G.A.M. Gioventù Ardente Mariana
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Capitolo XII

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Messaggio Da tina Sab 26 Set 2009, 15:07

«ATTIRERÒ A ME TUTTI GLI UOMINI»
Maria unse i piedi di Gesù
1 Sei giorni prima della Pasqua, Gesù venne a Betania dove abitava Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. 2 Là gli offrirono un pranzo; Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. 3 Maria prese una libbra di profumo di nardo autentico, costosissimo; unse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli; e la casa si riempì della fragranza di quel profumo. 4 Giuda l’Iscariota, uno dei suoi discepoli, quello che stava per tradirlo, mugugnò: 5 «Perché non s’è venduto questo profumo per trecento denari e non s’è dato ai poveri?». 6 Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era ladro e perché, tenendo la borsa, rubava ciò che vi si metteva dentro. 7 Gesù gli rispose: «Lasciala fare, perché abbia a serbare questo profumo per il giorno della mia sepoltura. 8 I poveri infatti li avrete sempre con voi; me invece non sempre mi avrete».
9 La gran folla dei Giudei seppe intanto che Gesù era là; e vennero non solamente per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. 10 I grandi sacerdoti decisero allora di far morire anche Lazzaro, 11 perché molti Giudei li abbandonavano per causa sua e credevano in Gesù.

Gli andarono incontro gridando: «Osanna!»
12 L’indomani, la gran folla venuta per la festa, sentendo dire che Gesù si recava a Gerusalemme, 13 prese i rami delle palme e gli andò incontro gridando:
«Osanna!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore,
il re d’Israele!».
14 Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra, conforme
alle parole della Scrittura:
15 «Non temere, o figlia di Sion:
ecco venire il tuo re,
seduto su un puledro d’asina».
16 Lì per lì, i suoi discepoli non compresero questo; ma
quando Gesù fu glorificato, si ricordarono che tutto ciò era
stato scritto di lui, e che gli avevano fatto proprio così.
17 La folla, che era con lui quando aveva chiamato Lazzaro
fuori dal sepolcro e lo aveva risuscitato dai morti, gli dava
testimonianza. 18 Anche per il fatto di aver saputo che egli
aveva compiuto questo segno, la folla gli mosse incontro.
19 I Farisei, allora, dissero tra di loro: «Vedete bene che non
si combinerà nulla; ecco, tutti gli corrono dietro».

«Se il chicco di frumento muore, porta molto frutto»
20 C’erano dei Greci fra i pellegrini che erano saliti per adorare durante la festa. 21 Costoro avvicinarono Filippo, che era di Betsaida in Galilea, e gli rivolsero questa domanda: «Signore, noi vorremmo vedere Gesù». 22 Filippo va a dirlo ad Andrea; Andrea e Filippo vanno a dirlo a Gesù. 23 Gesù risponde loro: «È venuta l’ora in cui il Figlio dell’uomo dev’essere glorificato. 24 1n verità, in verità io vi dico: se il chicco di frumento non cade per terra e non muore, resta solo; se invece muore, porta molto frutto. Chi ama la propria vita la perde; e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. 26 Chi mi vuol servire, mi segua e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se qualcuno mi serve, il Padre mio lo onorerà. 27 Adesso l’anima mia è turbata. E che devo dire? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono venuto a quest’ora! 28 Padre, glorifica il tuo nome!». Dal cielo venne allora una voce: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora».
29 La folla che stava lì e che aveva udito, diceva che era stato un colpo di tuono; altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». 30 Gesù riprese: «Questa voce si è fatta udire non per me, ma per voi. 31 Adesso ha luogo la condanna di questo mondo; adesso il principe di questo mondo sarà precipitato giù. 32 E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò a me tutti gli uomini». 33 Diceva questo per indicare di quale morte stava per morire. 34 Gli rispose la folla: «La Legge ci ha insegnato che il Cristo rimane per sempre. Come puoi tu dire: "Bisogna che il Figlio dell’uomo sia innalzato"? Chi è questo Figlio dell’uomo?». 35 Gesù, allora, disse loro: «La Luce è ancora per poco tempo tra voi. Camminate mentre avete la Luce perché non vi sorprendano le tenebre; chi cammina nelle tenebre non sa dove va. 36 Finché avete la Luce credete nella Luce e così diventerete figli della Luce».
Così parlò Gesù; poi se ne andò e si eclissò da loro.

