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Capitolo V
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Capitolo V
IL PARALITICO DI BETESDA
C'era un uomo, malato da trentott'anni
1Dopo di ciò, ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. 2Ora, a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, c'è una piscina, chiamata in ebraico Betesda, che ha cinque portici. 3Sotto quei portici giaceva una folla di infermi, ciechi, zoppi, paralitici, in attesa che l'acqua si muovesse. 4Un angelo del Signore ogni tanto scendeva nella piscina e agitava l'acqua; chi vi entrava per primo, dopo che l'acqua era stata agitata, veniva guarito dalla sua malattia, qualunque fosse. 5C'era lì un uomo, malato da trentott'anni. 6Gesù, vedendolo disteso e sapendo che da molto tempo si trovava in quelle condizioni, gli disse: «Vuoi guarire?». 7Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che, quando l'acqua viene agitata, mi cali nella piscina; così, mentre mi avvio, un altro scende prima di me». 8Gli disse Gesù: «Lèvati, prendi il tuo giaciglio e cammina». 9All'istante, l'uomo si trovò guarito; prese il suo giaciglio e camminava.
Quel giorno, però, era un sabato. 10Dicevano perciò i Giudei al guarito: «È un sabato e non ti è lecito portare via il giaciglio». 11Rispose loro: «Chi mi ha guarito, mi ha detto: "Prendi il tuo giaciglio e cammina"». 12Gli domandarono: «Chi è l'uomo che ti ha detto: "Prendi il tuo giaciglio e cammina"?». 13Ma il guarito non sapeva chi fosse; Gesù era scomparso nella folla che si accalcava in quel posto. 14Più tardi, Gesù lo incontrò nel Tempio e gli disse: «Eccoti guarito; non peccare più perché non ti succeda di peggio». 15L'uomo se ne andò a dire ai Giudei che era Gesù che l'aveva guarito. 16Perciò i Giudei si accanivano contro Gesù perché faceva queste cose di sabato. 17Ma egli ribatté loro: «Il Padre mio lavora sempre e anch'io lavoro». 18Una ragione di più per i Giudei per cercare di ucciderlo, perché non solo violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.
«Il Figlio dà la Vita a chi vuole»
Gesù prese allora la parola e disse loro: 19«In verità, in verità io vi dico, il Figlio da sé non può fare nulla che non veda fare dal Padre; ciò che fa il Padre, lo fa ugualmente il Figlio. 20Poiché il Padre ama il Figlio e gli mostra tutto ciò che fa. Gli mostrerà opere ancora più grandi di queste: voi ne rimarrete stupefatti. 21Come, infatti, il Padre risuscita i morti e li fa rivivere, così il Figlio dà la Vita a chi vuole. 22Poiché il Padre non giudica nessuno: ogni giudizio l'ha rimesso al Figlio, 23così che tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio non onora nemmeno il Padre che l'ha inviato. 24In verità, in verità io vi dico, chi ascolta la mia parola e crede in colui che mi ha inviato ha la Vita eterna e non soggiace a giudizio, ma passa da morte a vita. 25In verità, in verità io vi dico, viene l'ora - e già ci siamo - in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e coloro che l'avranno udita vivranno. 26Come, infatti, il Padre dispone della vita, così ha dato al Figlio di disporne anche lui 27e l'ha costituito giudice sovrano, poiché è Figlio dell'uomo. 28Non meravigliatevi: viene l'ora in cui tutti quelli che giacciono nella tomba ne usciranno all'appello della sua voce; 29coloro che han fatto il bene risorgeranno per la vita; coloro che han fatto il male, per la dannazione. 30Da me, io non posso far nulla. Io giudico secondo ciò che ascolto; e il mio giudizio è giusto perché io non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha inviato.
31Se io do testimonianza a me stesso, la mia testimonianza non vale. 32Un altro mi rende testimonianza e io so che vale la testimonianza che lui mi dà. 33Voi avete mandato a interrogare Giovanni e lui ha reso testimonianza alla Verità. 34Non è che io abbia bisogno della testimonianza di un uomo; se dico questo, lo dico per il vostro bene.
35Giovanni era la lampada che arde e che splende e voi per un istante avete voluto rallegrarvi alla sua luce.
36Per conto mio, io ho una testimonianza più alta di Giovanni: e cioè le opere che il Padre mi ha dato da compiere. Queste stesse opere che io faccio testimoniano che è stato il Padre a inviarmi. 37E il Padre che mi ha inviato mi rende, lui, testimonianza. Voi non avete mai udito la sua voce, voi non avete mai visto il suo volto 38e la sua parola non abita in voi perché non credete a colui che egli ha inviato. 39Voi scrutate le Scritture nelle quali voi pensate di avere la vita eterna; ora sono appunto le Scritture a rendermi testimonianza; 40ma voi non volete venire a me per avere la Vita!
41La gloria io non la tengo dagli uomini. 42D'altronde io vi conosco: in voi non c'è l'amore di Dio. 43Io sono venuto in nome del Padre mio e voi non mi accogliete; basta che un altro venga in nome proprio e voi gli date accoglienza. 44Come potreste credere voi che ricavate la gloria gli uni dagli altri e non avete interesse alcuno alla gloria che viene solo da Dio? 45Non pensate che sia io ad accusarvi al cospetto del Padre. Ad accusarvi sarà Mosè in cui mettete la vostra speranza. 46Poiché se voi credeste a Mosè, credereste anche a me; infatti è di me che lui ha scritto. 47Ma se voi non credete ai suoi scritti, come credereste alle mie parole?».
*
* *
Gv 5,1-4 Dopo di ciò, ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Ora, a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, c'è una piscina, chiamata in ebraico Betesda, che ha cinque portici. Sotto quei portici giaceva una folla di infermi, ciechi, zoppi, paralitici, in attesa che l'acqua si muovesse. Un angelo del Signore ogni tanto scendeva nella piscina e agitava l'acqua; chi vi entrava per primo, dopo che l'acqua era stata agitata, veniva guarito dalla sua malattia, qualunque fosse.
Dopo di ciò… espressione tipica di S. Giovanni.
Ricorreva una festa dei Giudei… probabilmente la festa di Capodanno.
E Gesù salì a Gerusalemme. Ora, a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, c'è una piscina, chiamata in ebraico Betesda… in aramaico: Bet = casa, hèsèd = misericordia: casa della misericordia.
…che ha cinque portici. Gli scavi l'hanno ritrovata esattamente così.
Sotto quei portici giaceva una folla di infermi, ciechi, zoppi, paralitici: sono gli infermi delle profezie messianiche: ciechi, zoppi, paralitici.
