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Capitolo XV
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Capitolo XV
«IO SONO LA VITE; VOI SIETE I TRALCI»
«Io sono la vite; voi siete i tralci»
1«Io sono la vera Vite
e mio Padre è il vignaiuolo.
2Ogni tralcio che in me non porta frutto
egli lo recide;
e ogni tralcio che porta frutto
lo rimonda
perché ne porti ancora di più.
3Mondi, voi lo siete già
grazie alla parola che io vi ho detta.
4Rimanete in me come io in voi.
Come il tralcio non può da solo portare frutto
se non rimane sulla vite,
così nemmeno voi se non rimanete in me.
5Io sono la Vite;
voi siete i tralci.
Chi rimane in me come io in lui
porta molto frutto;
perché fuori di me voi non potete fare nulla.
6Se qualcuno non rimane in me,
lo si getta via come il tralcio
e si secca;
poi si raccolgono e si buttano nel fuoco
e bruciano.
7Se voi rimanete in me
e se le mie parole rimangono in voi,
chiedete ciò che vorrete
e l’otterrete.
8È la gloria del Padre mio
che voi portiate molto frutto
e voi sarete allora miei discepoli.
9Come il Padre ha amato me,
così io ho amato voi.
Rimanete nel mio amore.
10Se voi fate tesoro dei miei comandamenti
rimarrete nel mio amore,
come io ho fatto tesoro dei comandi del Padre mio
e rimango nel suo amore.
11Vi dico queste cose
perché la mia gioia sia in voi
e la vostra gioia sia perfetta.
12Ecco il mio comandamento:
amatevi gli uni gli altri
come io vi ho amati.
13Non c’è più grande amore
che dare la vita per i propri amici.
14Voi siete miei amici
se fate ciò che io vi comando.
15Io non vi chiamo più servi
perché il servo ignora
ciò che fa il padrone;
io vi chiamo amici
perché tutto ciò che ho appreso dal Padre mio
ve l’ho fatto conoscere.
16Non siete voi che avete scelto me;
sono io che ho scelto voi
e vi ho posti
perché andiate e portiate frutto,
un frutto che rimanga;
allora tutto ciò che domanderete al Padre in nome mio,
egli ve lo concederà.
17Ciò che io vi comando
è di amarvi gli uni gli altri».
«Il mondo vi odia»
18«Se il mondo vi odia
sappiate che ha odiato me prima di voi.
19Se voi foste del mondo,
il mondo amerebbe ciò che è suo;
ma poiché non siete del mondo,
poiché la mia scelta vi ha tirati fuori dal mondo,
il mondo vi odia.
20Ricordatevi della parola che vi ho detto:
il servo non è più grande del suo padrone.
Se hanno perseguitato me,
perseguiteranno anche voi;
se hanno accolto la mia parola,
accoglieranno anche la vostra.
21Ma tutto questo ve lo faranno a causa del mio nome,
perché non conoscono colui che mi ha inviato.
22Se io non fossi venuto,
se non avessi parlato loro
non avrebbero colpa;
ma adesso non hanno scuse al loro peccato.
23Chi odia me, odia anche il Padre mio.
24Se io non avessi fatto, tra loro, opere
che nessun altro ha fatto
non avrebbero colpa;
ma adesso hanno visto
e odiano me e il Padre mio.
25Tutto ciò perché si compia la parola scritta nella loro Legge:
"Mi hanno odiato senza motivo".
26Quando verrà il Paràclito,
che io vi manderò da parte del Padre mio,
lo Spirito di verità che procede dal Padre,
egli mi renderà testimonianza;
27e anche voi mi renderete testimonianza
perché siete con me sin dall’inizio».
*
* *
Il capitolo 15° tratta dell’unione dei discepoli con il Cristo, cioè come essere uniti a Cristo pur restando nel mondo. Siamo uniti come il tralcio è unito alla vite, e restiamo uniti, solo se rimarremo in lui, in Gesù.
Come si comporta il discepolo nel suo cammino? Amando; ma non deve illudersi: deve sapere che il mondo lo odierà perché odia Gesù: «Il mondo mi odia», ha detto Gesù.
Gv 15,1-4 «Io sono la vera Vite
e mio Padre è il vignaiuolo.