«Io, la Luce, sono venuto nel mondo»
37 Benché Gesù avesse fatto tanti segni in loro presenza, non credevano in lui: 38 in tal modo si compiva la parola del profeta Isaia:
«Signore, chi ha creduto alla nostra parola?
e il braccio del Signore, a chi è stato rivelato?».
39 Non potevano credere perché Isaia aveva anche detto:
40 «Ha accecato i loro occhi,
ha indurito il loro cuore,
perché i loro occhi non vedano
e il loro cuore non comprenda,
così che non si convertano
e io non li guarisca».
41 Questo disse Isaia quando ebbe la visione -della sua Gloria e parlò di lui. 42 Tuttavia, anche fra i notabili, molti credettero in lui, ma non lo dichiaravano a causa dei Farisei, per non essere scacciati dalla sinagoga; 43 preferivano la gloria degli uomini alla gloria di Dio.
44 Gesù proclamò: «Chi crede in me, non crede solo in me, ma in colui che mi ha mandato. 45 E chi vede me, vede colui che mi ha mandato. 46 Io, la Luce, sono venuto nel mondo perché chiunque crede in me non resti nelle tenebre. 47 Se qualcuno ascolta le mie parole e non le pratica, non sono io a condannarlo, perché non sono venuto a condannare il mondo, ma a salvarlo. 48 Chi mi rifiuta e non accetta le mie parole, ha chi lo giudica: la parola che io ho annunziato ecco che lo condannerà nell’ultimo giorno. 49 Perché io non ho parlato per conto mio, ma il Padre che mi ha mandato, lui stesso mi ha prescritto ciò che dovevo dire e annunciare. 50 E io so che il suo comando è Vita eterna. Le parole che io dico, io perciò le dico come il Padre me l’ha comandato».


*
* *

Gv 12, 1-3 Sei giorni prima della Pasqua, Gesù venne a Betania
dove abitava Lazzaro che egli aveva risuscitato dai
morti. Là gli offrirono un pranzo; Marta serviva e
Lazzaro era uno dei commensali. Maria prese una
libbra di profumo di nardo autentico, costosissimo;
unse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli; e
la casa si riempì della fragranza di quel profumo.

Secondo episodio: l’unzione regale di Maria di Betania. È un gesto di amore.
Sei giorni prima della Pasqua, Gesù venne a Betania dove abitava Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. Là gli offrirono un pranzo. È il banchetto escatologico, il banchetto del Cielo.

Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Quanto è significativo! Risuscitati, a mensa con Dio, con Gesù!

Maria prese una libbra di profumo...: è il gesto di amore, di ringraziamento di Maria. Questa creatura delicatissima che esprime il suo grazie a Gesù per aver risuscitato il fratello con un gesto stupendo di amore! Forse nemmeno lei immaginava che risonanza avrebbe avuto questo suo gesto.

...di nardo autentico... Qui bisogna rileggere nel Cantico dei Cantici tutto il significato dell’unguento. Il profumo simboleggia l’amore, che è materiale e immateriale perché si sente ma non si vede.

...costosissimo: Giuda dirà 300 denari.

Unse i piedi di Gesù. Gli altri evangelisti notano: anche la testa. Ma Giovanni sottolinea i piedi perché poi parlerà della lavanda dei piedi.

Li asciugò con i suoi capelli... Ciò che una donna ha di più prezioso è la sua capigliatura. E in Maria è come una specie di asciugatoio, splendente, soffice, e se ne serve, ne fa dono. Ecco la psicologia femminile: la donna si dona; l’uomo si abbandona... Giovanni, infatti, poserà la testa sul Cuore di Gesù.

La casa si riempì della fragranza di quel profumo. All’inizio del prologo il mondo è indicato come casa, poi Gesù parlerà della Casa del Padre.
L’anima contemplativa è casa di Dio che si riempie della fragranza di quel profumo. Il profumo è l’amore, è la preghiera, è l’adorazione.

Gv 12, 4-8 Giuda l’Iscariota, uno dei suoi discepoli, quello che stava per tradirlo, mugugnò: «Perché non s’è venduto questo profumo per trecento denari e non s’è dato ai poveri?».
Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era ladro e perché, tenendo la borsa, rubava ciò che vi si metteva dentro.
Gesù gli rispose: «Lasciala fare, perché abbia a serbare questo profumo per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avrete sempre con voi; me invece non sempre mi avrete».