Gv 5,5-8 C'era lì un uomo, malato da trentott'anni. Gesù, vedendolo disteso e sapendo che da molto tempo si trovava in quelle condizioni, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che, quando l'acqua viene agitata, mi cali nella piscina; così, mentre mi avvio, un altro scende prima di me». Gli disse Gesù: «Lèvati, prendi il tuo giaciglio e cammina». All'istante, l'uomo si trovò guarito; prese il suo giaciglio e camminava.
Quel giorno, però, era un sabato.
C'era lì un uomo, malato da trentott'anni. Per gli Ebrei il numero ha un simbolismo importantissimo. Basta leggere l'Apocalisse per vedere il simbolismo dei numeri.
Gesù, vedendolo disteso… Vedendolo! È Gesù che guarda; l'iniziativa parte sempre da Gesù.
…e sapendo che da molto tempo si trovava in quelle condizioni… Sapendo: ecco il totalmente Dio: sa tutto e si dona tutto!
Gli disse: «Vuoi guarire?». Dio ha sempre questo rispetto della libertà umana: «Vuoi?».
Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che, quando l'acqua viene agitata, mi cali nella piscina; così, mentre mi avvio, un altro scende prima di me». «Non ho nessuno» è una frase straziante. In altre parole dice che è senza appoggio, senza aiuto, abbandonato da tutti e perciò gli soffiano via il posto.
Gli disse Gesù: «Lèvati…». È un verbo di risurrezione come: àlzati! Il verbo risorgere in greco ha due espressioni. Una vuol dire «rizzarsi in piedi, alzarsi», l'altra vuol dire «svegliarsi dal sonno».
Vedremo che ci sarà un'altra indicazione della Risurrezione: l'Ascensione, l'elevazione, l'innalzamento, cioè la divinizzazione.
Prendi il tuo giaciglio e cammina. Il peccato paralizza. Si può dire che uccide i centri nervosi dell'anima e rende immobili: non si può più far nulla.
All'istante, l'uomo si trovò guarito, prese il suo giaciglio e camminava. Invece la Grazia, la Vita divina, lo Spirito Santo rende pienamente liberi.
Quel giorno però era un sabato. Questo è significativo. La guarigione completa, la risurrezione, sarà nel sabato eterno. Per noi ora la domenica ne è il simbolo, la prefigurazione. Noi siamo avviati verso questa festa finale che ci attende, verso questa festa cosmica, verso questa trasfigurazione del mondo.
Gv 5,10-13 Dicevano perciò i Giudei al guarito: «È un sabato e non ti è lecito portare via il giaciglio». Rispose loro: «Chi mi ha guarito, mi ha detto: "Prendi il tuo giaciglio e cammina"». Gli domandarono: «Chi è l'uomo che ti ha detto: "Prendi il tuo giaciglio e cammina"?». Ma il guarito non sapeva chi fosse; Gesù era scomparso nella folla che si accalcava in quel posto.
È sabato e non ti è lecito portar via il giaciglio. Fra le tante proibizioni assommate alla Legge c'era anche la proibizione, in giorno di sabato, di portare qualche cosa, di fare più di due chilometri di strada.
Gli domandarono: «Chi è l'uomo che ti ha detto: "Prendi il tuo giaciglio e cammina"?». L'uomo che ha avuto questo coraggio di ordinare cosa contraria alla legge? Il malato dice: «Chi mi ha guarito», mette l'accento sulla guarigione. I Giudei, invece, increduli, mettono l'accento su: «Chi ti ha detto: "Prendi il tuo giaciglio e cammina"?», cioè sul fatto che ha violato la legge.
Ma il guarito non sapeva chi fosse; Gesù era scomparso nella folla che si accalcava in quel posto. Dopo un'azione prodigiosa, divina, Gesù si eclissa nell'umiltà. Così pure dopo un'affermazione della sua divinità, Gesù scompare. È l'atteggiamento tipico di Gesù: predilige l'umiltà, il nascondimento.
Gv 5,14-16 Più tardi, Gesù lo incontrò nel Tempio e gli disse: «Eccoti guarito; non peccare più perché non ti succeda di peggio». L'uomo se ne andò a dire ai Giudei che era Gesù che l'aveva guarito. Perciò i Giudei si accanivano contro Gesù perché faceva queste cose di sabato.
Più tardi, Gesù lo incontrò nel Tempio e gli disse: «Eccoti guarito; non peccare più perché non ti succeda di peggio». È qui il «virus» della malattia: il peccato. Il peccato è l'adorazione di se stessi, fino al disprezzo di Dio, fino alla noncuranza di Dio. Il peccato ci distacca da Dio, il peccato ci rende incomunicabili tra noi, il peccato ci aliena la natura tanto che questa diventa ostile.
Nell'autunno, diceva Shelling, la natura piange per un dono perduto. La natura attende, dice S. Paolo, la rivelazione di noi, figli di Dio (cf Rm 8,22) per esserci di nuovo unita. È il peccato che ci disintegra interiormente. I noi c'è luce e tenebre.
I Giudei si accanivano contro Gesù perché faceva queste cose di sabato. Guariva di sabato. Ma Gesù opera la guarigione proprio di sabato perché essa è il primo possesso della risurrezione: e la risurrezione totale sarà nel sabato eterno.
Gv 5,17-18 Ma egli ribatté loro: «Il Padre mio lavora sempre e anch'io lavoro». Una ragione di più per i Giudei per cercare di ucciderlo, perché non solo violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.
Ma egli ribatté loro: «Il Padre mio lavora sempre e anch'io lavoro». Questo lavoro si chiama creazione. Nel sabato eterno ci farà creature nuove, attraverso la risurrezione, la divinizzazione.
Gv 5,19-20 Gesù prese allora la parola e disse loro:
«In verità, in verità io vi dico,
il Figlio da sé non può fare nulla
che non veda fare dal Padre;
ciò che fa il Padre,
lo fa ugualmente il Figlio.
Poiché il Padre ama il Figlio
e gli mostra tutto ciò che fa.
Gli mostrerà opere ancora più grandi di queste:
voi ne rimarrete stupefatti».
Il Figlio da sé non può fare nulla… Dirà anche al versetto 30: «Io non posso fare nulla», cioè dice la sua totale dipendenza dal Padre. Dipendenza, obbedienza totale che non intacca l'uguaglianza, anzi! Questa obbedienza ha un legame, una base: l'amore. Il Padre ama il Figlio.
…che non veda fare dal Padre; questa dichiarazione è anche chiamata la Parabola dell'apprendistato, perché il Figlio opera col Padre, come nella bottega degli artigiani il figlio imita in tutto il padre, nell'imparare il mestiere. Gesù infatti ha detto: «Il Padre mio lavora sempre».