Ogni tralcio che in me non porta frutto
egli lo recide;
e ogni tralcio che porta frutto
lo rimonda
perché ne porti ancora di più.
Mondi, voi lo siete già
grazie alla parola che io vi ho detta.
Rimanete in me come io in voi.
Come il tralcio non può da solo portare frutto
se non rimane sulla vite,
così nemmeno voi se non rimanete in me».
Gesù non ci lascia stare. Noi abbiamo delle possibilità immense e attraverso la sofferenza (recide il tralcio), attraverso le potature (rimonda il tralcio), ci costringe a dare di più. Altrimenti, per l’inerzia che abbiamo in noi, non andremmo avanti.
Mondi, voi lo siete già grazie alla parola che vi ho detta. La parola di Gesù purifica, rende mondi, rende puri.
Rimanete in me... Dipende da noi rimanere.
... come io in voi. Come il tralcio non può da solo portare frutto se non rimane sulla vite, così nemmeno voi se non rimanete in me. Il verbo rimanere lo ripete 11 volte in questo capitolo.
Gv 15,5-8 «Io sono la Vite;
voi siete i tralci.
Chi rimane in me come io in lui
porta molto frutto;
perché fuori di me voi non potete fare nulla.
Se qualcuno non rimane in me,
lo si getta via come il tralcio
e si secca;
poi si raccolgono e si buttano nel fuoco
e bruciano.
Se voi rimanete in me
e se le mie parole rimangono in voi,
chiedete ciò che vorrete
e l’otterrete.
è la gloria del Padre mio
che voi portiate molto frutto
e voi sarete allora miei discepoli.
Io sono la Vite; voi siete i tralci. Ecco, così, in questo modo vitale si è uniti a Gesù.
Chi rimane in me come io in lui porta molto frutto... Gesù dice «molto».
... perché fuori di me voi non potete fare nulla. Fuori della sua azione, non si fa nulla.
Se qualcuno non rimane in me, lo si getta via come il tralcio e si secca: non ricevendo più la linfa vitale, inaridisce.
Poi si raccolgono e si buttano nel fuoco e bruciano. Questi tralci secchi vanno nel fuoco dell’inferno.
Se voi rimanete in me...: la prima condizione è di rimanere in Lui: «Chi mangia la mia Carne rimane in me» (Gv 6,56). La prima condizione è eucaristica.
... e se le mie parole rimangono in voi...: la seconda condizione è evangelica. Sono due condizioni che dipendono da noi.
...chiedete ciò che vorrete e l’otterrete. Otterrete tutto. Qui Gesù lascia intravedere la forza della preghiera.
È la gloria del Padre mio... Noi dobbiamo essere gloria del Padre.
...che voi portiate molto frutto e voi sarete allora miei discepoli. Si diventa discepoli portando molto frutto; e si porta molto frutto rimanendo uniti a Gesù. S. Paolo nella lettera ai Gàlati dice che il frutto dello Spirito Santo è essenzialmente la gioia (cf. Gal 5,22).
Gv 15,9-11 «Come il Padre ha amato me,
così io ho amato voi.
Rimanete nel mio amore.
Se voi fate tesoro dei miei comandamenti
rimarrete nel mio amore,
come io ho fatto tesoro dei comandi del Padre
mio e rimango nel suo amore.
Vi dico queste cose
perché la mia gioia sia in voi
e la vostra gioia sia perfetta».
Come il Padre ha amato me, così io ho amato voi. E un amore infinito.
Rimanete nel mio amore. L’amore è lo Spirito Santo. Gesù ci chiede questo, ed è un’espressione stupenda: «Ogni giorno rimanete nel mio amore eucaristico e fraterno». Rimanere nell’amore di Gesù è dell’anima claustrale.
Se voi fate tesoro dei miei comandamenti rimarrete nel mio amore, come io ho fatto tesoro dei comandi del Padre mio e rimango nel suo amore. Gesù rimane nell’amore del Padre donandosi per i suoi. Il discepolo rimane nell’amore di Gesù amando i propri fratelli fino a donare la propria vita per loro.