Giuda l’iscariota... uomo di Cariota, ma potrebbe anche dire: «sicariota», cioè l’uomo armato di sica, di pugnale. Gli uomini del pugnale sarebbero i guerriglieri, quelli che insorgevano contro i Romani.

...uno dei suoi discepoli, quello che stava per tradirlo... Il tradimento è il voltafaccia dell’amore. Prima il gesto di Maria così stupendo! Opera come la Madonna, senza una parola... Maria prima aveva detto: «Signore, se tu fossi stato qui...». La Madonna a Cana dice: «Fate quello che Gesù vi dirà». Poi il gesto dell’unzione funebre... Non una parola. La Madonna sotto la Croce non dice una parola.

...mugugnò: «Perché non s’è venduto questo profumo per trecento denari e non s’è dato ai poveri?». Il denaro equivale a cinque o seimila lire

...e non s’è dato ai poveri? Ecco la scusa: «Perché non si è dato, perché non darlo ai poveri?».

Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era ladro e perché, tenendo la borsa, rubava ciò che vi si metteva dentro. Questo lo scopriranno dopo. Gesù invece lo sapeva, eppure non ha mai tolto la fiducia a Giuda.

Gesù gli rispose: «Lasciala fare, perché abbia a serbare questo profumo per il giorno della mia sepoltura». È stata un’unzione che ha anticipato la sua sepoltura. Gesù vide il suo corpo già preparato per la morte. Difatti tra i profumi con cui sarà imbalsamato Gesù ci sarà anche quello di Maria. Vedremo pure come Gesù avrà una tunica inconsutile, cioè una tunica da Sommo Sacerdote, tessuta tutta d’un pezzo (cf. Gv 19,23). Questa non poteva essere stata la Madonna a cucirla, a confezionarla, a comperarla perché troppo costosa; probabilmente è un dono delle sorelle di
Betania. La tunica che i soldati non si spartiranno, ma tireranno a sorte (cf. Gv 19,24), simboleggia la Chiesa.

I poveri infatti li avrete sempre con voi; me invece non sempre mi avrete. Qui Gesù accenna alla sua prossima morte. Tutto converge alla sua morte. Egli fa capire come certi gesti di amore concordino con delle occasioni particolari, dopo di che non si ripeteranno più. Le occasioni perdute non si ritrovano più.

Gv 12, 9-11 La gran folla dei Giudei seppe intanto che Gesù era là; e vennero non solamente per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I grandi sacerdoti decisero allora di far morire anche Lazzaro, perché molti Giudei li abbandonavano per causa sua e credevano in Gesù.

La gran folla dei Giudei seppe intanto che Gesù era là. Il gesto di amore di Maria di Betania provoca anche questa diffusione della notizia del Vangelo. L’efficacia delle anime contemplative, la loro preghiera appoggia la diffusione del Vangelo.

E vennero non solamente per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti.
I grandi sacerdoti decisero allora di far morire anche Lazzaro, perché molti Giudei li abbandonavano per causa sua e credevano in Gesù. I Giudei erano gelosi.

Gv 12, 12-16 L’indomani, la gran folla venuta per la festa, sentendo dire che Gesù si recava a Gerusalemme, prese i rami delle palme e gli andò incontro gridando:
«Osanna!
Benedetto colui che viene nel nome del Signore,
il re d’Israele!».
Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra, conforme alle parole della Scrittura:
«Non temere, o figlia di Sion:
ecco venire il tuo re, seduto su un puledro d’asina».
Lì per lì, i suoi discepoli non compresero questo; ma quando Gesù fu glorificato, si ricordarono che tutto ciò era stato scritto di lui, e che gli avevano fatto proprio così.

L’indomani, la gran folla venuta per la festa, sentendo dire che Gesù si recava a Gerusalemme, prese i rami delle palme e gli andò incontro gridando: «Osanna», che equivale a «evviva».
Questo è il terzo episodio: l’ingresso a Gerusalemme.
L’entusiasmo della folla era una manifestazione che si faceva per la festa dei Tabernacoli. Adesso gridano il trionfo di Gesù. Poi grideranno per quattro volte: «a morte».

Benedetto colui che viene nel nome del Signore... Questo versetto è preso dal Salmo 117,26 che acclama a Davide, e anche dal Deutero-Zaccaria (cf. Zc 9,9).

