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Capitolo IV
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Capitolo IV
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DIALOGO CON LA SAMARITANA
Una donna samaritana ad attingere acqua
1Quando Gesù seppe che i Farisei avevano sentito dire che Gesù faceva più discepoli e battezzava più di Giovanni - 2sebbene, a dire il vero, non fosse Gesù a battezzare, ma i suoi discepoli - 3lasciò la Giudea e tornò in Galilea. 4Gli era necessario passare attraverso la Samaria. 5Arriva in una città della Samaria chiamata Sichar, vicino alle terre che Giacobbe aveva dato a suo figlio Giuseppe. 6Lì c'è il pozzo di Giacobbe. Gesù, stanco per il cammino, si era tranquillamente seduto al pozzo. Era circa l'ora sesta (il mezzogiorno). 7Una donna samaritana si presenta ad attingere acqua. Gesù le dice: «Dammi da bere». 8I suoi discepoli erano andati in città per comperare provviste. 9La donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono samaritana?». (I Giudei, infatti, non hanno rapporti con i Samaritani). 10Gesù le rispose: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti chiede «Dammi da bere», tu stessa gliel'avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva». 11Gli disse la donna: «Signore, tu non hai nulla per attingere e il pozzo è profondo. Dove la prendi tu l'acqua viva? 12Saresti più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ci beveva lui, i suoi figli e le sue greggi?». 13Le rispose Gesù: «Chiunque beve di quest'acqua avrà ancora sete; ma chi berrà l'acqua che io gli darò non avrà più sete in eterno. 14L'acqua che io gli darò diverrà in lui sorgente d'acqua zampillante nella vita eterna». 15Gli disse la donna: «Signore, dammi di quest'acqua, così che io non abbia più sete e non venga qui ad attingere».
16Gesù le disse: «Va' a chiamare tuo marito e torna qui».17La donna rispose: «Non ho marito». Gesù riprese: «Hai detto bene: "Non ho marito". 18Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai adesso non è tuo marito: in questo dici la verità». 19Gli disse la donna: «Signore, vedo che sei profeta… 20I nostri padri adoravano su questa montagna, ma voi dite che il luogo in cui si deve adorare è Gerusalemme». 21Le disse Gesù: «Credimi, donna, viene l'ora in cui né su questa montagna né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma viene l'ora - ed è adesso - in cui i genuini adoratori adoreranno il Padre in Spirito e Verità. Il Padre li vuole così i suoi adoratori. 24Dio è Spirito, e i suoi adoratori devono adorarlo in Spirito e Verità». 25Gli disse la donna: «So che il Messia (cioè il Consacrato, il Cristo) deve venire. Quando verrà lui, ci annunzierà tutte queste cose». 26Le disse Gesù: «Sono io il Messia, io che ti parlo».
27Nel frattempo sopraggiunsero i suoi discepoli. Rimasero sorpresi nel vederlo parlare con una donna. Nessuno però gli chiese: «Che le stai dicendo?» o «Perché parli con lei?». 28La donna, allora, lasciò lì la brocca e corse in città a dire alla gente: 29«Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto! Che sia lui il Messia?». 30La gente uscì dalla città e si diresse verso di lui.
31Intanto i discepoli lo pregavano dicendo: «Rabbi, mangia». 32Ma egli disse loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». 33I discepoli si domandavano: «Forse qualcuno gli ha portato da mangiare?». 34Disse loro Gesù: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato, e portare a compimento la sua opera. 35Non dite voi: - Quattro mesi ancora, prima che giunga la mietitura -?. Ebbene, io ve lo dico: alzate gli occhi e contemplate: i campi biondeggiano per la mietitura. 36Già il mietitore riceve il salario e ammassa il grano per la vita eterna; così il seminatore condivide la gioia col mietitore. 37In questo caso si avvera il proverbio: - Uno semina e l'altro miete -. 38Io vi ho mandato a mietere dove voi non avete lavorato; altri hanno faticato e voi raccogliete il frutto del loro lavoro».
39Molti Samaritani di quella città avevano creduto in lui, in base a quello che aveva riferito la donna, che attestava: «Mi ha detto tutto ciò che ho fatto». 40Ma quando i Samaritani andarono da lui, lo pregarono di fermarsi con loro. Ed egli vi si fermò due giorni. 41Molti di più credettero per la sua parola; 42e dicevano alla donna: «Non è più per quello che hai detto tu che noi crediamo; noi stessi l'abbiamo ascoltato e sappiamo che lui è veramente il Salvatore del mondo».
«Va', tuo figlio vive»
43Dopo due giorni, Gesù partì per la Galilea. 44Egli stesso aveva dichiarato che un profeta non è onorato nella propria patria. 45Al suo arrivo in Galilea, i Galilei lo accolsero; avevano veduto tutto ciò che egli aveva fatto a Gerusalemme durante la festa. Anche essi, infatti, erano andati alla festa.
46Ritornò, dunque, Gesù in Cana di Galilea, dove aveva cambiato l'acqua in vino. E c'era un funzionario del re il cui figlio era ammalato a Cafarnao. 47Costui venne a sapere che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea; si recò da lui e lo pregava di scendere a guarirgli il figlio che era moribondo. 48Gesù gli disse: «Se non vedete dei segni e dei prodigi, voi dunque non credete». 49Il funzionario del re gli rispose: «Signore, scendi prima che il mio bimbo muoia!». 50Gli rispose Gesù: «Va', tuo figlio vive». Quell'uomo credette alla parola dettagli da Gesù e si mosse. 51Stava scendendo la costa, quando i servi gli vennero incontro e gli dissero: «Tuo figlio vive». 52Volle sapere da essi l'ora esatta in cui aveva incominciato a star meglio. Gli risposero: «Ieri all'ora settima, la febbre lo lasciò». 53Allora il padre riconobbe che proprio in quell'ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive». E credette lui con tutta la sua famiglia. 54Fu questo il secondo segno che Gesù fece quando venne dalla Giudea nella Galilea.
*
* *
L'episodio della Samaritana presenta degli uditori di Gesù: la donna, i discepoli, i samaritani.
Gv 4, 1-6 Quando Gesù seppe che i Farisei avevano sentito dire che Gesù faceva più discepoli e battezzava più di Giovanni - sebbene, a dire il vero, non fosse Gesù a battezzare, ma i suoi discepoli - lasciò la Giudea e tornò in Galilea. Gli era necessario passare attraverso la Samaria.
Arriva in una città della Samaria chiamata Sichar, vicino alle terre che Giacobbe aveva dato a suo figlio Giuseppe. Lì c'è il pozzo di Giacobbe.
Quando Gesù seppe che i Farisei avevano sentito dire che Gesù faceva più discepoli e battezzava più di Giovanni - sebbene, a dire il vero, non fosse Gesù a battezzare, ma i suoi discepoli -… Erano i discepoli a battezzare. Gesù evangelizzava. In S. Luca, Gesù non fa che proclamarsi l'Evangelizzatore per eccellenza: deve evangelizzare i poveri. Questa è la missione principale: «Io per questo sono venuto» (cf Lc 4,43). Anche Paolo diceva: «Guai a me se non evangelizzo!» (cf 1 Cor 9,16).