Vi dico questo perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia perfetta. È la gioia cristologica. «Pace» e «gioia» sono le due parole dominanti in questo discorso di Gesù. Non si possono spiegare. Avviene come per la fede: la fede non si può spiegare, la si capisce quando la si possiede. Così capita per la «gioia di Gesù», «la pace di Gesù»! Non ci sono parole che possano tradurre. Si capiscono quando si possiedono.
Gv 15,12-15 «Ecco il mio comandamento:
amatevi gli uni gli altri
come io vi ho amati.
Non c’è più grande amore
che dare la vita per i propri amici.
Voi siete miei amici
se fate ciò che io vi comando.
Io non vi chiamo più servi
perché il servo ignora
ciò che fa il padrone;
io vi chiamo amici
perché tutto ciò che ho appreso dal Padre mio
ve l’ho fatto conoscere».
Ecco il mio comandamento: amatevi gli uni gli altri... Si rimane nell’amore di Gesù, amandoci.
... come io vi ho amati. Il come indica la qualità dell’amore; infatti la quantità non è possibile.
Non c’è più grande amore che dare la vita per i propri amici. Dare la vita, vuol dire morire. Ecco, la morte è il più grande amore. E lì che noi toccheremo il massimo dell’amore: nella morte. Tutta la vita è una preparazione a quel momento finale. In quel momento finale c’è la concentrazione massima di tutta la nostra esistenza. E il momento dell’amore totale. Sarà amore allo stato purissimo.
Voi siete miei amici se fate ciò che io vi comando. Si diventa amici di Gesù mettendo in pratica le sue parole, i suoi comandi.
Io non vi chiamo più servi perché il servo ignora ciò che fa il padrone; io vi chiamo amici... Si è realmente amici di Gesù, perché «chiamare» vuol dire «essere» in realtà. Il nome è la persona.
... perché tutto ciò che ho appreso dal Padre mio ve l’ho fatto conoscere. Gesù ci ha trasmesso tutto. Gesù è l’evangelizzatore per eccellenza. Dunque siamo amici di Gesù, nel significato specifico della parola: cioè oggetto di amore tenerissimo. Nella lingua originale «chiamare» indica che si diventa o lo si è; tutte e due le cose. Lo si diventa se si fa ciò che Gesù ci comanda, e lo si è per il fatto che Gesù ci evangelizza, ci svela i misteri del Padre, ci mette in questa intimità col Padre.
Gv 15,16-17 «Non siete voi che avete scelto me;
sono io che ho scelto voi
e vi ho posti
perché andiate e portiate frutto,
un frutto che rimanga;
allora tutto ciò che domanderete al Padre in nome mio,
egli ve lo concederà.
Ciò che io vi comando
è di amarvi gli uni gli altri».
Non siete voi che avete scelto me; sono io che ho scelto voi... Ogni scelta è preferenza. Perché Gesù ci ha scelto? Per proseguire la sua opera, per continuare la sua missione.
...e vi ho posti perché andiate... Andare! «Il seminatore usci a seminare» (Lc 8,5).
... e portiate frutto, un frutto che rimanga: duraturo, che rimane per la Vita eterna.
Allora tutto ciò che domanderete al Padre in nome mio, egli ve lo concederà. Ritorna il motivo della preghiera che sfocerà poi in tutto il capitolo 17. La preghiera è presentata da Gesù come sorgente di gioia.
Ciò che io vi comando è di amarvi gli uni gli altri. Ci sia l’amore tra discepoli e discepoli. Tra il mondo e i discepoli invece ci sarà l’odio. Di fronte al mondo i discepoli saranno odiati. Ecco la loro situazione esistenziale.
Gv 15,18-21 «Se il mondo vi odia
sappiate che ha odiato me prima di voi.
Se voi foste del mondo,
il mondo amerebbe ciò che è suo;
ma poiché non siete del mondo,
poiché la mia scelta vi ha tirati fuori dal mondo,
il mondo vi odia.
Ricordatevi della parola che vi ho detto:
il servo non è più grande del suo padrone.
Se hanno perseguitato me,
perseguiteranno anche voi;
se hanno accolto la mia parola,
accoglieranno anche la vostra.
Ma tutto questo ve lo faranno a causa del mio nome,
perché non conoscono colui che mi ha inviato».