Poiché il Padre ama il Figlio… Ecco il legame dell'obbedienza: l'amore. Più che al comando, è amore alla persona che comanda. Gesù ripeterà questo concetto nel Discorso dell'Ultima Cena: «Perché il mondo sappia che io amo il Padre e che agisco come il Padre mi ha comandato» (cf Gv 14,31).
…e gli mostra tutto ciò che fa. Gli mostrerà opere ancora più grandi di queste: voi ne rimarrete stupefatti. Allude alla Risurrezione, l'opera più grande. S. Paolo userà sempre la parola «Potenza» per indicare l'onnipotenza di Dio nella Risurrezione.
Gv 5,21-23 «Come, infatti, il Padre risuscita i morti
e li fa rivivere,
così il Figlio dà la Vita a chi vuole.
Poiché il Padre non giudica nessuno:
ogni giudizio l'ha rimesso al Figlio,
così che tutti onorino il Figlio
come onorano il Padre.
Chi non onora il Figlio
non onora nemmeno il Padre che l'ha inviato».
Come, infatti, il Padre risuscita i morti e li fa rivivere: cioè li vivifica. Questo verbo è poi applicato alla Spirito Santo. Il Padre dà al Figlio le sue due funzioni principali: il far vivere e il giudicare. Le hanno in comune con lo Spirito Santo.
Così il Figlio dà la Vita a chi vuole. A chi vuole! Ecco la libertà sovrana di Dio. «Non tentare il Signore Dio tuo», dice la Legge. Noi cerchiamo sempre di condizionare Dio; vogliamo costringere Dio ai nostri schemi mentali. Dio ci trascende, dà la vita a chi vuole. La sua libertà sovrana è amore infinito.
Poiché il Padre non giudica nessuno; ogni giudizio l'ha rimesso al Figlio. Ecco le due funzioni: dare la vita, risuscitare e giudicare.
Così che tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio non onora nemmeno il Padre che l'ha inviato. Tutta la nostra vita deve essere una lode di Gloria dei Tre.
Gv 5,24-25 «In verità, in verità io vi dico,
chi ascolta la mia parola
e crede in colui che mi ha inviato
ha la Vita eterna
e non soggiace a giudizio,
ma passa da morte a vita.
In verità, in verità io vi dico,
viene l'ora - e già ci siamo -
in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio
e coloro che l'avranno udita vivranno».
…e crede in colui che mi ha inviato ha la Vita eterna… Gesù vuole che la nostra vita sia continuamente sotto il segno della fede.
…e non soggiace a giudizio, ma passa da morte a vita. Dalla morte spirituale alla Vita divina! Non soggiace alla condanna. Ha la vita di Dio.
In verità, in verità io vi dico, viene l'ora - e già ci siamo - in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio… «Voce», cioè la parola. «Udranno»; quindi il problema del ritorno alla vita da parte dei morti. Adesso c'è una risurrezione iniziale nell'ascolto della Parola di Dio, per cui si passa dalla morte spirituale, dal peccato alla vita. Poi ci sarà, nell'ultimo giorno, la scomparsa definitiva della morte fisica.
…e coloro che l'avranno udita vivranno. Accettare, ricevere questa parola del Signore è la vita.
Gv 5,26-30 «Come, infatti, il Padre dispone della vita,
così ha dato al Figlio di disporne anche lui
e l'ha costituito giudice sovrano,
poiché è Figlio dell'uomo.
Non meravigliatevi:
viene l'ora
in cui tutti quelli che giacciono nella tomba
ne usciranno all'appello della sua voce;
coloro che han fatto il bene
risorgeranno per la vita;
coloro che han fatto il male, per la dannazione.
Da me, io non posso far nulla.
Io giudico secondo ciò che ascolto;
e il mio giudizio è giusto
perché io non cerco la mia volontà,
ma la volontà di colui che mi ha inviato».
Come, infatti, il Padre dispone della vita, così ha dato al Figlio di disporne anche lui. È il Padrone della Vita, ha la vita in sé, è la Vita.
E l'ha costituito giudice sovrano, poiché è Figlio dell'uomo. Come uomo è il giudice nostro.
Non meravigliatevi… Qui si toccano le meraviglie più grandi; e Gesù quasi ci dispone a non essere come folgorati di fronte a tanta bellezza che ci attende.
Io giudico secondo ciò che ascolto: Gesù ascolta il Padre perché il Verbo, «il Verbo era rivolto a Dio» (cf Gv 1,1).
E il mio giudizio è giusto perché io non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha inviato. Gesù ci chiede questa fede: ascolto della sua parla. L'incredulità è il non ascoltare la Parola di Gesù. Ora questa incredulità, questo nostro non ascoltare, indica una mancata volontà di conversione interiore.
Gv 5,31-32 «Se io do testimonianza a me stesso,
la mia testimonianza non vale.
Un altro mi rende testimonianza
e io so che vale
la testimonianza che lui mi dà».
E ora una sfilata di testimonianze.
Se io do testimonianza a me stesso, la mia testimonianza non vale. Se io potessi parlare di me, non mi testimonierei.
Un altro mi rende testimonianza… È il Padre che testimonia Gesù!
…e io so che vale la testimonianza che lui mi dà.
Gv 5,33-35 «Voi avete mandato a interrogare Giovanni
e lui ha reso testimonianza alla Verità.
Non è che io abbia bisogno della testimonianza
di un uomo;
se dico questo, lo dico per il vostro bene.
Giovanni era la lampada che arde e che splende
e voi per un istante avete voluto rallegrarvi
alla sua luce».
Voi avete mandato a interrogare Giovanni…: con l'ambasceria ufficiale che venne da Gerusalemme.
…e lui ha reso testimonianza alla Verità. La Verità è Gesù.
Non è che io abbia bisogno della testimonianza di un uomo; se dico questo, lo dico per il vostro bene. Ogni parola di Gesù è per il nostro bene.
Giovanni era la lampada che arde e che splende… Una bellissima definizione che è un programma di vita: una lampada! Dipende dal cuore. Per essere luce bisogna avere il cuore luminoso, che arde di luce interiore e che splende di luce esteriore.
E voi per un istante avete voluto rallegrarvi alla sua luce. Solo un istante fugace; mentre bisognerebbe che tutte le anime che ci avvicinano si rallegrassero continuamente alla nostra luce.
Gv 5,36 «Per conto mio, io ho una testimonianza
più alta di Giovanni:
e cioè le opere che il Padre mi ha dato da compiere.
Queste stesse opere che io faccio
testimoniano che è stato il Padre a inviarmi».
Gesù ha una testimonianza superiore a quella di Giovanni; e le opere che egli compie, le compie perché è un tutt'uno col Padre.
Il Bultmann ha definito così le opere di Gesù: «Opera Jesu sunt verba visibilia», le opere di Gesù sono parole che si vedono. «Verba Jesu sunt opera invisibilia», le parole di Gesù, invece, sono opere invisibili, che non si vedono. Quindi opere e parole si equivalgono, sono segni, indicazioni di una realtà profonda.