Occorre portare questo annuncio di gioia che Dio è Padre, che il Regno di è vicinissimo, che bisogna convertirsi!
Lasciò la Giudea e tornò in Galilea. Gli era necessario passare attraverso la Samaria. Arriva in una città della Samaria chiamata Sichar, vicino alle terre che Giacobbe aveva dato a suo figlio Giuseppe. Qui c'è tutto un condensato della storia dell'Antico Testamento: Giacobbe, Giuseppe, figure di Gesù.
Lì c'è il pozzo di Giacobbe. Per i Rabbini del tempo di Gesù, il pozzo di Giacobbe indicava la Torà, la Legge. Nell'episodio ci sono due acque e si parla di due doni: l'acqua del pozzo di Giacobbe e l'acqua viva che dà Gesù.
Gv 4, 6-7 Gesù, stanco per il cammino, si era tranquillamente seduto al pozzo. Era circa l'ora sesta (il mezzogiorno). Una donna samaritana si presenta ad attingere acqua. Gesù le dice: «Dammi da bere».
Gesù, stanco per il cammino… Gesù è totalmente uomo.
Si era tranquillamente seduto al pozzo. Qui c'è tutto un richiamo al pozzo di Rachele (Gn 29), al pozzo di Rebecca (Gn 24), pagine incantevoli dell'Antico Testamento.
Era circa l'ora sesta, cioè mezzogiorno. A Gerusalemme, il colloquio con Nicodemo era stato di notte; qui avviene a mezzogiorno. L'episodio poi del figlio del funzionario pagano, secondo segno dopo quello di Cana, avverrà all'ora settima: l'una. È un progressivo diffondersi del Messaggio di Gesù.
Una donna samaritana si presenta ad attingere acqua. Perché in quell'ora? È cosa strana perché fa caldo, c'è il sole che spacca le pietre, si può dire, e nessuno esce di casa in quell'ora. Perché quella donna esce proprio a mezzogiorno? Tutte le altre donne per andare ad attingere l'acqua a quell'unico pozzo uscivano al tramonto, l'ora più fresca. Ma lei era una donna dalla vita equivoca, si vedeva oggetto di attenzione, di sottili frecciate, le leggevano la vita… E allora scaltramente usciva quando nessuno poteva incontrarla. Andava ad attingere l'acqua nell'ora più calda della giornata. Ma quel giorno trova Gesù.
Gesù le dice: «Dammi da bere». Inizia Gesù il colloquio, e per di più invita la donna a un atto di gentilezza, di carità.
Gv 4, 8-10 I suoi discepoli erano andati in città per comperare provviste. La donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono samaritana?». (I Giudei, infatti, non hanno rapporti con i Samaritani).
Gesù le rispose:
«Se tu conoscessi il dono di Dio
e chi è colui che ti chiede
"Dammi da bere",
tu stessa gliel'avresti chiesto
ed egli ti avrebbe dato acqua viva».
I suoi discepoli erano andati in città per comperare provviste. La donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono samaritana?». (I Giudei, infatti, non hanno rapporti con i Samaritani). Si odiano, non accettano rapporti, colloqui, si fanno dispetti gli uni gli altri.
Gesù le rispose: «Se tu conoscessi il dono di Dio…». «Dio ha tanto amato il mondo da donargli il suo Figlio unigenito» (cf Gv 3,16).
…e chi è colui che ti chiede «Dammi da bere», tu stessa gliel'avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Ben diversa dall'acqua del pozzo di Giacobbe.
Gv 4, 11-12 Gli disse la donna: «Signore, tu non hai nulla per attingere e il pozzo è profondo. Dove la prendi tu l'acqua viva? Saresti più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ci beveva lui, i suoi figli e le sue greggi?».
Gli disse la donna: «Signore, tu non hai nulla per attingere e il pozzo è profondo». Effettivamente il pozzo è profondo. Quando si getta nell'acqua un oggetto qualsiasi si sente un tonfo che ne rivela la profondità. Chi si siede alla sua imboccatura nell'ora calda, sente la frescura venire su.
Dove la prendi tu l'acqua viva? Cioè l'acqua corrente, l'acqua che dà la vita, non acqua stagnante.
Saresti più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ci beveva lui, i suoi figli e le sue greggi?
Gv 4, 13-14 Le rispose Gesù:
«Chiunque beve di quest'acqua
avrà ancora sete;
ma chi berrà l'acqua che io gli darò
non avrà più sete in eterno.
L'acqua che io gli darò
diverrà in lui sorgente
d'acqua zampillante nella vita eterna».
Ecco il grande dono: l'acqua viva, lo Spirito Santo…
L'acqua che io gli darò diverrà in lui sorgente d'acqua zampillante nella vita eterna; cioè chi berrà l'acqua che io gli darò farà questa scoperta stupenda, che l'acqua viva, questo Spirito Santo che ci pervade, diventa una polla d'acqua che zampilla in vita eterna, che produce la vita eterna, la vita di Dio che è eterna.
Gv 4, 15-19 Gli disse la donna: «Signore, dammi di quest'acqua, così che io non abbia più sete e non venga qui ad attingere».
Gesù le disse: «Va' a chiamare tuo marito e torna qui». La donna rispose: «Non ho marito». Gesù riprese: «Hai detto bene: "Non ho marito". Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai adesso non è tuo marito: in questo dici la verità». Gli disse la donna: «Signore, vedo che sei profeta…».
Gli disse la donna: «Signore, dammi di quest'acqua, così che io non abbia più sete e non venga qui ad attingere». La donna capisce solo sul piano materiale, umano.
Gesù le disse: visto che la donna non comprendeva, Gesù affonda di più il suo sguardo in lei, le tocca il cuore: «Va' a chiamare tuo marito e torna qui».
La donna rispose: «Non ho marito». È la prima reazione di difesa. Risponde con una «faccia di bronzo».
«Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai adesso non è tuo marito: in questo dici la verità». Gli disse la donna: «Signore, vedo che sei profeta…». Con questa espressione riconosce le sue colpe. Ecco l'inizio della conversione. E poiché Gesù le ha detto: «… in questo dici la verità». Afferma: «Vedo che sei profeta»… Ma poi la donna gira il discorso, perché la miglior difesa è l'offesa, e butta là subito il tema della discussione che divampa tra Ebrei e Samaritani.
Gv 4, 20-24 «I nostri padri adoravano su questa montagna, ma voi dite che il luogo in cui si deve adorare è Gerusalemme». Le disse Gesù:
«Credimi, donna, viene l'ora
in cui né su questa montagna né a Gerusalemme
adorerete il Padre.
Voi adorate ciò che non conoscete,
noi adoriamo ciò che conosciamo,
perché la salvezza viene dai Giudei.
Ma viene l'ora - ed è adesso -
in cui i genuini adoratori adoreranno il Padre
in Spirito e Verità.
Il Padre li vuole così i suoi adoratori.
