ascensione: «Mi è stato dato ogni potere», «Tutto mi è stato dato».

E chi viene a me non lo caccerò fuori. Perché questo verbo «cacciar fuori»? È un'espressione propria della Sinagoga. Quando uno veniva «cacciato dalla Sinagoga», incorreva nella cosiddetta «morte civile», che sarà inflitta al cieco nato. Gesù non caccia mai via. I discepoli si staccano da Gesù, ma non sono cacciati da lui. Non li trattiene, li lascia liberi: «Volete andarvene?…». Giuda non sarà cacciato da Gesù. È Giuda che se ne va via.

Gv 6,39-40 Ora, la volontà di colui che mi ha mandato
è che io non perda nulla
di quanto mi ha dato,
ma che lo risusciti nell'ultimo giorno.
Perché la volontà del Padre mio
è che chiunque vede il Figlio e crede in lui
abbia la Vita eterna,
e io lo risusciti nell'ultimo giorno».

Ora, la volontà di colui che mi ha mandato… Gesù sottolinea sempre di essere l'inviato dal padre, cioè di fare un tutt'uno col Padre.

…è che io non perda nulla di quanto mi ha dato… «Nulla». Di nuovo un neutro, cioè tutte le cose. Ecco il programma di Dio: Dio si è fatto uomo per innalzare l'uomo a Dio. Dio ingloba l'umanità nel corpo mistico di Cristo. Dio trasfigura tutto l'universo: «Cieli nuovi e terra nuova».

…ma che lo risusciti nell'ultimo giorno. Tutto l'universo verrà trasfigurato. La risurrezione è nascita, è una grande nascita. Gesù specifica di nuovo:

Perché la volontà del Padre mio è che chiunque vede il Figlio e crede in lui…: «vede il Figlio», «crede in lui», cioè lo vede con la fede.

Abbia la Vita eterna: la Vita di Dio che è l'Eterno.

E io lo risusciti nell'ultimo giorno. Il giorno finale della storia, il giorno della Parusìa, del ritorno trionfale di Gesù. Quando il Figlio dell'uomo verrà come Luce che guizza da un'estremità all'altra del cielo. È la luce che invade tutto l'universo, rompe tutte le dighe: è il Cristo cosmico! E sarà la trasfigurazione universale che è già iniziata ora.
E allora ci si domanda: e il nostro lavoro verrà trasfigurato? C'è una tendenza negli artisti alla sopravvivenza delle loro opere, delle loro produzioni artistiche che sono destinate all'immortalità. Questa tendenza rivela che nulla va perduto. Tutto il nostro lavoro verrà trasfigurato: il lavoro di un tecnico, il lavoro di una cuciniera, di una ricamatrice. Tutto sarà trasfigurato e nulla andrà perduto.

Gv 6,41-44 Mormoravano i Giudei di lui, perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo», e dicevano: «Ma non è costui il figlio di Giuseppe? Non conosciamo suo padre e sua madre? Come dunque può dire: «son disceso dal cielo?». Gesù rispose loro:
«Non mormorate tra voi!
Nessuno può venire a me
se il Padre, che mi ha mandato, non lo attira;
e io lo risusciterò nell'ultimo giorno».

Mormoravano i Giudei, cioè rifiutavano di credere.

E dicevano: «Ma non è costui il figlio di Giuseppe? Non conosciamo suo padre e sua madre?». Si appellano alle origini familiari.

Come può dire: «Sono disceso dal cielo?». Quel «come» è di tipo semitico, significa: «spiegaci».

Gesù rispose loro: «Non mormorate tra voi! Nessuno può venire a me se il Padre, che mi ha mandato, non lo attira». Ecco il ruolo di Dio nella fede. La fede è un dono: è il Padre che attira.

E io lo risusciterò nell'ultimo giorno. L'Eucaristia è legata alla Risurrezione: mistero di fede la Risurrezione, mistero di fede L'Eucaristia.

Gv 6,45-47 «È scritto nei profeti: «Saranno tutti istruiti da Dio». Chiunque ascolta il Padre e accoglie il suo insegnamento viene a me. Nessuno ha veduto il Padre, tranne colui che viene da Dio: lui ha veduto il padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la Vita eterna».

È scritto nei profeti: qui appare la seconda lettura fatta nella Sinagoga: i profeti.

Saranno tutti istruiti da Dio. Noi diremmo in italiano: «discepolati» perché il greco usa lo stesso vocabolo, usato per dire «discepolo». Insegnare (= madeteuco) e discepolo (= madetés). È Dio che ci dà la sua Parola, che parla definitivamente.

Chiunque ascolta il Padre e accoglie il suo insegnamento viene a me, cioè l'insegnamento che viene dato da Gesù, che è la Parola del Padre. Ecco la risposta dell'uomo: un sì all'offerta del Padre.

Nessuno ha veduto il padre, tranne colui che viene da Dio: lui ha veduto il Padre. È Gesù. Se il volto umano dà tanta gioia, che cosa sarà il volto di Dio? Noi non lo possiamo nemmeno immaginare; ma dovrà essere una folgorazione di gioia.