Queste stesse opere che io faccio testimoniano che è stato il Padre a inviarmi.
Gv 5,37-38 «E il Padre che mi ha inviato
mi rende, lui, testimonianza.
Voi non avete mai udito la sua voce,
voi non avete mai visto il suo volto
e la sua parola non abita in voi
perché non credete
a colui che egli ha inviato».
E il Padre che mi ha inviato mi rende, lui, testimonianza. Sono gli interventi di Dio nella storia del suo popolo. S. Paolo parla di una preparazione storica fatta da Dio a suo Figlio (cf Lettera ai Romani) e anche S. Giovanni nel Prologo l'accenna (cf Gv 1, 1-10). Questa preparazione storica, e l'intervento di Dio in favore del popolo eletto, sono chiamati nell'Esodo «le meraviglie».
Voi non avete mai udito la sua voce… la voce inesprimibile del Padre.
Voi non avete mai visto il suo volto… È il sogno dell'umanità vedere il volto di Dio! Gli Ebrei cantavano nel Salmo 41 (versetto 2): «Quando vedrò il tuo volto?». Per loro la massima manifestazione di Dio era nel Tempio. È il sogno dell'amore vedere il volto della persona amata.
E la sua parola non abita in voi perché non credete a colui che egli ha inviato. Gesù spiega: Ecco perché non ricevete la mia parola, non l'accettate, non l'ascoltate perché non credete. È la testimonianza che Gesù dà al Padre perché Gesù parla anche come testimone. Il Figlio dell'uomo ha visto il volto del Padre.
Nella prima lettera, Giovanni dice che il fare abitualmente il peccato rivela mancanza e crisi di fede (cf 1Gv 5). Come è vero! E difatti ha questa espressione: «Chi dice: "Io lo conosco" e non osserva i suoi comandamenti, è un bugiardo, e in lui non c'è la verità» (1Gv 4); e anche «Colui che non ama non ha conosciuto Iddio» (1Gv 4,9), cioè non ha la fede.
Gv 5,39-40 «Voi scrutate le Scritture
nelle quali voi pensate di avere la vita eterna;
ora sono appunto le Scritture a rendermi testimonianza;
ma voi non volete venire a me
per avere la Vita!».
Voi scrutate le Scritture nelle quali voi pensate di avere la vita eterna… È cosa giusta; e Gesù lo conferma: ora sono appunto le Scritture a rendermi testimonianza. Testimonianza è una parola-chiave in San Giovanni. E poi Gesù dice con tristezza:
Ma voi non volete venire a me… Non volete! È il peccato del rifiuto di credere, è il cosiddetto «peccato del mondo». Questa incredulità, questo rifiutare di credere, questo non volere ascoltare Gesù, viene anche giustificato in maniera razionale. Una giustificazione razionale si oppone alla fede. Vedremo al capitolo 6°, quello che l'uomo fa continuamente. Gesù ha già detto: «Perché le tenebre odiano la luce? Perché la luce rivela le loro opere malvagie» (cf Gv 3, 19-21). La radice di questo rifiuto è la colpa, il peccato che ottenebra.
…per avere la Vita! Il fatto di rifiutare Dio rivela la libertà dell'uomo che può rifiutare; e nello stesso tempo il mistero dell'azione salvifica di Dio.
Gv 5,41-44 «La gloria io non la tengo dagli uomini.
D'altronde io vi conosco:
in voi non c'è l'amore di Dio.
Io sono venuto in nome del Padre mio
e voi non mi accogliete;
basta che un altro venga in nome proprio
e voi gli date accoglienza.
Come potreste credere
voi che ricavate la gloria gli uni dagli altri
e non avete interesse alcuno
alla gloria che viene solo da Dio?».
La gloria io non la tengo dagli uomini. Noi invece siamo avidissimi di gloria umana.
Basta che un altro venga in nome proprio e voi gli date accoglienza. Sembra strano, ma è così. Se uno viene in nome proprio, parla di se stesso, subito viene accolto, applaudito.
Come potreste avere la fede?… Veramente equivale al verbo «credere», perché il sostantivo «fede» Giovanni non lo usa mai, quindi: «Come potreste credere?».
…voi che ricavate la gloria gli uni dagli altri e non avete interesse alcuno alla gloria che viene solo da Dio? È l'adorazione continua di se stessi.
Gv 5,45-47 «Non pensate che sia io ad accusarvi al cospetto del Padre.
Ad accusarvi sarà Mosè
in cui mettete la vostra speranza.
Poiché se voi credeste a Mosè,
credereste anche a me;
infatti è di me che lui ha scritto.
Ma se voi non credete ai suoi scritti,
come credereste alle mie parole?».
Non pensate che sia io ad accusarvi al cospetto del Padre. Ad accusarvi sarà Mosè… Ecco, proprio la S. Scrittura li accuserà.
…in cui mettete la vostra speranza. Poiché se voi credeste a Mosè, credereste anche a me. Nella parabola del ricco e dei cinque fratelli, il ricco dice: «Manda uno dei morti ad avvertire i miei fratelli che non vengano a finire qui» (cf Lc 16, 27-28). C'è da notare come il ricco è solo, nell'abisso, nella solitudine. Lazzaro (= Azar El, Dio sorregge, Dio aiuta), invece, è in comunità, in seno ad Abramo perché il Cielo è amore comune. Abramo risponde: «Hanno Mosè e i profeti; li ascoltino» (cf Lc 16,29). Se non credono, il miracolo non dà la fede, se non c'è la conversione del cuore, non può fiorire la fede.
Poiché se voi credeste a Mosè, credereste anche a me; infatti è di me che lui ha scritto. Tutto l'Antico Testamento è cristocentrico, parla del Cristo. Quindi ogni libro dell'Antico Testamento bisogna vederlo in questa Teologia Cristocentrica.
Ma se voi non credete ai suoi scritti, come credereste alle mie parole? Si sente in questo interrogativo Gesù che bussa alla porta del cuore, che ci interpella. Dio ci interroga sempre. Noi abbiamo paura di rivolgerci delle domande, di esplorare il nostro interno. È lui che ci interpella e ci interroga sempre: dalla prima caduta: «Adamo, Adamo, dove sei?» (cf Gn 3,9).