Dio è Spirito,
e i suoi adoratori
devono adorarlo in Spirito e Verità».
I nostri padri adoravano su questa montagna, ma voi dite che il luogo in cui si deve adorare è Gerusalemme. La donna pone la questione del «luogo» che secondo lei avrebbe dovuto imbrogliare Gesù.
Le disse Gesù: «Credimi, donna…»; la chiama con titolo di rispetto, quello stupendo di «Donna».
Viene l'ora… è l'ora di Pasqua, l'ora per eccellenza.
…in cui né su questa montagna né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo: noi, il popolo eletto; qui Gesù si identifica con gli Ebrei.
Perché la salvezza viene dai Giudei. Questo è il piano di Dio: la salvezza viene dai Giudei.
Ma viene l'ora (futuro) - ed è adesso - (presente). Il futuro è già iniziato.
…in cui i genuini adoratori… L'adorazione è l'estasi dell'amore. L'adorazione è preghiera, è amore; ed è lo Spirito Santo che prega in noi; occorre chiedere allo Spirito Santo questa acqua viva della preghiera.
…adoreranno il Padre in Spirito e Verità, cioè nello Spirito Santo e in Gesù che è la Verità. Quindi adorazione Trinitaria, preghiera Trinitaria.
Il Padre li vuole così i suoi adoratori. Dio è Spirito, e i suoi adoratori devono adorarlo in Spirito e Verità. Come Gesù insiste su questa adorazione Trinitaria!
L'adorazione Trinitaria deve essere una nostra predilezione, sull'esempio della Madonna… Essere, come lei, anime adoranti, perché il Padre ci vuole così.
Gv 4, 25-26 Gli disse la donna: «So che il Messia (cioè il Consacrato, il Cristo) deve venire. Quando verrà lui, ci annunzierà tutte queste cose». Le disse Gesù: «Sono io il Messia, io che ti parlo».
Gli disse la donna: «So che il Messia… deve venire. Quando verrà lui, ci annunzierà tutte queste cose». Lo dice con gioia: ci spiegherà! Annunziare, nel termine greco, indica spiegare.
Le disse Gesù: «Sono io il Messia, io che ti parlo». È il primo caso in cui Gesù parla di sé. Si può tradurre: «Io sono»… e allora diventa il Nome ineffabile di Dio: «Io sono Colui che sono». Tutta la scena ha il suo culmine in questa rivelazione: rivelazione messianica e rivelazione divina, e in quello squarcio bellissimo dell'adorazione Trinitaria.
Gv 4,27 Nel frattempo sopraggiunsero i suoi discepoli. Rimasero sorpresi nel vederlo parlare con una donna. Nessuno però gli chiese: «Che le stai dicendo?» o «Perché parli con lei?».
Ecco i secondi interlocutori: i discepoli.
Rimasero sorpresi nel vederlo parlare con una donna. È per i discepoli una cosa strana, perché i rabbi non dovevano parlare con le donne, soprattutto per strada… e poi con una donna samaritana. Però Gesù è l'uomo più libero; scavalca tutti i pregiudizi perché ha solo la gloria del Padre nel cuore.
Nessuno però gli chiese: «Che le stai dicendo?» o «Perché parli con lei?». Nessuno ha il coraggio di fare simili domande. Ciò rivela questo: quando uno ha l'anima piena del Signore, del Messaggio di Gesù, è totalmente libero - «Le mie parole vi hanno resi liberi» (cf Gv 8, 31-32) - e lascia subito un'impressione di serenità, di gioia per cui cadono anche tutti i sospetti.
Gv 4, 28-30 La donna, allora, lasciò lì la brocca e corse in città a dire alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto! Che sia lui il Messia?». La gente uscì dalla città e si diresse verso di lui.
La donna… corse in città… È lo slancio dell'evangelizzatrice.
…a dire alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto!». Questa è una frase che attira tutta quella gente che conosce quella persona, quella donna.
Che sia lui il Messia? La donna sapeva che era il Messia. Ma qui usa la tecnica della pubblicità, della propaganda; l'interrogativo che attira di più, che muove l'attenzione, che suscita la curiosità.
La gente uscì dalla città e si diresse verso di lui… I credenti, i veri credenti, vanno a Gesù…
Gv 4, 31-34 Intanto i discepoli lo pregavano dicendo: «Rabbi, mangia». Ma egli disse loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». I discepoli si domandavano: «Forse qualcuno gli ha portato da mangiare?». Disse loro Gesù:
«Il mio cibo
è fare la volontà di colui che mi ha mandato,
e portare a compimento la sua opera».
Rabbi, mangia. I discepoli gli offrono da mangiare; avevano fatto acquisto di cibi.
Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete. Gesù si sente saziato dalla conquista delle anime.
Forse qualcuno gli ha portato da mangiare? Anche qui i discepoli restano sul piano materiale, come la donna.
Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato… Gesù allora spiega: la Volontà del Padre è per Lui duplice azione: ha valore, importanza di cibo.
Qual è la Volontà di Colui che mi ha mandato? Che tutti siano salvi, è portare la salvezza! Dio ha tanto amato il mondo! È venuto per salvare noi.
…e portare a compimento la sua opera: ecco il secondo impegno: portare a compimento quest'opera di salvezza. La porterà a compimento sulla Croce. Là dirà: «Tutto è compiuto» (cf Gv 19,30). Nella preghiera sacerdotale specifica l'opera che il Padre gli ha dato da fare, per cinque volte: trasmettere le sue parole alle anime che gli sono affidate: evangelizzare.
Gv 4, 35-36 «Non dite voi:
"Quattro mesi ancora, prima che giunga la mietitura"?.
Ebbene, io ve lo dico:
alzate gli occhi e contemplate:
i campi biondeggiano per la mietitura.
Già il mietitore riceve il salario
e ammassa il grano per la vita eterna;
così il seminatore condivide la gioia col mietitore».
Già il mietitore riceve il salario e ammassa il grano per la vita eterna… La messe è già pronta oggi. L'ottimismo di Gesù scavalca i mesi di attesa. È già adesso il tempo della mietitura! Seminagione e mietitura coincidono: il tempo della gioia è adesso. Cioè il Signore ci chiede questo: seminare! A convertire ci pensa Lui. Ci sarà un raccolto spettacoloso, anche se fra le spine, anche se sarà su terra battuta, anche su terreno roccioso: ci sarà sempre terra buona!
In una parabola (cf Mc 4, 26-29), Gesù rivela che, gettato il seme, il contadino non deve più pensarci. Il seme cresce misteriosamente: è Dio che opera! Non importa se non si vede niente, se mancano quattro lunghi mesi… No, guardate, cioè: «Alzate gli occhi al cielo». La messe è già matura… anche se vedete che manca tanto tempo. Bisogna lavorare con ottimismo, sicuri che Dio agisce.
Così il seminatore condivide la gioia col mietitore. Il mietitore è quello che riceve il salario. Ora il seminatore condividerà la gioia col mietitore. Dobbiamo seminare nella gioia. I discepoli quando tornano dal giro di evangelizzazione sono tutti contenti «e Gesù sobbalza di gioia sotto l'azione dello Spirito Santo» (cf Lc 10,21).