...il re d’Israele! Re! La morte di Gesù è un trionfo della sua regalità. Nel colloquio con Pilato quante volte entra questa parola: Re!

Gesù, trovato un asinello, vi montò sopra, conforme alle parole della Scrittura: «Non temere, o figlia di Sion: ecco venire il tuo re, seduto su un puledro d’asina». La figlia di Sion è il popolo eletto, è la Chiesa.

Lì per lì i suoi discepoli non compresero questo... anzi rimangono scossi perché vedevano l’ingresso trionfale del Messia sempre sotto l’aspetto politico in seguito alla liberazione dai Romani... Un ingresso trionfale, dunque, spettacoloso.
Perché invece Gesù prende un asinello? Perché ha voluto che il suo ingresso non fosse politico (eppure l’accuseranno di questo), non suscitasse l’attenzione dei Romani, ma preludesse all’ingresso trionfale nella Gerusalemme celeste; all’ingresso escatologico. Egli è il Re della pace.

Ma quando Gesù fu glorificato, si ricordarono che tutto ciò era stato scritto di lui, e che gli avevano fatto proprio così.

Gv 12, 17-19 La folla, che era con lui quando aveva chiamato Lazzaro fuori dal sepolcro e lo aveva risuscitato dai morti, gli dava testimonianza. Anche per il fatto di aver saputo che egli aveva compiuto questo segno, la folla gli mosse incontro. I Farisei, allora, dissero tra di loro: «Vedete bene che non si combinerà più nulla; ecco, tutti gli corrono dietro».

La folla, che era con lui quando aveva chiamato Lazzaro fuori dal sepolcro e lo aveva risuscitato dai morti gli dava testimonianza: ne parlava.

Anche per il fatto di aver saputo che egli aveva compiuto questo segno, la folla gli mosse incontro.
Sono due tipi di folla: la gente che era stata con lui, testimone della risurrezione, e formava una piccola folla. E l’altra che ne ha sentito la notizia ed era grande.

I Farisei, allora, dissero tra di loro: «Vedete bene che non si combinerà nulla...». Vedono quasi fallire tutti i loro progetti.

Ecco, tutti gli corrono dietro. L’invidia!
Qui due temi sono in rilievo: la portata universale della morte di Gesù e la regalità che la morte conferisce a Gesù. Ma che senso ha questa morte che è universale? Essa raccoglie in unità i figli di Dio che erano dispersi e fa trionfare, fa splendere la regalità di Gesù.

Gv 12, 20-22 C’erano dei Greci fra i pellegrini che erano saliti per adorare durante la festa. Costoro avvicinarono Filippo, che era di Betsaida in Galilea, e gli rivolsero questa domanda: «Signore, noi vorremmo vedere Gesù». Filippo va a dirlo ad Andrea; Andrea e Filippo vanno a dirlo a Gesù.

C’erano dei Greci: tutti corrono a Gesù, perfino questi Greci che erano pagani.

...fra i pellegrini che erano saliti per adorare durante la festa. Costoro avvicinarono Filippo... Filippo è nome greco e vuol dire «appassionato di cavalli».

...che era di Betsaida in Galilea. La Galilea era zona bilingue dove si parlava l’aramaico e il greco. Difatti i contratti e tutte le fatture commerciali del tempo di Gesù erano redatte in greco. Il greco era la lingua universale, come press’a poco adesso è l’inglese.

E gli rivolsero questa domanda: «Signore, noi vorremmo vedere Gesù». È una domanda che apre l’orizzonte: «Vorremmo vedere». Ecco il desiderio dell’anima umana: vedere Gesù!... Dove lo vedranno questi Greci? Lo vedranno innalzato da terra sulla Croce. La risposta sarà lì.

Filippo va a dirlo ad Andrea. Andrea è un altro nome greco, vuol dire «virile».

Andrea e Filippo vanno a dirlo a Gesù. I discepoli sono mediatori di questa aspirazione dei pagani, di questo desiderio. La nazione, il popolo ebraico entra come nell’ombra. È questo il mistero che ossessionerà S. Paolo: gli ebrei sembrano quasi eclissati da Dio, al loro posto entrano i pagani, la folla immensa dei pagani.