C'era un uomo, malato da trentott'anni
1Dopo di ciò, ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. 2Ora, a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, c'è una piscina, chiamata in ebraico Betesda, che ha cinque portici. 3Sotto quei portici giaceva una folla di infermi, ciechi, zoppi, paralitici, in attesa che l'acqua si muovesse. 4Un angelo del Signore ogni tanto scendeva nella piscina e agitava l'acqua; chi vi entrava per primo, dopo che l'acqua era stata agitata, veniva guarito dalla sua malattia, qualunque fosse. 5C'era lì un uomo, malato da trentott'anni. 6Gesù, vedendolo disteso e sapendo che da molto tempo si trovava in quelle condizioni, gli disse: «Vuoi guarire?». 7Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che, quando l'acqua viene agitata, mi cali nella piscina; così, mentre mi avvio, un altro scende prima di me». 8Gli disse Gesù: «Lèvati, prendi il tuo giaciglio e cammina». 9All'istante, l'uomo si trovò guarito; prese il suo giaciglio e camminava.
Quel giorno, però, era un sabato. 10Dicevano perciò i Giudei al guarito: «È un sabato e non ti è lecito portare via il giaciglio». 11Rispose loro: «Chi mi ha guarito, mi ha detto: "Prendi il tuo giaciglio e cammina"». 12Gli domandarono: «Chi è l'uomo che ti ha detto: "Prendi il tuo giaciglio e cammina"?». 13Ma il guarito non sapeva chi fosse; Gesù era scomparso nella folla che si accalcava in quel posto. 14Più tardi, Gesù lo incontrò nel Tempio e gli disse: «Eccoti guarito; non peccare più perché non ti succeda di peggio». 15L'uomo se ne andò a dire ai Giudei che era Gesù che l'aveva guarito. 16Perciò i Giudei si accanivano contro Gesù perché faceva queste cose di sabato. 17Ma egli ribatté loro: «Il Padre mio lavora sempre e anch'io lavoro». 18Una ragione di più per i Giudei per cercare di ucciderlo, perché non solo violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.
«Il Figlio dà la Vita a chi vuole»
Gesù prese allora la parola e disse loro: 19«In verità, in verità io vi dico, il Figlio da sé non può fare nulla che non veda fare dal Padre; ciò che fa il Padre, lo fa ugualmente il Figlio. 20Poiché il Padre ama il Figlio e gli mostra tutto ciò che fa. Gli mostrerà opere ancora più grandi di queste: voi ne rimarrete stupefatti. 21Come, infatti, il Padre risuscita i morti e li fa rivivere, così il Figlio dà la Vita a chi vuole. 22Poiché il Padre non giudica nessuno: ogni giudizio l'ha rimesso al Figlio, 23così che tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio non onora nemmeno il Padre che l'ha inviato. 24In verità, in verità io vi dico, chi ascolta la mia parola e crede in colui che mi ha inviato ha la Vita eterna e non soggiace a giudizio, ma passa da morte a vita. 25In verità, in verità io vi dico, viene l'ora - e già ci siamo - in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e coloro che l'avranno udita vivranno. 26Come, infatti, il Padre dispone della vita, così ha dato al Figlio di disporne anche lui 27e l'ha costituito giudice sovrano, poiché è Figlio dell'uomo. 28Non meravigliatevi: viene l'ora in cui tutti quelli che giacciono nella tomba ne usciranno all'appello della sua voce; 29coloro che han fatto il bene risorgeranno per la vita; coloro che han fatto il male, per la dannazione. 30Da me, io non posso far nulla. Io giudico secondo ciò che ascolto; e il mio giudizio è giusto perché io non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha inviato.
31Se io do testimonianza a me stesso, la mia testimonianza non vale. 32Un altro mi rende testimonianza e io so che vale la testimonianza che lui mi dà. 33Voi avete mandato a interrogare Giovanni e lui ha reso testimonianza alla Verità. 34Non è che io abbia bisogno della testimonianza di un uomo; se dico questo, lo dico per il vostro bene.
35Giovanni era la lampada che arde e che splende e voi per un istante avete voluto rallegrarvi alla sua luce.
36Per conto mio, io ho una testimonianza più alta di Giovanni: e cioè le opere che il Padre mi ha dato da compiere. Queste stesse opere che io faccio testimoniano che è stato il Padre a inviarmi. 37E il Padre che mi ha inviato mi rende, lui, testimonianza. Voi non avete mai udito la sua voce, voi non avete mai visto il suo volto 38e la sua parola non abita in voi perché non credete a colui che egli ha inviato. 39Voi scrutate le Scritture nelle quali voi pensate di avere la vita eterna; ora sono appunto le Scritture a rendermi testimonianza; 40ma voi non volete venire a me per avere la Vita!
41La gloria io non la tengo dagli uomini. 42D'altronde io vi conosco: in voi non c'è l'amore di Dio. 43Io sono venuto in nome del Padre mio e voi non mi accogliete; basta che un altro venga in nome proprio e voi gli date accoglienza. 44Come potreste credere voi che ricavate la gloria gli uni dagli altri e non avete interesse alcuno alla gloria che viene solo da Dio? 45Non pensate che sia io ad accusarvi al cospetto del Padre. Ad accusarvi sarà Mosè in cui mettete la vostra speranza. 46Poiché se voi credeste a Mosè, credereste anche a me; infatti è di me che lui ha scritto. 47Ma se voi non credete ai suoi scritti, come credereste alle mie parole?».
*
* *
Gv 5,1-4 Dopo di ciò, ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Ora, a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, c'è una piscina, chiamata in ebraico Betesda, che ha cinque portici. Sotto quei portici giaceva una folla di infermi, ciechi, zoppi, paralitici, in attesa che l'acqua si muovesse. Un angelo del Signore ogni tanto scendeva nella piscina e agitava l'acqua; chi vi entrava per primo, dopo che l'acqua era stata agitata, veniva guarito dalla sua malattia, qualunque fosse.
Dopo di ciò… espressione tipica di S. Giovanni.
Ricorreva una festa dei Giudei… probabilmente la festa di Capodanno.
E Gesù salì a Gerusalemme. Ora, a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, c'è una piscina, chiamata in ebraico Betesda… in aramaico: Bet = casa, hèsèd = misericordia: casa della misericordia.
…che ha cinque portici. Gli scavi l'hanno ritrovata esattamente così.
Sotto quei portici giaceva una folla di infermi, ciechi, zoppi, paralitici: sono gli infermi delle profezie messianiche: ciechi, zoppi, paralitici.
Gv 5,5-8 C'era lì un uomo, malato da trentott'anni. Gesù, vedendolo disteso e sapendo che da molto tempo si trovava in quelle condizioni, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che, quando l'acqua viene agitata, mi cali nella piscina; così, mentre mi avvio, un altro scende prima di me». Gli disse Gesù: «Lèvati, prendi il tuo giaciglio e cammina». All'istante, l'uomo si trovò guarito; prese il suo giaciglio e camminava.
Quel giorno, però, era un sabato.
C'era lì un uomo, malato da trentott'anni. Per gli Ebrei il numero ha un simbolismo importantissimo. Basta leggere l'Apocalisse per vedere il simbolismo dei numeri.