Gv 4, 37-42 «In questo caso si avvera il proverbio:
"Uno semina e l'altro miete".
Io vi ho mandato a mietere
dove voi non avete lavorato;
altri hanno faticato
e voi raccogliete il frutto del loro lavoro».
Molti Samaritani di quella città avevano creduto in lui, in base a quello che aveva riferito la donna, che attestava: «Mi ha detto tutto ciò che ho fatto». Ma quando i Samaritani andarono da lui, lo pregarono di fermarsi con loro. Ed egli vi si fermò due giorni. Molti di più credettero per la sua parola; e dicevano alla donna: «Non è più per quello che hai detto tu che noi crediamo; noi stessi l'abbiamo ascoltato e sappiamo che lui è veramente il Salvatore del mondo».
Io vi ho mandato a mietere… Sarà l'invio della sera di Pasqua: «Come il Padre ha mandato me, così io mando voi» (Gv 20,21).
Molti Samaritani di quella città avevano creduto in lui, in base a quello che aveva riferito la donna, che attestava: «Mi ha detto tutto ciò che ho fatto». È una fede nata dalla testimonianza della donna. La donna è per missione evangelizzatrice. La vera vocazione della donna è la sua maternità spirituale. Paolo dice: «Vi ho generati attraverso il Vangelo» (cf Gal 4,19). Ma soprattutto questo lo può attuare la donna.
Molti di più credettero per la sua parola; e dicevano alla donna: «Non è più per quello che hai detto tu che noi crediamo; noi stessi l'abbiamo ascoltato e sappiamo che lui è veramente il Salvatore del mondo». La donna dunque ha portato a Gesù; poi è intervenuto Gesù, la sua Parola che ha agito, ha operato le conversioni.
Gv 4, 43-45 Dopo due giorni, Gesù partì per la Galilea. Egli stesso aveva dichiarato che un profeta non è onorato nella propria patria. Al suo arrivo in Galilea, i Galilei lo accolsero; avevano veduto tutto ciò che egli aveva fatto a Gerusalemme durante la festa. Anche essi, infatti, erano andati alla festa.
Dopo due giorni, Gesù partì per la Galilea. Egli stesso aveva dichiarato che un profeta non è onorato nella propria patria. Qui bisogna vedere se Giovanni intende per patria di Gesù, come realmente era, la Giudea, oppure se riassume l'episodio di Nazaret.
La Giudea è la vera patria di Gesù, perché egli è nato a Betlemme, ma gli è ostile. Ma anche a Nazaret dove è stato allevato, gli sono ostili perché ha parlato bene dei pagani…
Ha citato Naaman il Siro e la vedova di Serepta, due pagani (cf Lc 4, 25-30), e questo fatto fra quei concittadini che erano razzisti, ha suscitato scandalo tanto che hanno tentato di ucciderlo. Fu allora che Gesù passò in mezzo a loro e se ne andò via, e non tornò più a Nazaret.
Gv 4, 46-48 Ritornò, dunque, Gesù in Cana di Galilea, dove aveva cambiato l'acqua in vino. E c'era un funzionario del re il cui figlio era ammalato a Cafarnao. Costui venne a sapere che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea; si recò da lui e lo pregava di scendere a guarirgli il figlio che era moribondo. Gesù gli disse: «Se non vedete dei segni e dei prodigi, voi dunque non credete».
Ritornò, dunque, Gesù in Cana di Galilea, dove aveva cambiato l'acqua in vino. La trasfigurazione del mondo incomincia nell'Eucaristia. Il pane, il grano e l'uva sono prodotti della terra che l'uomo lavora. Essi diventano Corpo, Anima, Sangue e Divinità di Gesù: è la trasfigurazione di tutto l'universo.
E c'era un funzionario del re… Questo ufficiale quasi con certezza era pagano perché Erode Antipa prendeva al suo servizio tutti pagani.
…il cui figlio era ammalato a Cafarnao. Costui venne a sapere che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea. Venne a sapere perché la notizia era subito circolata.
Si recò da lui… Anche questo è un vero credente: va verso Gesù.
E lo pregava di scendere a guarirgli il figlio che era moribondo. Qui c‘è il simbolismo del mondo pagano.
Gesù gli disse: «Se non vedete dei segni e dei prodigi, voi dunque non credete». Mette alla prova.
Gv 4, 49-54 Il funzionario del re gli rispose: «Signore, scendi prima che il mio bimbo muoia!». Gli rispose Gesù: «Va', tuo figlio vive». Quell'uomo credette alla parola dettagli da Gesù e si mosse. Stava scendendo la costa, quando i servi gli vennero incontro e gli dissero: «Tuo figlio vive». Volle sapere da essi l'ora esatta in cui aveva incominciato a star meglio. Gli risposero: «Ieri all'ora settima, la febbre lo lasciò». Allora il padre riconobbe che proprio in quell'ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive». E credette lui con tutta la sua famiglia.
Fu questo il secondo segno che Gesù fece quando venne dalla Giudea nella Galilea.
Il funzionario del re gli rispose: «Signore, scendi prima che il mio bimbo muoia!». È il grido straziato del padre.
Gli rispose Gesù: «Va', tuo figlio vive». Questa frase ritornerà tre volte: «Tuo figlio vive». Gesù dà la vita.
Quell'uomo credette alla parola dettagli da Gesù e si mosse. La punta dell'episodio è questo termine: Parola! La Parola dettagli da Gesù, quella Parola che ha cambiato l'acqua in vino, quella Parola che è efficacissima perché divina!
Volle sapere da essi l'ora esatta in cui aveva incominciato a star meglio. Gli risposero: «Ieri all'ora settima, la febbre lo lasciò». L'una.
Con Nicodemo, notte; con la samaritana, mezzogiorno; con il pagano, l'una. È una progressiva espansione di tutto il messaggio di Gesù.
Allora il padre riconobbe che proprio in quell'ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive». E credette lui con tutta la sua famiglia. Trascinò alla fede tutti i suoi.
Nel capitolo 4°, Gesù rivela una delle cose più difficili: la Vita Trinitaria. Ne parla ad una donna che non ha nessuna preparazione, ha semplicemente il riconoscimento dei propri peccati, il vuoto immenso, la sete dell'acqua viva. Gesù le presenta senz'altro il Mistero Trinitario.
Il Vangelo di S. Giovanni è una continua progressione di luce: sono folgorazioni continue di lampi, di bagliori. Si andrà fino ai vertici dell'incontro dell'Ultima Cena, della Morte di Gesù, fino ai due capitoli-gioiello della Risurrezione che illuminano tutto ciò che precede. Dopo, allora, si dovrebbe ritornare al prologo per vedere come lì vi sono le tempeste di luce: luce e tenebre, per arrivare all'oceano di luce.
Origene, che è il più grande esegeta dell'antichità, diceva che non si finirebbe mai di percorrere quella pianura sconfinata che è il Vangelo di S. Giovanni.