Gv l2, 23-28 Gesù risponde loro:
«È venuta l’ora
in cui il Figlio dell’uomo dev’essere glorificato.
In verità, in verità io vi dico:
se il chicco di frumento non cade per terra e non muore,
resta solo; se invece muore,
porta molto frutto.
Chi ama la propria vita la perde;
e chi odia la propria vita in questo mondo,
la conserverà per la vita eterna.
Chi mi vuol servire, mi segua
e dove sono io, là sarà anche il mio servo.
Se qualcuno mi serve
il Padre mio lo onorerà.
Adesso l’anima mia è turbata.
E che devo dire?
Padre, salvami da quest’ora?
Ma proprio per questo sono venuto a quest’ora!
Padre, glorifica il tuo nome!».
Dal cielo venne allora una voce:
«L’ho glorificato e lo glorificherò ancora».

Gesù risponde loro: «È venuta l’ora...». È l’ora della glorificazione del Padre e del Figlio, è l’ora del giudizio e della salvezza del mondo.

...in cui il Figlio dell’uomo dev’essere glorificato. Che senso ha la morte? Ecco una delle prime risposte di Gesù:

In verità, in verità io vi dico: con certezza assoluta.

Se il chicco di frumento non cade per terra e non muore... Il frumento ricorda l’Eucaristia.

...resta solo; se invece muore, porta molto frutto. Fecondità universale. La frase «porta molto frutto» entrerà ancora nel capitolo 15° quando parlerà ai discepoli.

Chi ama la propria vita la perde: Gesù non ama la propria vita, se stesso, fa quindi dono di se stesso. Bisogna donarsi.

E chi odia la propria vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna: cioè chi rinnega se stesso.
Il nostro amore ha tre dimensioni: verso Dio ed è il più importante e costituisce il massimo comandamento; verso gli altri, e verso noi stessi.
Non occorre spiegare l’amore verso noi stessi perché tutti lo capiscono. Chi amasse esclusivamente se stesso sarebbe peggio di una bestia, chi non amasse se stesso sarebbe un cadavere. C’è una graduatoria nell’amore.

Chi mi vuol servire, mi segua e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Poi dirà: «Io voglio che là dove sono io (è il Cielo) ci siate anche voi» (cf. Gv 14,3).
Essere servo vuol dire appartenere a Gesù. Gesù è il servo per eccellenza, è il servo di Dio, il servo del Padre.

Se qualcuno mi serve, il Padre mio lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata. È la seconda volta che troviamo questo verbo «turbare». Qui è l’anticipazione psicologica del Getsemani. Giovanni non parlerà del Getsemani, dell’agonia, della defigurazione di Gesù prostrato con la faccia a terra, ma anticipa psicologicamente quell’angoscia straziante sofferta da Gesù. C’è un dibattito interiore. Gli evangelisti diranno che provò «spavento e angoscia» (cf. Mc 14,33 e Mt 26,37). Si prova angoscia quando non c’è più soluzione.

E che devo dire? Padre, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono venuto a quest’ora! È l’ora che rivela il vero volto di Dio: l’Amore. Quanto Lui ci ha amato, come amava!

Padre, glorifica il tuo nome! Glorifica equivale a: sia santificato il tuo Nome...
Che senso ha la morte? Il pensiero contemporaneo ha cercato di esplorare e ha dato qualche accenno, ha detto qualche cosa come commento alle parole di Gesù.
Ha cominciato un poeta tedesco: Rainer Maria Rilker, con le sue meditazioni esistenziali sulla morte. Egli dice che la morte ci guarda dalle fessure di tutte le cose. Tutte le cose ci fanno balenare la morte.
Chiama «piccola morte» quella che noi vediamo in un altro; «grande morte» la nostra morte personale. In questa morte, egli scopre la vera vita. Spiega che la morte è come una solitudine esistenziale (pensiero che verrà sviluppato dalla filosofia moderna) perché nella morte noi prendiamo le distanze, possiamo effettivamente vedere il mondo nella sua realtà. Nella morte, cioè, si ha l’intimità assoluta con l’universo.
Un oggetto, quando io lo avvicino troppo alla pupilla non lo vedo più, devo prendere le distanze per vederlo. Orbene, nella morte noi vediamo realmente le cose. Noi lo diciamo con altra espressione: «Alla luce dell’ultima candela si vede bene tutto». Bisogna prendere le distanze! E le distanze si prendono nella morte.
Il fondatore dell’esistenzialismo che deriva da Kierkegaard, Reidegger, ha analizzato tanto questo problema e dice che l’uomo è un essere per la morte. Essere per la morte!
Per i marxisti è un’assurdità la morte. La morte li inchioda. La vita è uno slancio; ed è assurdo che una forza che venga da fuori stronchi questo slancio. Più che assurdo, è cosa ripugnante che la morte ci getti in preda ai vivi, in balia dello sguardo degli altri.
Un altro filosofo dice che la morte non è abolizione della vita, ma è perfezionamento della vita. Ci fa capire che ogni istante è eterno: è la vita eterna. Egli si avvicina molto al pensiero di Gesù: «Chi perde la propria vita, la salva per la vita eterna». Asserisce che senza la morte non varrebbe la spesa di vivere perché tutte le gioie si spegnerebbero. Che cosa varrebbe leggere un libro se avessi tutta l’eternità a disposizione? Rimanderei sempre! Con espressione caratteristica dice: il cielo sarebbe senza stelle, i giardini senza vita, senza fiori, se non ci fosse la morte.
La vita è quindi un valore, ma imperfetto. È nella morte che si tocca la perfezione.