Gesù, vedendolo disteso… Vedendolo! È Gesù che guarda; l'iniziativa parte sempre da Gesù.
…e sapendo che da molto tempo si trovava in quelle condizioni… Sapendo: ecco il totalmente Dio: sa tutto e si dona tutto!
Gli disse: «Vuoi guarire?». Dio ha sempre questo rispetto della libertà umana: «Vuoi?».
Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che, quando l'acqua viene agitata, mi cali nella piscina; così, mentre mi avvio, un altro scende prima di me». «Non ho nessuno» è una frase straziante. In altre parole dice che è senza appoggio, senza aiuto, abbandonato da tutti e perciò gli soffiano via il posto.
Gli disse Gesù: «Lèvati…». È un verbo di risurrezione come: àlzati! Il verbo risorgere in greco ha due espressioni. Una vuol dire «rizzarsi in piedi, alzarsi», l'altra vuol dire «svegliarsi dal sonno».
Vedremo che ci sarà un'altra indicazione della Risurrezione: l'Ascensione, l'elevazione, l'innalzamento, cioè la divinizzazione.
Prendi il tuo giaciglio e cammina. Il peccato paralizza. Si può dire che uccide i centri nervosi dell'anima e rende immobili: non si può più far nulla.
All'istante, l'uomo si trovò guarito, prese il suo giaciglio e camminava. Invece la Grazia, la Vita divina, lo Spirito Santo rende pienamente liberi.
Quel giorno però era un sabato. Questo è significativo. La guarigione completa, la risurrezione, sarà nel sabato eterno. Per noi ora la domenica ne è il simbolo, la prefigurazione. Noi siamo avviati verso questa festa finale che ci attende, verso questa festa cosmica, verso questa trasfigurazione del mondo.
Gv 5,10-13 Dicevano perciò i Giudei al guarito: «È un sabato e non ti è lecito portare via il giaciglio». Rispose loro: «Chi mi ha guarito, mi ha detto: "Prendi il tuo giaciglio e cammina"». Gli domandarono: «Chi è l'uomo che ti ha detto: "Prendi il tuo giaciglio e cammina"?». Ma il guarito non sapeva chi fosse; Gesù era scomparso nella folla che si accalcava in quel posto.
È sabato e non ti è lecito portar via il giaciglio. Fra le tante proibizioni assommate alla Legge c'era anche la proibizione, in giorno di sabato, di portare qualche cosa, di fare più di due chilometri di strada.
Gli domandarono: «Chi è l'uomo che ti ha detto: "Prendi il tuo giaciglio e cammina"?». L'uomo che ha avuto questo coraggio di ordinare cosa contraria alla legge? Il malato dice: «Chi mi ha guarito», mette l'accento sulla guarigione. I Giudei, invece, increduli, mettono l'accento su: «Chi ti ha detto: "Prendi il tuo giaciglio e cammina"?», cioè sul fatto che ha violato la legge.
Ma il guarito non sapeva chi fosse; Gesù era scomparso nella folla che si accalcava in quel posto. Dopo un'azione prodigiosa, divina, Gesù si eclissa nell'umiltà. Così pure dopo un'affermazione della sua divinità, Gesù scompare. È l'atteggiamento tipico di Gesù: predilige l'umiltà, il nascondimento.
Gv 5,14-16 Più tardi, Gesù lo incontrò nel Tempio e gli disse: «Eccoti guarito; non peccare più perché non ti succeda di peggio». L'uomo se ne andò a dire ai Giudei che era Gesù che l'aveva guarito. Perciò i Giudei si accanivano contro Gesù perché faceva queste cose di sabato.
Più tardi, Gesù lo incontrò nel Tempio e gli disse: «Eccoti guarito; non peccare più perché non ti succeda di peggio». È qui il «virus» della malattia: il peccato. Il peccato è l'adorazione di se stessi, fino al disprezzo di Dio, fino alla noncuranza di Dio. Il peccato ci distacca da Dio, il peccato ci rende incomunicabili tra noi, il peccato ci aliena la natura tanto che questa diventa ostile.
Nell'autunno, diceva Shelling, la natura piange per un dono perduto. La natura attende, dice S. Paolo, la rivelazione di noi, figli di Dio (cf Rm 8,22) per esserci di nuovo unita. È il peccato che ci disintegra interiormente. I noi c'è luce e tenebre.
I Giudei si accanivano contro Gesù perché faceva queste cose di sabato. Guariva di sabato. Ma Gesù opera la guarigione proprio di sabato perché essa è il primo possesso della risurrezione: e la risurrezione totale sarà nel sabato eterno.
Gv 5,17-18 Ma egli ribatté loro: «Il Padre mio lavora sempre e anch'io lavoro». Una ragione di più per i Giudei per cercare di ucciderlo, perché non solo violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.
Ma egli ribatté loro: «Il Padre mio lavora sempre e anch'io lavoro». Questo lavoro si chiama creazione. Nel sabato eterno ci farà creature nuove, attraverso la risurrezione, la divinizzazione.
Gv 5,19-20 Gesù prese allora la parola e disse loro:
«In verità, in verità io vi dico,
il Figlio da sé non può fare nulla
che non veda fare dal Padre;
ciò che fa il Padre,
lo fa ugualmente il Figlio.
Poiché il Padre ama il Figlio
e gli mostra tutto ciò che fa.
Gli mostrerà opere ancora più grandi di queste:
voi ne rimarrete stupefatti».
Il Figlio da sé non può fare nulla… Dirà anche al versetto 30: «Io non posso fare nulla», cioè dice la sua totale dipendenza dal Padre. Dipendenza, obbedienza totale che non intacca l'uguaglianza, anzi! Questa obbedienza ha un legame, una base: l'amore. Il Padre ama il Figlio.
…che non veda fare dal Padre; questa dichiarazione è anche chiamata la Parabola dell'apprendistato, perché il Figlio opera col Padre, come nella bottega degli artigiani il figlio imita in tutto il padre, nell'imparare il mestiere. Gesù infatti ha detto: «Il Padre mio lavora sempre».
Poiché il Padre ama il Figlio… Ecco il legame dell'obbedienza: l'amore. Più che al comando, è amore alla persona che comanda. Gesù ripeterà questo concetto nel Discorso dell'Ultima Cena: «Perché il mondo sappia che io amo il Padre e che agisco come il Padre mi ha comandato» (cf Gv 14,31).
…e gli mostra tutto ciò che fa. Gli mostrerà opere ancora più grandi di queste: voi ne rimarrete stupefatti. Allude alla Risurrezione, l'opera più grande. S. Paolo userà sempre la parola «Potenza» per indicare l'onnipotenza di Dio nella Risurrezione.