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DIALOGO CON LA SAMARITANA
Una donna samaritana ad attingere acqua
1Quando Gesù seppe che i Farisei avevano sentito dire che Gesù faceva più discepoli e battezzava più di Giovanni - 2sebbene, a dire il vero, non fosse Gesù a battezzare, ma i suoi discepoli - 3lasciò la Giudea e tornò in Galilea. 4Gli era necessario passare attraverso la Samaria. 5Arriva in una città della Samaria chiamata Sichar, vicino alle terre che Giacobbe aveva dato a suo figlio Giuseppe. 6Lì c'è il pozzo di Giacobbe. Gesù, stanco per il cammino, si era tranquillamente seduto al pozzo. Era circa l'ora sesta (il mezzogiorno). 7Una donna samaritana si presenta ad attingere acqua. Gesù le dice: «Dammi da bere». 8I suoi discepoli erano andati in città per comperare provviste. 9La donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono samaritana?». (I Giudei, infatti, non hanno rapporti con i Samaritani). 10Gesù le rispose: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti chiede «Dammi da bere», tu stessa gliel'avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva». 11Gli disse la donna: «Signore, tu non hai nulla per attingere e il pozzo è profondo. Dove la prendi tu l'acqua viva? 12Saresti più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ci beveva lui, i suoi figli e le sue greggi?». 13Le rispose Gesù: «Chiunque beve di quest'acqua avrà ancora sete; ma chi berrà l'acqua che io gli darò non avrà più sete in eterno. 14L'acqua che io gli darò diverrà in lui sorgente d'acqua zampillante nella vita eterna». 15Gli disse la donna: «Signore, dammi di quest'acqua, così che io non abbia più sete e non venga qui ad attingere».
16Gesù le disse: «Va' a chiamare tuo marito e torna qui».17La donna rispose: «Non ho marito». Gesù riprese: «Hai detto bene: "Non ho marito". 18Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai adesso non è tuo marito: in questo dici la verità». 19Gli disse la donna: «Signore, vedo che sei profeta… 20I nostri padri adoravano su questa montagna, ma voi dite che il luogo in cui si deve adorare è Gerusalemme». 21Le disse Gesù: «Credimi, donna, viene l'ora in cui né su questa montagna né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma viene l'ora - ed è adesso - in cui i genuini adoratori adoreranno il Padre in Spirito e Verità. Il Padre li vuole così i suoi adoratori. 24Dio è Spirito, e i suoi adoratori devono adorarlo in Spirito e Verità». 25Gli disse la donna: «So che il Messia (cioè il Consacrato, il Cristo) deve venire. Quando verrà lui, ci annunzierà tutte queste cose». 26Le disse Gesù: «Sono io il Messia, io che ti parlo».
27Nel frattempo sopraggiunsero i suoi discepoli. Rimasero sorpresi nel vederlo parlare con una donna. Nessuno però gli chiese: «Che le stai dicendo?» o «Perché parli con lei?». 28La donna, allora, lasciò lì la brocca e corse in città a dire alla gente: 29«Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto! Che sia lui il Messia?». 30La gente uscì dalla città e si diresse verso di lui.
31Intanto i discepoli lo pregavano dicendo: «Rabbi, mangia». 32Ma egli disse loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». 33I discepoli si domandavano: «Forse qualcuno gli ha portato da mangiare?». 34Disse loro Gesù: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato, e portare a compimento la sua opera. 35Non dite voi: - Quattro mesi ancora, prima che giunga la mietitura -?. Ebbene, io ve lo dico: alzate gli occhi e contemplate: i campi biondeggiano per la mietitura. 36Già il mietitore riceve il salario e ammassa il grano per la vita eterna; così il seminatore condivide la gioia col mietitore. 37In questo caso si avvera il proverbio: - Uno semina e l'altro miete -. 38Io vi ho mandato a mietere dove voi non avete lavorato; altri hanno faticato e voi raccogliete il frutto del loro lavoro».
39Molti Samaritani di quella città avevano creduto in lui, in base a quello che aveva riferito la donna, che attestava: «Mi ha detto tutto ciò che ho fatto». 40Ma quando i Samaritani andarono da lui, lo pregarono di fermarsi con loro. Ed egli vi si fermò due giorni. 41Molti di più credettero per la sua parola; 42e dicevano alla donna: «Non è più per quello che hai detto tu che noi crediamo; noi stessi l'abbiamo ascoltato e sappiamo che lui è veramente il Salvatore del mondo».
«Va', tuo figlio vive»
43Dopo due giorni, Gesù partì per la Galilea. 44Egli stesso aveva dichiarato che un profeta non è onorato nella propria patria. 45Al suo arrivo in Galilea, i Galilei lo accolsero; avevano veduto tutto ciò che egli aveva fatto a Gerusalemme durante la festa. Anche essi, infatti, erano andati alla festa.
46Ritornò, dunque, Gesù in Cana di Galilea, dove aveva cambiato l'acqua in vino. E c'era un funzionario del re il cui figlio era ammalato a Cafarnao. 47Costui venne a sapere che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea; si recò da lui e lo pregava di scendere a guarirgli il figlio che era moribondo. 48Gesù gli disse: «Se non vedete dei segni e dei prodigi, voi dunque non credete». 49Il funzionario del re gli rispose: «Signore, scendi prima che il mio bimbo muoia!». 50Gli rispose Gesù: «Va', tuo figlio vive». Quell'uomo credette alla parola dettagli da Gesù e si mosse. 51Stava scendendo la costa, quando i servi gli vennero incontro e gli dissero: «Tuo figlio vive». 52Volle sapere da essi l'ora esatta in cui aveva incominciato a star meglio. Gli risposero: «Ieri all'ora settima, la febbre lo lasciò». 53Allora il padre riconobbe che proprio in quell'ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive». E credette lui con tutta la sua famiglia. 54Fu questo il secondo segno che Gesù fece quando venne dalla Giudea nella Galilea.
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L'episodio della Samaritana presenta degli uditori di Gesù: la donna, i discepoli, i samaritani.
Gv 4, 1-6 Quando Gesù seppe che i Farisei avevano sentito dire che Gesù faceva più discepoli e battezzava più di Giovanni - sebbene, a dire il vero, non fosse Gesù a battezzare, ma i suoi discepoli - lasciò la Giudea e tornò in Galilea. Gli era necessario passare attraverso la Samaria.
Arriva in una città della Samaria chiamata Sichar, vicino alle terre che Giacobbe aveva dato a suo figlio Giuseppe. Lì c'è il pozzo di Giacobbe.
Quando Gesù seppe che i Farisei avevano sentito dire che Gesù faceva più discepoli e battezzava più di Giovanni - sebbene, a dire il vero, non fosse Gesù a battezzare, ma i suoi discepoli -… Erano i discepoli a battezzare. Gesù evangelizzava. In S. Luca, Gesù non fa che proclamarsi l'Evangelizzatore per eccellenza: deve evangelizzare i poveri. Questa è la missione principale: «Io per questo sono venuto» (cf Lc 4,43). Anche Paolo diceva: «Guai a me se non evangelizzo!» (cf 1 Cor 9,16).