Se il mondo vi odia, sappiate che ha odiato me prima di voi. Il verbo che noi traduciamo «odiare» in ebraico ha il significato di «non voler vedere». Non c’è da illudersi. Il mondo, cioè chi è nel peccato e nelle tenebre, odia la luce, cioè non la vuole vedere. Noi che siamo figli della luce, che apparteniamo a Gesù, siamo perciò oggetto di odio da parte del mondo.
Se voi foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo. Il mondo effettivamente ama ciò che è suo, che condivide la sua mentalità.
Ma poiché non siete del mondo, poiché la mia scelta vi ha tirati fuori dal mondo, il mondo vi odia. Questa tensione a cui allude Gesù emergerà ancora. Si è nel mondo, si è attirati dal mondo, e nello stesso tempo si è fuori dal mondo: si è in Gesù, attirati da Gesù. È una lacerazione, un conflitto permanente, però vince Gesù.
Ricordatevi della parola che vi ho detto: il servo non è più grande del suo padrone. Identità con Gesù. Il Padre Celeste ci vuol rendere conformi all’immagine del Figlio suo, quindi tutto il Vangelo si realizzerà in ciascuno di noi, tutto!
Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi. Quel «se» è di tipo semitico e sta per «dal momento che» hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi.
Se hanno accolto la mia parola, accoglieranno anche la vostra. Ma tutto questo ve lo faranno a causa del mio nome, a causa mia. Centralità di Gesù. Il nome è la persona.
...perché non conoscono colui che mi ha inviato. Non conoscono il Padre.
Gv 15,22-27 «Se io non fossi venuto,
se non avessi parlato loro
non avrebbero colpa;
ma adesso non hanno scuse al loro peccato.
Chi odia me, odia anche il Padre mio.
Se io non avessi fatto, tra loro, opere
che nessun altro ha fatto,
non avrebbero colpa;
ma adesso hanno visto
e odiano me e il Padre mio.
Tutto ciò perché si compia la parola scritta nella loro Legge:
"Mi hanno odiato senza motivo".
Quando verrà il Paràclito,
che io vi manderò da parte del Padre mio,
lo Spirito di verità che procede dal Padre,
egli mi renderà testimonianza;
e anche voi mi renderete testimonianza
perché siete con me sin dall’inizio».
Se io non fossi venuto, se non avessi parlato loro non avrebbero colpa; ma adesso non hanno scuse al loro peccato. Il peccato è il rifiuto di Dio.
Chi odia me, odia anche il Padre mio. Ecco il peccato: rifiutare Gesù, e quindi Dio.
Se io non avessi fatto, tra loro, opere... Prima ha detto: «Se non avessi parlato loro», cioè prima Gesù annuncia la sua divinità con le parole: «opera invisibilia». Ora dice: «Se non avessi fatto opere», cioè se non avesse affermato le sue parole, la sua divinità, con i segni, le opere: «verba visibilia».
.... che nessun altro ha fatto, non avrebbero colpa; ma adesso hanno visto... Hanno visto queste opere che Giovanni chiama «segni». Essi però non li hanno letti, non li hanno capiti.
.... e odiano me e il Padre mio. Tutto ciò perché si compia la parola scritta nella loro Legge: «Mi hanno odiato senza motivo». L’aveva già detto in precedenza: «senza motivo». E un odio, in apparenza, irragionevole, ma che esplode da un fondo di tenebre e di peccato che rifiuta la luce.
Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò da parte del Padre mio, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza. «Rendere testimonianza» è un verbo caro a S. Giovanni, vuol dire testificherà per me, vi parlerà di me. è lo Spirito Santo che agisce in noi. è il Maestro infallibile! E il profumo dell’anima più intimo a noi che non noi a noi stessi. Dobbiamo coltivare l’amore allo Spirito Santo.
E anche voi mi renderete testimonianza. Con lo Spirito Santo attesterete che il mondo è nella menzogna, nelle tenebre. Per questo il mondo vi odierà perché siete con me fin dall’inizio. Dall’inizio della vita di Gesù. S. Luca dirà: «Siete stati con me, nelle mie prove» (Lc 22,28).
È sempre stato messo alla prova Gesù. Essere con Gesù «sin dall’inizio» vuol dire essere con lui, vuol dire amarlo fin dall’inizio di ogni giorno, soprattutto nelle prime ore del mattino che sono le ore claustralissime del giorno.