Gv 5,21-23 «Come, infatti, il Padre risuscita i morti
e li fa rivivere,
così il Figlio dà la Vita a chi vuole.
Poiché il Padre non giudica nessuno:
ogni giudizio l'ha rimesso al Figlio,
così che tutti onorino il Figlio
come onorano il Padre.
Chi non onora il Figlio
non onora nemmeno il Padre che l'ha inviato».
Come, infatti, il Padre risuscita i morti e li fa rivivere: cioè li vivifica. Questo verbo è poi applicato alla Spirito Santo. Il Padre dà al Figlio le sue due funzioni principali: il far vivere e il giudicare. Le hanno in comune con lo Spirito Santo.
Così il Figlio dà la Vita a chi vuole. A chi vuole! Ecco la libertà sovrana di Dio. «Non tentare il Signore Dio tuo», dice la Legge. Noi cerchiamo sempre di condizionare Dio; vogliamo costringere Dio ai nostri schemi mentali. Dio ci trascende, dà la vita a chi vuole. La sua libertà sovrana è amore infinito.
Poiché il Padre non giudica nessuno; ogni giudizio l'ha rimesso al Figlio. Ecco le due funzioni: dare la vita, risuscitare e giudicare.
Così che tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio non onora nemmeno il Padre che l'ha inviato. Tutta la nostra vita deve essere una lode di Gloria dei Tre.
Gv 5,24-25 «In verità, in verità io vi dico,
chi ascolta la mia parola
e crede in colui che mi ha inviato
ha la Vita eterna
e non soggiace a giudizio,
ma passa da morte a vita.
In verità, in verità io vi dico,
viene l'ora - e già ci siamo -
in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio
e coloro che l'avranno udita vivranno».
…e crede in colui che mi ha inviato ha la Vita eterna… Gesù vuole che la nostra vita sia continuamente sotto il segno della fede.
…e non soggiace a giudizio, ma passa da morte a vita. Dalla morte spirituale alla Vita divina! Non soggiace alla condanna. Ha la vita di Dio.
In verità, in verità io vi dico, viene l'ora - e già ci siamo - in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio… «Voce», cioè la parola. «Udranno»; quindi il problema del ritorno alla vita da parte dei morti. Adesso c'è una risurrezione iniziale nell'ascolto della Parola di Dio, per cui si passa dalla morte spirituale, dal peccato alla vita. Poi ci sarà, nell'ultimo giorno, la scomparsa definitiva della morte fisica.
…e coloro che l'avranno udita vivranno. Accettare, ricevere questa parola del Signore è la vita.
Gv 5,26-30 «Come, infatti, il Padre dispone della vita,
così ha dato al Figlio di disporne anche lui
e l'ha costituito giudice sovrano,
poiché è Figlio dell'uomo.
Non meravigliatevi:
viene l'ora
in cui tutti quelli che giacciono nella tomba
ne usciranno all'appello della sua voce;
coloro che han fatto il bene
risorgeranno per la vita;
coloro che han fatto il male, per la dannazione.
Da me, io non posso far nulla.
Io giudico secondo ciò che ascolto;
e il mio giudizio è giusto
perché io non cerco la mia volontà,
ma la volontà di colui che mi ha inviato».
Come, infatti, il Padre dispone della vita, così ha dato al Figlio di disporne anche lui. È il Padrone della Vita, ha la vita in sé, è la Vita.
E l'ha costituito giudice sovrano, poiché è Figlio dell'uomo. Come uomo è il giudice nostro.
Non meravigliatevi… Qui si toccano le meraviglie più grandi; e Gesù quasi ci dispone a non essere come folgorati di fronte a tanta bellezza che ci attende.
Io giudico secondo ciò che ascolto: Gesù ascolta il Padre perché il Verbo, «il Verbo era rivolto a Dio» (cf Gv 1,1).
E il mio giudizio è giusto perché io non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha inviato. Gesù ci chiede questa fede: ascolto della sua parla. L'incredulità è il non ascoltare la Parola di Gesù. Ora questa incredulità, questo nostro non ascoltare, indica una mancata volontà di conversione interiore.
Gv 5,31-32 «Se io do testimonianza a me stesso,
la mia testimonianza non vale.
Un altro mi rende testimonianza
e io so che vale
la testimonianza che lui mi dà».
E ora una sfilata di testimonianze.
Se io do testimonianza a me stesso, la mia testimonianza non vale. Se io potessi parlare di me, non mi testimonierei.
Un altro mi rende testimonianza… È il Padre che testimonia Gesù!
…e io so che vale la testimonianza che lui mi dà.
Gv 5,33-35 «Voi avete mandato a interrogare Giovanni
e lui ha reso testimonianza alla Verità.
Non è che io abbia bisogno della testimonianza
di un uomo;
se dico questo, lo dico per il vostro bene.
Giovanni era la lampada che arde e che splende
e voi per un istante avete voluto rallegrarvi
alla sua luce».
Voi avete mandato a interrogare Giovanni…: con l'ambasceria ufficiale che venne da Gerusalemme.
…e lui ha reso testimonianza alla Verità. La Verità è Gesù.
Non è che io abbia bisogno della testimonianza di un uomo; se dico questo, lo dico per il vostro bene. Ogni parola di Gesù è per il nostro bene.
Giovanni era la lampada che arde e che splende… Una bellissima definizione che è un programma di vita: una lampada! Dipende dal cuore. Per essere luce bisogna avere il cuore luminoso, che arde di luce interiore e che splende di luce esteriore.
E voi per un istante avete voluto rallegrarvi alla sua luce. Solo un istante fugace; mentre bisognerebbe che tutte le anime che ci avvicinano si rallegrassero continuamente alla nostra luce.
Gv 5,36 «Per conto mio, io ho una testimonianza
più alta di Giovanni:
e cioè le opere che il Padre mi ha dato da compiere.
Queste stesse opere che io faccio
testimoniano che è stato il Padre a inviarmi».
Gesù ha una testimonianza superiore a quella di Giovanni; e le opere che egli compie, le compie perché è un tutt'uno col Padre.
Il Bultmann ha definito così le opere di Gesù: «Opera Jesu sunt verba visibilia», le opere di Gesù sono parole che si vedono. «Verba Jesu sunt opera invisibilia», le parole di Gesù, invece, sono opere invisibili, che non si vedono. Quindi opere e parole si equivalgono, sono segni, indicazioni di una realtà profonda.
Queste stesse opere che io faccio testimoniano che è stato il Padre a inviarmi.
Gv 5,37-38 «E il Padre che mi ha inviato
mi rende, lui, testimonianza.
Voi non avete mai udito la sua voce,
voi non avete mai visto il suo volto
e la sua parola non abita in voi
perché non credete
a colui che egli ha inviato».