Occorre portare questo annuncio di gioia che Dio è Padre, che il Regno di è vicinissimo, che bisogna convertirsi!
Lasciò la Giudea e tornò in Galilea. Gli era necessario passare attraverso la Samaria. Arriva in una città della Samaria chiamata Sichar, vicino alle terre che Giacobbe aveva dato a suo figlio Giuseppe. Qui c'è tutto un condensato della storia dell'Antico Testamento: Giacobbe, Giuseppe, figure di Gesù.
Lì c'è il pozzo di Giacobbe. Per i Rabbini del tempo di Gesù, il pozzo di Giacobbe indicava la Torà, la Legge. Nell'episodio ci sono due acque e si parla di due doni: l'acqua del pozzo di Giacobbe e l'acqua viva che dà Gesù.
Gv 4, 6-7 Gesù, stanco per il cammino, si era tranquillamente seduto al pozzo. Era circa l'ora sesta (il mezzogiorno). Una donna samaritana si presenta ad attingere acqua. Gesù le dice: «Dammi da bere».
Gesù, stanco per il cammino… Gesù è totalmente uomo.
Si era tranquillamente seduto al pozzo. Qui c'è tutto un richiamo al pozzo di Rachele (Gn 29), al pozzo di Rebecca (Gn 24), pagine incantevoli dell'Antico Testamento.
Era circa l'ora sesta, cioè mezzogiorno. A Gerusalemme, il colloquio con Nicodemo era stato di notte; qui avviene a mezzogiorno. L'episodio poi del figlio del funzionario pagano, secondo segno dopo quello di Cana, avverrà all'ora settima: l'una. È un progressivo diffondersi del Messaggio di Gesù.
Una donna samaritana si presenta ad attingere acqua. Perché in quell'ora? È cosa strana perché fa caldo, c'è il sole che spacca le pietre, si può dire, e nessuno esce di casa in quell'ora. Perché quella donna esce proprio a mezzogiorno? Tutte le altre donne per andare ad attingere l'acqua a quell'unico pozzo uscivano al tramonto, l'ora più fresca. Ma lei era una donna dalla vita equivoca, si vedeva oggetto di attenzione, di sottili frecciate, le leggevano la vita… E allora scaltramente usciva quando nessuno poteva incontrarla. Andava ad attingere l'acqua nell'ora più calda della giornata. Ma quel giorno trova Gesù.
Gesù le dice: «Dammi da bere». Inizia Gesù il colloquio, e per di più invita la donna a un atto di gentilezza, di carità.
Gv 4, 8-10 I suoi discepoli erano andati in città per comperare provviste. La donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono samaritana?». (I Giudei, infatti, non hanno rapporti con i Samaritani).
Gesù le rispose:
«Se tu conoscessi il dono di Dio
e chi è colui che ti chiede
"Dammi da bere",
tu stessa gliel'avresti chiesto
ed egli ti avrebbe dato acqua viva».
I suoi discepoli erano andati in città per comperare provviste. La donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono samaritana?». (I Giudei, infatti, non hanno rapporti con i Samaritani). Si odiano, non accettano rapporti, colloqui, si fanno dispetti gli uni gli altri.
Gesù le rispose: «Se tu conoscessi il dono di Dio…». «Dio ha tanto amato il mondo da donargli il suo Figlio unigenito» (cf Gv 3,16).
…e chi è colui che ti chiede «Dammi da bere», tu stessa gliel'avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Ben diversa dall'acqua del pozzo di Giacobbe.
Gv 4, 11-12 Gli disse la donna: «Signore, tu non hai nulla per attingere e il pozzo è profondo. Dove la prendi tu l'acqua viva? Saresti più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ci beveva lui, i suoi figli e le sue greggi?».
Gli disse la donna: «Signore, tu non hai nulla per attingere e il pozzo è profondo». Effettivamente il pozzo è profondo. Quando si getta nell'acqua un oggetto qualsiasi si sente un tonfo che ne rivela la profondità. Chi si siede alla sua imboccatura nell'ora calda, sente la frescura venire su.
Dove la prendi tu l'acqua viva? Cioè l'acqua corrente, l'acqua che dà la vita, non acqua stagnante.
Saresti più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ci beveva lui, i suoi figli e le sue greggi?
Gv 4, 13-14 Le rispose Gesù:
«Chiunque beve di quest'acqua
avrà ancora sete;
ma chi berrà l'acqua che io gli darò
non avrà più sete in eterno.
L'acqua che io gli darò
diverrà in lui sorgente
d'acqua zampillante nella vita eterna».
Ecco il grande dono: l'acqua viva, lo Spirito Santo…
L'acqua che io gli darò diverrà in lui sorgente d'acqua zampillante nella vita eterna; cioè chi berrà l'acqua che io gli darò farà questa scoperta stupenda, che l'acqua viva, questo Spirito Santo che ci pervade, diventa una polla d'acqua che zampilla in vita eterna, che produce la vita eterna, la vita di Dio che è eterna.
Gv 4, 15-19 Gli disse la donna: «Signore, dammi di quest'acqua, così che io non abbia più sete e non venga qui ad attingere».
Gesù le disse: «Va' a chiamare tuo marito e torna qui». La donna rispose: «Non ho marito». Gesù riprese: «Hai detto bene: "Non ho marito". Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai adesso non è tuo marito: in questo dici la verità». Gli disse la donna: «Signore, vedo che sei profeta…».
Gli disse la donna: «Signore, dammi di quest'acqua, così che io non abbia più sete e non venga qui ad attingere». La donna capisce solo sul piano materiale, umano.
Gesù le disse: visto che la donna non comprendeva, Gesù affonda di più il suo sguardo in lei, le tocca il cuore: «Va' a chiamare tuo marito e torna qui».
La donna rispose: «Non ho marito». È la prima reazione di difesa. Risponde con una «faccia di bronzo».
«Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai adesso non è tuo marito: in questo dici la verità». Gli disse la donna: «Signore, vedo che sei profeta…». Con questa espressione riconosce le sue colpe. Ecco l'inizio della conversione. E poiché Gesù le ha detto: «… in questo dici la verità». Afferma: «Vedo che sei profeta»… Ma poi la donna gira il discorso, perché la miglior difesa è l'offesa, e butta là subito il tema della discussione che divampa tra Ebrei e Samaritani.
Gv 4, 20-24 «I nostri padri adoravano su questa montagna, ma voi dite che il luogo in cui si deve adorare è Gerusalemme». Le disse Gesù:
«Credimi, donna, viene l'ora
in cui né su questa montagna né a Gerusalemme
adorerete il Padre.
Voi adorate ciò che non conoscete,
noi adoriamo ciò che conosciamo,
perché la salvezza viene dai Giudei.
Ma viene l'ora - ed è adesso -
in cui i genuini adoratori adoreranno il Padre
in Spirito e Verità.
Il Padre li vuole così i suoi adoratori.