«Io sono la vite; voi siete i tralci»
1«Io sono la vera Vite
e mio Padre è il vignaiuolo.
2Ogni tralcio che in me non porta frutto
egli lo recide;
e ogni tralcio che porta frutto
lo rimonda
perché ne porti ancora di più.
3Mondi, voi lo siete già
grazie alla parola che io vi ho detta.
4Rimanete in me come io in voi.
Come il tralcio non può da solo portare frutto
se non rimane sulla vite,
così nemmeno voi se non rimanete in me.
5Io sono la Vite;
voi siete i tralci.
Chi rimane in me come io in lui
porta molto frutto;
perché fuori di me voi non potete fare nulla.
6Se qualcuno non rimane in me,
lo si getta via come il tralcio
e si secca;
poi si raccolgono e si buttano nel fuoco
e bruciano.
7Se voi rimanete in me
e se le mie parole rimangono in voi,
chiedete ciò che vorrete
e l’otterrete.
8È la gloria del Padre mio
che voi portiate molto frutto
e voi sarete allora miei discepoli.
9Come il Padre ha amato me,
così io ho amato voi.
Rimanete nel mio amore.
10Se voi fate tesoro dei miei comandamenti
rimarrete nel mio amore,
come io ho fatto tesoro dei comandi del Padre mio
e rimango nel suo amore.
11Vi dico queste cose
perché la mia gioia sia in voi
e la vostra gioia sia perfetta.
12Ecco il mio comandamento:
amatevi gli uni gli altri
come io vi ho amati.
13Non c’è più grande amore
che dare la vita per i propri amici.
14Voi siete miei amici
se fate ciò che io vi comando.
15Io non vi chiamo più servi
perché il servo ignora
ciò che fa il padrone;
io vi chiamo amici
perché tutto ciò che ho appreso dal Padre mio
ve l’ho fatto conoscere.
16Non siete voi che avete scelto me;
sono io che ho scelto voi
e vi ho posti
perché andiate e portiate frutto,
un frutto che rimanga;
allora tutto ciò che domanderete al Padre in nome mio,
egli ve lo concederà.
17Ciò che io vi comando
è di amarvi gli uni gli altri».
«Il mondo vi odia»
18«Se il mondo vi odia
sappiate che ha odiato me prima di voi.
19Se voi foste del mondo,
il mondo amerebbe ciò che è suo;
ma poiché non siete del mondo,
poiché la mia scelta vi ha tirati fuori dal mondo,
il mondo vi odia.
20Ricordatevi della parola che vi ho detto:
il servo non è più grande del suo padrone.
Se hanno perseguitato me,
perseguiteranno anche voi;
se hanno accolto la mia parola,
accoglieranno anche la vostra.
21Ma tutto questo ve lo faranno a causa del mio nome,
perché non conoscono colui che mi ha inviato.
22Se io non fossi venuto,
se non avessi parlato loro
non avrebbero colpa;
ma adesso non hanno scuse al loro peccato.
23Chi odia me, odia anche il Padre mio.
24Se io non avessi fatto, tra loro, opere
che nessun altro ha fatto
non avrebbero colpa;
ma adesso hanno visto
e odiano me e il Padre mio.
25Tutto ciò perché si compia la parola scritta nella loro Legge:
"Mi hanno odiato senza motivo".
26Quando verrà il Paràclito,
che io vi manderò da parte del Padre mio,
lo Spirito di verità che procede dal Padre,
egli mi renderà testimonianza;
27e anche voi mi renderete testimonianza
perché siete con me sin dall’inizio».
*
* *
Il capitolo 15° tratta dell’unione dei discepoli con il Cristo, cioè come essere uniti a Cristo pur restando nel mondo. Siamo uniti come il tralcio è unito alla vite, e restiamo uniti, solo se rimarremo in lui, in Gesù.
Come si comporta il discepolo nel suo cammino? Amando; ma non deve illudersi: deve sapere che il mondo lo odierà perché odia Gesù: «Il mondo mi odia», ha detto Gesù.
Gv 15,1-4 «Io sono la vera Vite
e mio Padre è il vignaiuolo.