E il Padre che mi ha inviato mi rende, lui, testimonianza. Sono gli interventi di Dio nella storia del suo popolo. S. Paolo parla di una preparazione storica fatta da Dio a suo Figlio (cf Lettera ai Romani) e anche S. Giovanni nel Prologo l'accenna (cf Gv 1, 1-10). Questa preparazione storica, e l'intervento di Dio in favore del popolo eletto, sono chiamati nell'Esodo «le meraviglie».
Voi non avete mai udito la sua voce… la voce inesprimibile del Padre.
Voi non avete mai visto il suo volto… È il sogno dell'umanità vedere il volto di Dio! Gli Ebrei cantavano nel Salmo 41 (versetto 2): «Quando vedrò il tuo volto?». Per loro la massima manifestazione di Dio era nel Tempio. È il sogno dell'amore vedere il volto della persona amata.
E la sua parola non abita in voi perché non credete a colui che egli ha inviato. Gesù spiega: Ecco perché non ricevete la mia parola, non l'accettate, non l'ascoltate perché non credete. È la testimonianza che Gesù dà al Padre perché Gesù parla anche come testimone. Il Figlio dell'uomo ha visto il volto del Padre.
Nella prima lettera, Giovanni dice che il fare abitualmente il peccato rivela mancanza e crisi di fede (cf 1Gv 5). Come è vero! E difatti ha questa espressione: «Chi dice: "Io lo conosco" e non osserva i suoi comandamenti, è un bugiardo, e in lui non c'è la verità» (1Gv 4); e anche «Colui che non ama non ha conosciuto Iddio» (1Gv 4,9), cioè non ha la fede.
Gv 5,39-40 «Voi scrutate le Scritture
nelle quali voi pensate di avere la vita eterna;
ora sono appunto le Scritture a rendermi testimonianza;
ma voi non volete venire a me
per avere la Vita!».
Voi scrutate le Scritture nelle quali voi pensate di avere la vita eterna… È cosa giusta; e Gesù lo conferma: ora sono appunto le Scritture a rendermi testimonianza. Testimonianza è una parola-chiave in San Giovanni. E poi Gesù dice con tristezza:
Ma voi non volete venire a me… Non volete! È il peccato del rifiuto di credere, è il cosiddetto «peccato del mondo». Questa incredulità, questo rifiutare di credere, questo non volere ascoltare Gesù, viene anche giustificato in maniera razionale. Una giustificazione razionale si oppone alla fede. Vedremo al capitolo 6°, quello che l'uomo fa continuamente. Gesù ha già detto: «Perché le tenebre odiano la luce? Perché la luce rivela le loro opere malvagie» (cf Gv 3, 19-21). La radice di questo rifiuto è la colpa, il peccato che ottenebra.
…per avere la Vita! Il fatto di rifiutare Dio rivela la libertà dell'uomo che può rifiutare; e nello stesso tempo il mistero dell'azione salvifica di Dio.
Gv 5,41-44 «La gloria io non la tengo dagli uomini.
D'altronde io vi conosco:
in voi non c'è l'amore di Dio.
Io sono venuto in nome del Padre mio
e voi non mi accogliete;
basta che un altro venga in nome proprio
e voi gli date accoglienza.
Come potreste credere
voi che ricavate la gloria gli uni dagli altri
e non avete interesse alcuno
alla gloria che viene solo da Dio?».
La gloria io non la tengo dagli uomini. Noi invece siamo avidissimi di gloria umana.
Basta che un altro venga in nome proprio e voi gli date accoglienza. Sembra strano, ma è così. Se uno viene in nome proprio, parla di se stesso, subito viene accolto, applaudito.
Come potreste avere la fede?… Veramente equivale al verbo «credere», perché il sostantivo «fede» Giovanni non lo usa mai, quindi: «Come potreste credere?».
…voi che ricavate la gloria gli uni dagli altri e non avete interesse alcuno alla gloria che viene solo da Dio? È l'adorazione continua di se stessi.
Gv 5,45-47 «Non pensate che sia io ad accusarvi al cospetto del Padre.
Ad accusarvi sarà Mosè
in cui mettete la vostra speranza.
Poiché se voi credeste a Mosè,
credereste anche a me;
infatti è di me che lui ha scritto.
Ma se voi non credete ai suoi scritti,
come credereste alle mie parole?».
Non pensate che sia io ad accusarvi al cospetto del Padre. Ad accusarvi sarà Mosè… Ecco, proprio la S. Scrittura li accuserà.
…in cui mettete la vostra speranza. Poiché se voi credeste a Mosè, credereste anche a me. Nella parabola del ricco e dei cinque fratelli, il ricco dice: «Manda uno dei morti ad avvertire i miei fratelli che non vengano a finire qui» (cf Lc 16, 27-28). C'è da notare come il ricco è solo, nell'abisso, nella solitudine. Lazzaro (= Azar El, Dio sorregge, Dio aiuta), invece, è in comunità, in seno ad Abramo perché il Cielo è amore comune. Abramo risponde: «Hanno Mosè e i profeti; li ascoltino» (cf Lc 16,29). Se non credono, il miracolo non dà la fede, se non c'è la conversione del cuore, non può fiorire la fede.
Poiché se voi credeste a Mosè, credereste anche a me; infatti è di me che lui ha scritto. Tutto l'Antico Testamento è cristocentrico, parla del Cristo. Quindi ogni libro dell'Antico Testamento bisogna vederlo in questa Teologia Cristocentrica.
Ma se voi non credete ai suoi scritti, come credereste alle mie parole? Si sente in questo interrogativo Gesù che bussa alla porta del cuore, che ci interpella. Dio ci interroga sempre. Noi abbiamo paura di rivolgerci delle domande, di esplorare il nostro interno. È lui che ci interpella e ci interroga sempre: dalla prima caduta: «Adamo, Adamo, dove sei?» (cf Gn 3,9).
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Lun 21 Ott 2013, 22:26 Da tina
» martedì 3 settembre 2013
Mar 03 Set 2013, 16:13 Da tina
» venerdì 12 luglio 2013
Ven 12 Lug 2013, 15:06 Da tina
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Ven 05 Lug 2013, 15:52 Da tina
» CORONCINA AL SACRO CUORE DI GESÙ
Gio 27 Giu 2013, 16:15 Da tina
» Beata Vergine Maria Consolatrice (La Consolata) Venerata a Torino
Gio 20 Giu 2013, 12:08 Da tina
» Beata Vergine Maria di Fatima 13 maggio
Lun 13 Mag 2013, 22:39 Da tina
» lunedì 13 maggio
Lun 13 Mag 2013, 22:33 Da tina
» lunedì 11 marzo
Lun 11 Mar 2013, 17:57 Da tina