Dal cielo venne allora una voce: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora». Gesù avrà la massima gloria nella morte, perché la morte rivela il volto dell’amore. La morte è amore. Questo è il pensiero che verrà sottolineato da Gesù ed è un pensiero che è una conquista anche della filosofia moderna.

Gv 12, 29-33 La folla che stava lì e che aveva udito, diceva che era stato un colpo di tuono; altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Gesù riprese: «Questa voce si è fatta udire non per me, ma per voi.
Adesso ha luogo la condanna di questo mondo;
adesso il principe di questo mondo sarà precipitato giù.
E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò a me tutti gli uomini».
Diceva questo per indicare di quale morte stava per morire.

La folla che stava lì e che aveva udito, diceva che era un colpo di tuono: una teofania.

Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Ricorda l’Angelo del Getsemani (cf. Lc 22,43).

Gesù riprese: «Questa voce si è fatta udire non per me ma per voi. Adesso ha luogo la condanna di questo mondo; adesso il principe di questo mondo sarà precipitato giù»: il demonio sarà detronizzato.

E io, quando sarò innalzato da terra: quando sarò crocifisso e glorificato...

...attirerò a me tutti gli uomini.
Diceva questo per indicare di quale morte stava per morire. È nella morte che noi incontreremo il Cristo Risorto, che attirerà tutti, anche i pagani, anche i bimbi nati morti, perché è «la Luce che illumina ogni uomo» (cf. Gv 1,9).

Gv 12, 34-36 Gli rispose la folla: «La Legge ci ha insegnato che il Cristo rimane per sempre. Come puoi tu dire: "Bisogna che il Figlio dell’uomo sia innalzato"? Chi è questo Figlio dell’uomo?». Gesù, allora, disse loro:
«La Luce è ancora per poco tempo tra voi.
Camminate mentre avete la Luce
perché non vi sorprendano le tenebre;
chi cammina nelle tenebre non sa dove va.
Finché avete la Luce credete nella Luce
e così diventerete figli della Luce».
Così parlò Gesù; poi se ne andò e si eclissò da loro.

Gli rispose la folla: «La Legge ci ha insegnato che il Cristo rimane per sempre. Come puoi tu dire: "Bisogna che il Figlio dell’uomo sia innalzato"? Chi è questo Figlio dell’uomo?». «Vogliamo vedere Gesù», chiedono i pagani. Dove lo vedranno? Sulla Croce! Lì attirerà tutti gli uomini.

Gesù, allora, disse loro: risponde alla domanda fattagli: «Chi è questo Figlio dell’uomo?».

La Luce è ancora per poco tempo tra voi. Camminate mentre avete la Luce perché non vi sorprendano le tenebre; chi cammina nelle tenebre non sa dove va. Le tenebre sono il peccato.

Finché avete la Luce credete nella Luce...: come insiste Gesù su questa fede!

...e così diventerete figli della Luce.
Così parlò Gesù; poi se ne andò e si eclissò da loro. Gesù si nasconde, quasi si spegnesse la Luce. Adesso Gesù si apparta con i suoi discepoli. Segue la spiegazione di questo mistero dell’incredulità.