Dio è Spirito,
e i suoi adoratori
devono adorarlo in Spirito e Verità».
I nostri padri adoravano su questa montagna, ma voi dite che il luogo in cui si deve adorare è Gerusalemme. La donna pone la questione del «luogo» che secondo lei avrebbe dovuto imbrogliare Gesù.
Le disse Gesù: «Credimi, donna…»; la chiama con titolo di rispetto, quello stupendo di «Donna».
Viene l'ora… è l'ora di Pasqua, l'ora per eccellenza.
…in cui né su questa montagna né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo: noi, il popolo eletto; qui Gesù si identifica con gli Ebrei.
Perché la salvezza viene dai Giudei. Questo è il piano di Dio: la salvezza viene dai Giudei.
Ma viene l'ora (futuro) - ed è adesso - (presente). Il futuro è già iniziato.
…in cui i genuini adoratori… L'adorazione è l'estasi dell'amore. L'adorazione è preghiera, è amore; ed è lo Spirito Santo che prega in noi; occorre chiedere allo Spirito Santo questa acqua viva della preghiera.
…adoreranno il Padre in Spirito e Verità, cioè nello Spirito Santo e in Gesù che è la Verità. Quindi adorazione Trinitaria, preghiera Trinitaria.
Il Padre li vuole così i suoi adoratori. Dio è Spirito, e i suoi adoratori devono adorarlo in Spirito e Verità. Come Gesù insiste su questa adorazione Trinitaria!
L'adorazione Trinitaria deve essere una nostra predilezione, sull'esempio della Madonna… Essere, come lei, anime adoranti, perché il Padre ci vuole così.
Gv 4, 25-26 Gli disse la donna: «So che il Messia (cioè il Consacrato, il Cristo) deve venire. Quando verrà lui, ci annunzierà tutte queste cose». Le disse Gesù: «Sono io il Messia, io che ti parlo».
Gli disse la donna: «So che il Messia… deve venire. Quando verrà lui, ci annunzierà tutte queste cose». Lo dice con gioia: ci spiegherà! Annunziare, nel termine greco, indica spiegare.
Le disse Gesù: «Sono io il Messia, io che ti parlo». È il primo caso in cui Gesù parla di sé. Si può tradurre: «Io sono»… e allora diventa il Nome ineffabile di Dio: «Io sono Colui che sono». Tutta la scena ha il suo culmine in questa rivelazione: rivelazione messianica e rivelazione divina, e in quello squarcio bellissimo dell'adorazione Trinitaria.
Gv 4,27 Nel frattempo sopraggiunsero i suoi discepoli. Rimasero sorpresi nel vederlo parlare con una donna. Nessuno però gli chiese: «Che le stai dicendo?» o «Perché parli con lei?».
Ecco i secondi interlocutori: i discepoli.
Rimasero sorpresi nel vederlo parlare con una donna. È per i discepoli una cosa strana, perché i rabbi non dovevano parlare con le donne, soprattutto per strada… e poi con una donna samaritana. Però Gesù è l'uomo più libero; scavalca tutti i pregiudizi perché ha solo la gloria del Padre nel cuore.
Nessuno però gli chiese: «Che le stai dicendo?» o «Perché parli con lei?». Nessuno ha il coraggio di fare simili domande. Ciò rivela questo: quando uno ha l'anima piena del Signore, del Messaggio di Gesù, è totalmente libero - «Le mie parole vi hanno resi liberi» (cf Gv 8, 31-32) - e lascia subito un'impressione di serenità, di gioia per cui cadono anche tutti i sospetti.
Gv 4, 28-30 La donna, allora, lasciò lì la brocca e corse in città a dire alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto! Che sia lui il Messia?». La gente uscì dalla città e si diresse verso di lui.
La donna… corse in città… È lo slancio dell'evangelizzatrice.
…a dire alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto!». Questa è una frase che attira tutta quella gente che conosce quella persona, quella donna.
Che sia lui il Messia? La donna sapeva che era il Messia. Ma qui usa la tecnica della pubblicità, della propaganda; l'interrogativo che attira di più, che muove l'attenzione, che suscita la curiosità.
La gente uscì dalla città e si diresse verso di lui… I credenti, i veri credenti, vanno a Gesù…
Gv 4, 31-34 Intanto i discepoli lo pregavano dicendo: «Rabbi, mangia». Ma egli disse loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». I discepoli si domandavano: «Forse qualcuno gli ha portato da mangiare?». Disse loro Gesù:
«Il mio cibo
è fare la volontà di colui che mi ha mandato,
e portare a compimento la sua opera».
Rabbi, mangia. I discepoli gli offrono da mangiare; avevano fatto acquisto di cibi.
Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete. Gesù si sente saziato dalla conquista delle anime.
Forse qualcuno gli ha portato da mangiare? Anche qui i discepoli restano sul piano materiale, come la donna.
Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato… Gesù allora spiega: la Volontà del Padre è per Lui duplice azione: ha valore, importanza di cibo.
Qual è la Volontà di Colui che mi ha mandato? Che tutti siano salvi, è portare la salvezza! Dio ha tanto amato il mondo! È venuto per salvare noi.
…e portare a compimento la sua opera: ecco il secondo impegno: portare a compimento quest'opera di salvezza. La porterà a compimento sulla Croce. Là dirà: «Tutto è compiuto» (cf Gv 19,30). Nella preghiera sacerdotale specifica l'opera che il Padre gli ha dato da fare, per cinque volte: trasmettere le sue parole alle anime che gli sono affidate: evangelizzare.
Gv 4, 35-36 «Non dite voi:
"Quattro mesi ancora, prima che giunga la mietitura"?.
Ebbene, io ve lo dico:
alzate gli occhi e contemplate:
i campi biondeggiano per la mietitura.
Già il mietitore riceve il salario
e ammassa il grano per la vita eterna;
così il seminatore condivide la gioia col mietitore».
Già il mietitore riceve il salario e ammassa il grano per la vita eterna… La messe è già pronta oggi. L'ottimismo di Gesù scavalca i mesi di attesa. È già adesso il tempo della mietitura! Seminagione e mietitura coincidono: il tempo della gioia è adesso. Cioè il Signore ci chiede questo: seminare! A convertire ci pensa Lui. Ci sarà un raccolto spettacoloso, anche se fra le spine, anche se sarà su terra battuta, anche su terreno roccioso: ci sarà sempre terra buona!
In una parabola (cf Mc 4, 26-29), Gesù rivela che, gettato il seme, il contadino non deve più pensarci. Il seme cresce misteriosamente: è Dio che opera! Non importa se non si vede niente, se mancano quattro lunghi mesi… No, guardate, cioè: «Alzate gli occhi al cielo». La messe è già matura… anche se vedete che manca tanto tempo. Bisogna lavorare con ottimismo, sicuri che Dio agisce.
Così il seminatore condivide la gioia col mietitore. Il mietitore è quello che riceve il salario. Ora il seminatore condividerà la gioia col mietitore. Dobbiamo seminare nella gioia. I discepoli quando tornano dal giro di evangelizzazione sono tutti contenti «e Gesù sobbalza di gioia sotto l'azione dello Spirito Santo» (cf Lc 10,21).