Ogni tralcio che in me non porta frutto
egli lo recide;
e ogni tralcio che porta frutto
lo rimonda
perché ne porti ancora di più.
Mondi, voi lo siete già
grazie alla parola che io vi ho detta.
Rimanete in me come io in voi.
Come il tralcio non può da solo portare frutto
se non rimane sulla vite,
così nemmeno voi se non rimanete in me».
Gesù non ci lascia stare. Noi abbiamo delle possibilità immense e attraverso la sofferenza (recide il tralcio), attraverso le potature (rimonda il tralcio), ci costringe a dare di più. Altrimenti, per l’inerzia che abbiamo in noi, non andremmo avanti.
Mondi, voi lo siete già grazie alla parola che vi ho detta. La parola di Gesù purifica, rende mondi, rende puri.
Rimanete in me... Dipende da noi rimanere.
... come io in voi. Come il tralcio non può da solo portare frutto se non rimane sulla vite, così nemmeno voi se non rimanete in me. Il verbo rimanere lo ripete 11 volte in questo capitolo.
Gv 15,5-8 «Io sono la Vite;
voi siete i tralci.
Chi rimane in me come io in lui
porta molto frutto;
perché fuori di me voi non potete fare nulla.
Se qualcuno non rimane in me,
lo si getta via come il tralcio
e si secca;
poi si raccolgono e si buttano nel fuoco
e bruciano.
Se voi rimanete in me
e se le mie parole rimangono in voi,
chiedete ciò che vorrete
e l’otterrete.
è la gloria del Padre mio
che voi portiate molto frutto
e voi sarete allora miei discepoli.
Io sono la Vite; voi siete i tralci. Ecco, così, in questo modo vitale si è uniti a Gesù.
Chi rimane in me come io in lui porta molto frutto... Gesù dice «molto».
... perché fuori di me voi non potete fare nulla. Fuori della sua azione, non si fa nulla.
Se qualcuno non rimane in me, lo si getta via come il tralcio e si secca: non ricevendo più la linfa vitale, inaridisce.
Poi si raccolgono e si buttano nel fuoco e bruciano. Questi tralci secchi vanno nel fuoco dell’inferno.
Se voi rimanete in me...: la prima condizione è di rimanere in Lui: «Chi mangia la mia Carne rimane in me» (Gv 6,56). La prima condizione è eucaristica.
... e se le mie parole rimangono in voi...: la seconda condizione è evangelica. Sono due condizioni che dipendono da noi.
...chiedete ciò che vorrete e l’otterrete. Otterrete tutto. Qui Gesù lascia intravedere la forza della preghiera.
È la gloria del Padre mio... Noi dobbiamo essere gloria del Padre.
...che voi portiate molto frutto e voi sarete allora miei discepoli. Si diventa discepoli portando molto frutto; e si porta molto frutto rimanendo uniti a Gesù. S. Paolo nella lettera ai Gàlati dice che il frutto dello Spirito Santo è essenzialmente la gioia (cf. Gal 5,22).
Gv 15,9-11 «Come il Padre ha amato me,
così io ho amato voi.
Rimanete nel mio amore.
Se voi fate tesoro dei miei comandamenti
rimarrete nel mio amore,
come io ho fatto tesoro dei comandi del Padre
mio e rimango nel suo amore.
Vi dico queste cose
perché la mia gioia sia in voi
e la vostra gioia sia perfetta».
Come il Padre ha amato me, così io ho amato voi. E un amore infinito.
Rimanete nel mio amore. L’amore è lo Spirito Santo. Gesù ci chiede questo, ed è un’espressione stupenda: «Ogni giorno rimanete nel mio amore eucaristico e fraterno». Rimanere nell’amore di Gesù è dell’anima claustrale.
Se voi fate tesoro dei miei comandamenti rimarrete nel mio amore, come io ho fatto tesoro dei comandi del Padre mio e rimango nel suo amore. Gesù rimane nell’amore del Padre donandosi per i suoi. Il discepolo rimane nell’amore di Gesù amando i propri fratelli fino a donare la propria vita per loro.
Vi dico questo perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia perfetta. È la gioia cristologica. «Pace» e «gioia» sono le due parole dominanti in questo discorso di Gesù. Non si possono spiegare. Avviene come per la fede: la fede non si può spiegare, la si capisce quando la si possiede. Così capita per la «gioia di Gesù», «la pace di Gesù»! Non ci sono parole che possano tradurre. Si capiscono quando si possiedono.