Gv 6,48-51 «Io sono il Pane di Vita.
I vostri Padri, nel deserto, mangiarono la manna e morirono;
questo pane invece è colui che discende dal cielo
perché lo si mangi e non si muoia.
Io sono il pane vivo disceso dal cielo.
Chi mangia di questo pane vivrà in eterno
e il pane che io gli darò
è la mia carne per la vita del mondo».

Io sono il Pane di Vita. Ripete le affermazioni precedenti: «Io sono», il Nome ineffabile di Dio: «Io sono colui che sono = il Pane di Vita».

Io sono il pane vivo disceso dal cielo. L'idea fondamentale dell'ebraismo è il Dio vivo, il Dio vivente.

Il pane che io gli darò è la mia carne… Qui Gesù usa una parola cruda: «la carne» proprio nel significato preciso di carne. Difatti i giudei l' hanno capito molto bene e si sono messi subito in stato di agitazione.

…per la vita del mondo. Cioè il dono del Padre: «Dio ha tanto amato il mondo che ha donato il suo Figlio Unigenito» (cf. Gv 3,16). Il dono si compie in Gesù, che fa di se stesso carne, cibo.

Gv 6,52-54 Discutevano tra loro i Giudei dicendo: «Come può darci la sua carne da mangiare?». Disse loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la Vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la Vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno».

Discutevano tra loro i Giudei dicendo: «Come può darci la sua carne da mangiare?». Ce lo spieghi questo, non è possibile.

Disse loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la Vita». Carne e sangue per gli Ebrei si identificano. Noi abbiamo un'idea occidentale del composto-uomo. Diciamo che l'uomo è composto di anima e di corpo, ed è vero. Ma fino a un certo punto, perché sono elementi inseparabili, che fanno tutt'uno. L'ateo pone questa difficoltà: quando il corpo va nel sepolcro non c'è più l'uomo. Se è un composto di anima e di corpo, è vero. Ma il concetto biblico, il concetto di Gesù è molto più profondo e più giusto. L'uomo è soggetto interiore con espressione corporea. L'espressione corporea varia. Difatti in sette anni noi cambiamo tutta l'espressione corporea perché tutte le nostre cellule si rifanno. Tanto più cambia l'espressione corporea nel sepolcro. S. Paolo dice che nel sepolcro il nostro corpo è come un seme, come il seme del grano quando sta marcendo. Nella risurrezione questo seme avrà già fatto tutta una trasformazione. Risorge nell'incorruttibilità. È già una spiga che si agita al vento, una spiga matura. C'è una differenza enorme di espressione corporea tra il seme che marcisce sotto terra e la spiga che ondeggia al vento. Quindi la rappresentazione di quei pittori che mostrano lo scheletro che solleva la pietra tombale, non è esatta secondo il pensiero di S. Paolo, perché non è lo stesso scheletro che risorgerà. Risorgerà lo stesso oggetto interiore, ma la sua espressione corporea sarà tutta cambiata, come è cambiata la spiga dal seme che marcisce sotto terra.
Così noi saremo totalmente trasfigurati, cambiati.
S. Marco dice che Gesù, dopo la Risurrezione, fu visto sotto altri lineamenti, tanto è vero che all'inizio non lo riconoscono mai. Eppure solo due giorni prima l'avevano visto; né Maria di Màgdala, né i discepoli lo riconoscono all'inizio. E pensare che Gesù appare solo come segno, perché non può apparire come è in realtà.
Anche la Madonna, quando appare, è segno. Diceva Bernadette che la Madonna era tutta luce… Ma non può apparire nella sua realtà, perché noi saremmo inceneriti, non possiamo vedere ancora il soprannaturale.
«Che cosa ci vuole - domandava il filosofo pagano Platone - per vedere Dio?». Essere puri oppure morire. «I puri di cuore vedranno Dio» (cf Mt 5,Cool.

Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la Vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Perciò, quando noi riceviamo la Comunione, mettiamo in noi il germe della risurrezione. Il Curato d'Ars sottolinea che ogni Comunione accresce in noi di un grado la luce che ci trasfigurerà. Noi saremo luce, come la Madonna che è tutta luce e come Gesù: «Io sono la Luce» (cf Gv 8,12).

Gv 6,55-59 Poiché la mia carne è un vero cibo
e la mia carne una vera bevanda.
Chi mangia la mia carne
e beve il mio sangue
rimane in me e io in lui.
Come il Padre, che vive, ha mandato me,
e io vivo per il Padre,
così anche chi mangia me
vivrà per me.
Ecco il pane disceso dal cielo:
non è come quello che mangiarono i padri
e morirono;
chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Così disse Gesù insegnando nella sinagoga di Cafarnao.

Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Questo verbo «rimanere» è tipicamente eucaristico. Lo troveremo al capitolo 15, nei primi 17 versetti, 11 volte, e indica il legame strettissimo tra il Padre e il Figlio. Questo «rimanere» è dono dello Spirito Santo che ci fa rimanere nella Trinità.