Gv 4, 37-42 «In questo caso si avvera il proverbio:
"Uno semina e l'altro miete".
Io vi ho mandato a mietere
dove voi non avete lavorato;
altri hanno faticato
e voi raccogliete il frutto del loro lavoro».
Molti Samaritani di quella città avevano creduto in lui, in base a quello che aveva riferito la donna, che attestava: «Mi ha detto tutto ciò che ho fatto». Ma quando i Samaritani andarono da lui, lo pregarono di fermarsi con loro. Ed egli vi si fermò due giorni. Molti di più credettero per la sua parola; e dicevano alla donna: «Non è più per quello che hai detto tu che noi crediamo; noi stessi l'abbiamo ascoltato e sappiamo che lui è veramente il Salvatore del mondo».
Io vi ho mandato a mietere… Sarà l'invio della sera di Pasqua: «Come il Padre ha mandato me, così io mando voi» (Gv 20,21).
Molti Samaritani di quella città avevano creduto in lui, in base a quello che aveva riferito la donna, che attestava: «Mi ha detto tutto ciò che ho fatto». È una fede nata dalla testimonianza della donna. La donna è per missione evangelizzatrice. La vera vocazione della donna è la sua maternità spirituale. Paolo dice: «Vi ho generati attraverso il Vangelo» (cf Gal 4,19). Ma soprattutto questo lo può attuare la donna.
Molti di più credettero per la sua parola; e dicevano alla donna: «Non è più per quello che hai detto tu che noi crediamo; noi stessi l'abbiamo ascoltato e sappiamo che lui è veramente il Salvatore del mondo». La donna dunque ha portato a Gesù; poi è intervenuto Gesù, la sua Parola che ha agito, ha operato le conversioni.
Gv 4, 43-45 Dopo due giorni, Gesù partì per la Galilea. Egli stesso aveva dichiarato che un profeta non è onorato nella propria patria. Al suo arrivo in Galilea, i Galilei lo accolsero; avevano veduto tutto ciò che egli aveva fatto a Gerusalemme durante la festa. Anche essi, infatti, erano andati alla festa.
Dopo due giorni, Gesù partì per la Galilea. Egli stesso aveva dichiarato che un profeta non è onorato nella propria patria. Qui bisogna vedere se Giovanni intende per patria di Gesù, come realmente era, la Giudea, oppure se riassume l'episodio di Nazaret.
La Giudea è la vera patria di Gesù, perché egli è nato a Betlemme, ma gli è ostile. Ma anche a Nazaret dove è stato allevato, gli sono ostili perché ha parlato bene dei pagani…
Ha citato Naaman il Siro e la vedova di Serepta, due pagani (cf Lc 4, 25-30), e questo fatto fra quei concittadini che erano razzisti, ha suscitato scandalo tanto che hanno tentato di ucciderlo. Fu allora che Gesù passò in mezzo a loro e se ne andò via, e non tornò più a Nazaret.
Gv 4, 46-48 Ritornò, dunque, Gesù in Cana di Galilea, dove aveva cambiato l'acqua in vino. E c'era un funzionario del re il cui figlio era ammalato a Cafarnao. Costui venne a sapere che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea; si recò da lui e lo pregava di scendere a guarirgli il figlio che era moribondo. Gesù gli disse: «Se non vedete dei segni e dei prodigi, voi dunque non credete».
Ritornò, dunque, Gesù in Cana di Galilea, dove aveva cambiato l'acqua in vino. La trasfigurazione del mondo incomincia nell'Eucaristia. Il pane, il grano e l'uva sono prodotti della terra che l'uomo lavora. Essi diventano Corpo, Anima, Sangue e Divinità di Gesù: è la trasfigurazione di tutto l'universo.
E c'era un funzionario del re… Questo ufficiale quasi con certezza era pagano perché Erode Antipa prendeva al suo servizio tutti pagani.
…il cui figlio era ammalato a Cafarnao. Costui venne a sapere che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea. Venne a sapere perché la notizia era subito circolata.
Si recò da lui… Anche questo è un vero credente: va verso Gesù.
E lo pregava di scendere a guarirgli il figlio che era moribondo. Qui c‘è il simbolismo del mondo pagano.
Gesù gli disse: «Se non vedete dei segni e dei prodigi, voi dunque non credete». Mette alla prova.
Gv 4, 49-54 Il funzionario del re gli rispose: «Signore, scendi prima che il mio bimbo muoia!». Gli rispose Gesù: «Va', tuo figlio vive». Quell'uomo credette alla parola dettagli da Gesù e si mosse. Stava scendendo la costa, quando i servi gli vennero incontro e gli dissero: «Tuo figlio vive». Volle sapere da essi l'ora esatta in cui aveva incominciato a star meglio. Gli risposero: «Ieri all'ora settima, la febbre lo lasciò». Allora il padre riconobbe che proprio in quell'ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive». E credette lui con tutta la sua famiglia.
Fu questo il secondo segno che Gesù fece quando venne dalla Giudea nella Galilea.
Il funzionario del re gli rispose: «Signore, scendi prima che il mio bimbo muoia!». È il grido straziato del padre.
Gli rispose Gesù: «Va', tuo figlio vive». Questa frase ritornerà tre volte: «Tuo figlio vive». Gesù dà la vita.
Quell'uomo credette alla parola dettagli da Gesù e si mosse. La punta dell'episodio è questo termine: Parola! La Parola dettagli da Gesù, quella Parola che ha cambiato l'acqua in vino, quella Parola che è efficacissima perché divina!
Volle sapere da essi l'ora esatta in cui aveva incominciato a star meglio. Gli risposero: «Ieri all'ora settima, la febbre lo lasciò». L'una.
Con Nicodemo, notte; con la samaritana, mezzogiorno; con il pagano, l'una. È una progressiva espansione di tutto il messaggio di Gesù.
Allora il padre riconobbe che proprio in quell'ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive». E credette lui con tutta la sua famiglia. Trascinò alla fede tutti i suoi.
Nel capitolo 4°, Gesù rivela una delle cose più difficili: la Vita Trinitaria. Ne parla ad una donna che non ha nessuna preparazione, ha semplicemente il riconoscimento dei propri peccati, il vuoto immenso, la sete dell'acqua viva. Gesù le presenta senz'altro il Mistero Trinitario.
Il Vangelo di S. Giovanni è una continua progressione di luce: sono folgorazioni continue di lampi, di bagliori. Si andrà fino ai vertici dell'incontro dell'Ultima Cena, della Morte di Gesù, fino ai due capitoli-gioiello della Risurrezione che illuminano tutto ciò che precede. Dopo, allora, si dovrebbe ritornare al prologo per vedere come lì vi sono le tempeste di luce: luce e tenebre, per arrivare all'oceano di luce.
Origene, che è il più grande esegeta dell'antichità, diceva che non si finirebbe mai di percorrere quella pianura sconfinata che è il Vangelo di S. Giovanni.
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