Gv 12, 37-41 Benché Gesù avesse fatto tanti segni in loro presenza, non credevano in lui: in tal modo si compiva la parola del profeta Isaia:
«Signore, chi ha creduto alla nostra parola?
e il braccio del Signore, a chi è stato rivelato?».
Non potevano credere perché Isaia aveva anche detto:
«Ha accecato i loro occhi,
ha indurito il loro cuore,
perché i loro occhi non vedano e il loro cuore non comprenda,
così che non si convertano e io non li guarisca».
Questo disse Isaia quando ebbe la visione della sua Gloria e parlò di lui.

Benché Gesù avesse fatto tanti segni in loro presenza, non credevano in lui. Si limitavano a vedere i segni, ma non li leggevano.

In tal modo si compiva la parola del profeta Isaia: «Signore, chi ha creduto alla nostra parola?...». È il lamento del Profeta quando vede l’insuccesso della sua missione.

E il braccio del Signore, a chi è stato rivelato? Il braccio sono le opere del Signore.

Non potevano credere... Qui c’è un’espressione forte: non potevano...

...perché Isaia aveva anche detto: «Ha accecato i loro occhi, ha indurito il loro cuore, perché i loro occhi non vedano e il loro cuore non comprenda, così che non si convertano e io non li guarisca».
Il messaggio di salvezza, per chi lo rifiuta, diventa un messaggio di condanna. La Luce che illumina, acceca chi la rifiuta. Chi rifiuta la Luce impedisce l’azione di Dio che è azione di amore, di conversione e di perdono.

Questo disse Isaia quando ebbe la visione della sua Gloria e parlò di lui. Abramo, Isaia (cf. Is 6, 1-5) videro la Gloria di Dio. I discepoli vedono la Gloria di Gesù. Gli increduli vedono solo i segni, ma non la Gloria.

Gv 12, 42-43 Tuttavia, anche fra i notabili, molti credettero in lui, ma non lo dichiaravano a causa dei Farisei, per non essere scacciati dalla sinagoga; preferivano la gloria degli uomini alla gloria di Dio.

I notabili convertiti cercavano la gloria personale, se stessi. Intanto si è costituito il piccolo gregge dei credenti, i discepoli: Nicodemo, la Samaritana, i Samaritani, l'ex cieco, ecc. Formano il piccolo gregge, il resto d’Israele.

Gv 12, 44-47 Gesù proclamò:
«Chi crede in me,
non crede solo in me
ma in colui che mi ha mandato.
E chi vede me,
vede colui che mi ha mandato.
Io, la Luce, sono venuto nel mondo
perché chiunque crede in me
non resti nelle tenebre.
Se qualcuno ascolta le mie parole e non le pratica,
non sono io a condannarlo,
perché non sono venuto a condannare il mondo,
ma a salvarlo».

Perché chiunque crede in me non resti nelle tenebre. Se qualcuno ascolta le mie parole e non le pratica, non sono io a condannarlo, perché non sono venuto a condannare il mondo. Le tenebre sono la morte, la solitudine esistenziale che ci fa paura.
La morte eterna è la solitudine radicale, l’abisso!

Gv 12, 48-50 «Chi mi rifiuta e non accetta le mie parole,
ha chi lo giudica:
la parola che io ho annunziato
ecco che lo condannerà nell’ultimo giorno.
Perché io non ho parlato per conto mio,
ma il Padre che mi ha mandato, lui stesso mi ha prescritto
ciò che dovevo dire e annunciare.
E io so che il suo comando è Vita eterna.
Le parole che io dico
io perciò le dico
come il Padre me l’ha comandato».

Chi mi rifiuta e non accetta le mie parole, ha chi lo giudica: la parola che io ho annunziato, ecco che lo condannerà nel l’ultimo giorno. Se uno rifiuta la Parola di Dio, questo messaggio di Salvezza si ritorce e diventa messaggio di condanna.

Perché io non ho parlato per conto mio. Ecco l’umiltà di Gesù: non cerca se stesso... non parla per conto proprio.

Ma il Padre che mi ha mandato, lui stesso mi ha prescritto ciò che dovevo dire e annunciare. È l’ «opera» del Padre... «Le tue parole io le ho date loro» (cf. Gv 17, 4 e Cool.

E io so che il suo comando è Vita eterna. L’obbedienza di Gesù è Vita.

E le parole che io dico io perciò le dico come il Padre me l’ha comandato. Termina la sua missione pubblica con una dichiarazione di obbedienza.
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