Gv 15,12-15 «Ecco il mio comandamento:
amatevi gli uni gli altri
come io vi ho amati.
Non c’è più grande amore
che dare la vita per i propri amici.
Voi siete miei amici
se fate ciò che io vi comando.
Io non vi chiamo più servi
perché il servo ignora
ciò che fa il padrone;
io vi chiamo amici
perché tutto ciò che ho appreso dal Padre mio
ve l’ho fatto conoscere».
Ecco il mio comandamento: amatevi gli uni gli altri... Si rimane nell’amore di Gesù, amandoci.
... come io vi ho amati. Il come indica la qualità dell’amore; infatti la quantità non è possibile.
Non c’è più grande amore che dare la vita per i propri amici. Dare la vita, vuol dire morire. Ecco, la morte è il più grande amore. E lì che noi toccheremo il massimo dell’amore: nella morte. Tutta la vita è una preparazione a quel momento finale. In quel momento finale c’è la concentrazione massima di tutta la nostra esistenza. E il momento dell’amore totale. Sarà amore allo stato purissimo.
Voi siete miei amici se fate ciò che io vi comando. Si diventa amici di Gesù mettendo in pratica le sue parole, i suoi comandi.
Io non vi chiamo più servi perché il servo ignora ciò che fa il padrone; io vi chiamo amici... Si è realmente amici di Gesù, perché «chiamare» vuol dire «essere» in realtà. Il nome è la persona.
... perché tutto ciò che ho appreso dal Padre mio ve l’ho fatto conoscere. Gesù ci ha trasmesso tutto. Gesù è l’evangelizzatore per eccellenza. Dunque siamo amici di Gesù, nel significato specifico della parola: cioè oggetto di amore tenerissimo. Nella lingua originale «chiamare» indica che si diventa o lo si è; tutte e due le cose. Lo si diventa se si fa ciò che Gesù ci comanda, e lo si è per il fatto che Gesù ci evangelizza, ci svela i misteri del Padre, ci mette in questa intimità col Padre.
Gv 15,16-17 «Non siete voi che avete scelto me;
sono io che ho scelto voi
e vi ho posti
perché andiate e portiate frutto,
un frutto che rimanga;
allora tutto ciò che domanderete al Padre in nome mio,
egli ve lo concederà.
Ciò che io vi comando
è di amarvi gli uni gli altri».
Non siete voi che avete scelto me; sono io che ho scelto voi... Ogni scelta è preferenza. Perché Gesù ci ha scelto? Per proseguire la sua opera, per continuare la sua missione.
...e vi ho posti perché andiate... Andare! «Il seminatore usci a seminare» (Lc 8,5).
... e portiate frutto, un frutto che rimanga: duraturo, che rimane per la Vita eterna.
Allora tutto ciò che domanderete al Padre in nome mio, egli ve lo concederà. Ritorna il motivo della preghiera che sfocerà poi in tutto il capitolo 17. La preghiera è presentata da Gesù come sorgente di gioia.
Ciò che io vi comando è di amarvi gli uni gli altri. Ci sia l’amore tra discepoli e discepoli. Tra il mondo e i discepoli invece ci sarà l’odio. Di fronte al mondo i discepoli saranno odiati. Ecco la loro situazione esistenziale.
Gv 15,18-21 «Se il mondo vi odia
sappiate che ha odiato me prima di voi.
Se voi foste del mondo,
il mondo amerebbe ciò che è suo;
ma poiché non siete del mondo,
poiché la mia scelta vi ha tirati fuori dal mondo,
il mondo vi odia.
Ricordatevi della parola che vi ho detto:
il servo non è più grande del suo padrone.
Se hanno perseguitato me,
perseguiteranno anche voi;
se hanno accolto la mia parola,
accoglieranno anche la vostra.
Ma tutto questo ve lo faranno a causa del mio nome,
perché non conoscono colui che mi ha inviato».