Come il Padre, che vive, ha mandato me, e io vivo per il Padre, così anche chi mangia me vivrà per me. Cioè per mezzo mio. Quindi abbiamo una triplice vita: Vita del padre, Vita del Figlio, vita del credente; e questa Vita si chiama Spirito Santo.

Chi mangia questo pane vivrà in eterno. Sono parole di un'altezza che dà le vertigini, non si finirebbe mai di meditarle.

Gv 6, 60-62 Molti dei suoi discepoli, dopo averlo ascoltato, dissero: «Il suo linguaggio è duro; chi lo può capire?». Gesù, sapendo in se stesso che i discepoli ne mormoravano, disse loro: «Ciò vi scandalizza? E quando vedrete il Figlio dell'uomo ascendere dov'era prima?...».

Molti dei suoi discepoli, dopo averlo ascoltato, dissero: «Il suo linguaggio è duro; chi lo può capire?». L'incredulità si nasconde sotto la razionalizzazione. In pratica procede dal peccato: si ascolta, ma poiché si adora se stessi, non si crede e si giustifica, si cerca una scusa alla propria incredulità nella ragione.

Gesù, sapendo in se stesso che i discepoli ne mormoravano, disse loro: «Ciò vi scandalizza?». Scandalo, nel significato del Vangelo, significa sempre disorientamento nella fede, disguido nella fede.

E quando vedrete il Figlio dell'uomo ascendere dov'era prima? Gesù porta una prova futura. Vi convincerete quando vedrete. Che cosa direte allora? L'Eucaristia è un mistero come la risurrezione; lo capiremo dopo. «Ascendere» è il termine della divinizzazione e mostra come tutto ci trascende e come non possiamo razionalizzare, ma abbiamo bisogno di avere la fede del bimbo: credere. Avere la capacità del bambino di meravigliarsi, di aprire gli occhi. Noi, invece, li chiudiamo e li apriamo solo su noi stessi. Ascoltiamo noi stessi.

Gv 6,63-66 «È lo Spirito che vivifica.
La carne non giova a nulla.
Le parole che io vi ho detto sono Spirito e Vita. Ma vi sono tra voi alcuni che non credono». Gesù, infatti, sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. Soggiunse: «Perciò vi ho detto che nessuno può venire a me, se non per un dono del Padre». Da allora, molti dei suoi discepoli si ritirarono e smisero di seguirlo».

È lo Spirito che vivifica. È lo Spirito Santo che dà la Vita.

La carne non giova a nulla. La carne è la natura umana. Quindi tutti i soli semplici mezzi umani falliscono, anche nell'evangelizzazione: la carne non giova a nulla.

Perciò vi ho detto che nessuno può venire a me, se non per un dono del Padre. Perciò questo mistero di fede è dono di Dio. È vero che «nessuno può venire a me, se non per un dono del Padre». Ma è un dono che attende anche una risposta nostra, sia pure minima.

Da allora, molti dei suoi discepoli si ritirarono e smisero di seguirlo. Non è Gesù che li caccia. Sono loro che si ritirano spontaneamente. Le parole di Gesù sono una prova, mettono alla prova i suoi discepoli:. Ecco la fede: senza la fede non esiste via di impegno evangelico.

Gv 6,67-70 Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di Vita eterna. Noi crediamo e sappiamo che tu sei il Santo di Dio». Rispose loro Gesù: «Non vi ho scelto io, voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un demonio».

Disse allora Gesù ai Dodici… I Dodici sono quelli che rimangono, il piccolo gruppo, perché molti dei suoi discepoli defezionano. Dopo il discorso eucaristico di Gesù, c'è la crisi di fede, come c'è attualmente.

Volete andarvene anche voi? Li invita. Gesù è esigente al massimo. O i Dodici accettano in pieno la sua Parola senza spiegazioni (non la spiega perché non può spiegarla), oppure sono liberi di andarsene. Chiede la fiducia, chiede la fede.

Gli rispose Pietro: «Signore, da chi andremo?…». È l'interrogativo anche attuale: «Da chi?». Tutti ci Illudono. Ci si lascia abbagliare e poi si trova che tutto è vuoto.

Tu solo hai parole di Vita eterna. Le altre sono parole vuote, non persuadono. Gesù, invece, ha Parole che sono Spirito Santo e Vita eterna.

Noi crediamo e sappiamo che tu sei il Santo di Dio. Lo dice Pietro a nome di tutti, quindi sarà lui che rafforzerà i fratelli. Ecco il Papa, colui che rafforza la fede. Pietro è la Poccia. Infatti Giovanni non usa l'altro nome: Simone, che è il nome comune; usa il nome nuovo, che gli ha dato Gesù: Roccia, Pietra.


Gv 6,71 Egli parlava di Giuda, figlio di Simone Iscariota; lui, infatti, l'avrebbe tradito, uno dei Dodici!

Giuda… infatti, l'avrebbe tradito, uno dei Dodici! È un demonio perché rimane e fa vita doppia: mentisce. Quando l'amore si rivolta, ecco il tradimento. Noi siamo capaci di tutto e del contrario di tutto: di un amore sublime come di un tradimento infernale.
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