Se il mondo vi odia, sappiate che ha odiato me prima di voi. Il verbo che noi traduciamo «odiare» in ebraico ha il significato di «non voler vedere». Non c’è da illudersi. Il mondo, cioè chi è nel peccato e nelle tenebre, odia la luce, cioè non la vuole vedere. Noi che siamo figli della luce, che apparteniamo a Gesù, siamo perciò oggetto di odio da parte del mondo.
Se voi foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo. Il mondo effettivamente ama ciò che è suo, che condivide la sua mentalità.
Ma poiché non siete del mondo, poiché la mia scelta vi ha tirati fuori dal mondo, il mondo vi odia. Questa tensione a cui allude Gesù emergerà ancora. Si è nel mondo, si è attirati dal mondo, e nello stesso tempo si è fuori dal mondo: si è in Gesù, attirati da Gesù. È una lacerazione, un conflitto permanente, però vince Gesù.
Ricordatevi della parola che vi ho detto: il servo non è più grande del suo padrone. Identità con Gesù. Il Padre Celeste ci vuol rendere conformi all’immagine del Figlio suo, quindi tutto il Vangelo si realizzerà in ciascuno di noi, tutto!
Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi. Quel «se» è di tipo semitico e sta per «dal momento che» hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi.
Se hanno accolto la mia parola, accoglieranno anche la vostra. Ma tutto questo ve lo faranno a causa del mio nome, a causa mia. Centralità di Gesù. Il nome è la persona.
...perché non conoscono colui che mi ha inviato. Non conoscono il Padre.
Gv 15,22-27 «Se io non fossi venuto,
se non avessi parlato loro
non avrebbero colpa;
ma adesso non hanno scuse al loro peccato.
Chi odia me, odia anche il Padre mio.
Se io non avessi fatto, tra loro, opere
che nessun altro ha fatto,
non avrebbero colpa;
ma adesso hanno visto
e odiano me e il Padre mio.
Tutto ciò perché si compia la parola scritta nella loro Legge:
"Mi hanno odiato senza motivo".
Quando verrà il Paràclito,
che io vi manderò da parte del Padre mio,
lo Spirito di verità che procede dal Padre,
egli mi renderà testimonianza;
e anche voi mi renderete testimonianza
perché siete con me sin dall’inizio».
Se io non fossi venuto, se non avessi parlato loro non avrebbero colpa; ma adesso non hanno scuse al loro peccato. Il peccato è il rifiuto di Dio.
Chi odia me, odia anche il Padre mio. Ecco il peccato: rifiutare Gesù, e quindi Dio.
Se io non avessi fatto, tra loro, opere... Prima ha detto: «Se non avessi parlato loro», cioè prima Gesù annuncia la sua divinità con le parole: «opera invisibilia». Ora dice: «Se non avessi fatto opere», cioè se non avesse affermato le sue parole, la sua divinità, con i segni, le opere: «verba visibilia».
.... che nessun altro ha fatto, non avrebbero colpa; ma adesso hanno visto... Hanno visto queste opere che Giovanni chiama «segni». Essi però non li hanno letti, non li hanno capiti.
.... e odiano me e il Padre mio. Tutto ciò perché si compia la parola scritta nella loro Legge: «Mi hanno odiato senza motivo». L’aveva già detto in precedenza: «senza motivo». E un odio, in apparenza, irragionevole, ma che esplode da un fondo di tenebre e di peccato che rifiuta la luce.
Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò da parte del Padre mio, lo Spirito di verità che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza. «Rendere testimonianza» è un verbo caro a S. Giovanni, vuol dire testificherà per me, vi parlerà di me. è lo Spirito Santo che agisce in noi. è il Maestro infallibile! E il profumo dell’anima più intimo a noi che non noi a noi stessi. Dobbiamo coltivare l’amore allo Spirito Santo.
E anche voi mi renderete testimonianza. Con lo Spirito Santo attesterete che il mondo è nella menzogna, nelle tenebre. Per questo il mondo vi odierà perché siete con me fin dall’inizio. Dall’inizio della vita di Gesù. S. Luca dirà: «Siete stati con me, nelle mie prove» (Lc 22,28).
È sempre stato messo alla prova Gesù. Essere con Gesù «sin dall’inizio» vuol dire essere con lui, vuol dire amarlo fin dall’inizio di ogni giorno, soprattutto nelle prime ore del mattino che sono le ore claustralissime del giorno.
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