G.A.M. Gioventù Ardente Mariana
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Messaggio Da tina Sab 26 Set 2009, 15:05

LAZZARO È MORTO
«Io sono la Risurrezione e la Vita»
1 Si era ammalato un certo Lazzaro di Betania, paese di Maria e della sorella di lei, Marta. 2 Maria era colei che unse di unguento profumato il Signore e gli asciugò i piedi con i capelli. Suo fratello Lazzaro si era ammalato. 3 Le sorelle mandarono a dire a Gesù: «Signore, colui che tu ami è malato». 4 Gesù a quella notizia rispose: «Questa malattia non è per la morte, ma è per la gloria di Dio: deve servire a glorificare il Figlio di Dio».
5 Gesù amava Marta e la sorella di lei, Maria, e Lazzaro.
6 Quando ebbe sentito dire che egli era ammalato, si trattenne ancora due giorni nel luogo dov’era. 7 Poi disse ai discepoli:
«Torniamo in Giudea». 8 I discepoli gli risposero:
«Rabbi, i Giudei cercavano, poco fa, di lapidarti e tu vuoi tornare di nuovo là?». 9 Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Quando uno cammina di giorno non inciampa perché vede la luce di questo mondo; 10 ma se cammina di notte inciampa perché la luce non è in lui». 11 Così parlò, poi soggiunse: «Lazzaro, l’amico nostro, dorme; ma vado a svegliarlo».
12 Allora i discepoli gli dissero:
«Signore, se dorme, guarirà!». 13 Gesù aveva parlato della morte di lui, mentre essi avevano creduto che parlasse dell’assopimento nel sonno. 14 Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto 15 e sono contento per voi di non essere stato là, perché crediate; ma andiamo da lui». 16 Tommaso, chiamato Didimo, disse allora agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui».
17 Al suo arrivo Gesù trovò Lazzaro già da quattro giorni nella tomba. 18 Betania dista poco da Gerusalemme, circa quindici stadi, 19 e molti Giudei erano venuti da Marta e da Maria per consolarle del loro fratello. 20 Marta, appena seppe che arrivava Gesù, gli andò incontro, mentre Maria restò in casa. 21 Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto. 22 Ma anche adesso so che qualunque cosa domanderai a Dio, Dio te la concederà». 23 Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». 24 Marta rispose: «So che risorgerà, nella risurrezione, all’ultimo giorno». 25 Gesù le disse: «Io sono la Risurrezione e la Vita; chi crede in me, anche se fosse morto, vivrà, 26 e chiunque vive e crede in me non morirà in eterno. Credi tu questo?». 27 Rispose: «Sì, Signore, io credo che tu sei il Messia, il Figlio di Dio, colui che doveva venire nel mondo».
28 Detto questo, andò a chiamare Maria, sua sorella. Le disse sottovoce: «Il Maestro è qui e ti chiama». 29 A queste parole, Maria subito si alzò in fretta e andò da lui. 30 Gesù, però, non era ancora entrato nel paese, ma stava sempre nel luogo dove Marta l’aveva incontrato. 31 I Giudei, che erano nella casa con Maria e la confortavano, quando la videro alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse al sepolcro a piangere. 32 Maria, giunta al luogo dov’era Gesù, appena lo vide gli cadde ai piedi ed esclamò:
«Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto». 33 Gesù, vedendola piangere e con lei piangere anche i Giudei che l’accompagnavano, fremette interiormente. Turbato, 34 disse: «Dove l’avete deposto?». Gli risposero: «Signore, vieni a vedere». 35 E Gesù pianse. 36 Dicevano allora i Giudei: «Come l’amava!». 37 Ma alcuni di loro soggiungevano: «Non poteva, lui che ha aperto gli occhi al cieco, fare che Lazzaro non morisse?».
38 Gesù, di nuovo fremendo in se stesso, si recò al sepolcro. Era una grotta, sulla cui imboccatura era stata posta una pietra. 39 Gesù disse: «Togliete la pietra!». Interloquì Marta, sorella del morto: «Signore, è già fetido, perché son quattro giorni che è là». 40 Gesù le disse: «Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?». 41 Tolsero allora la pietra. Gesù levò gli occhi al cielo e disse: «Padre, ti ringrazio di avermi ascoltato. 42 Io sapevo che tu mi ascolti sempre, ma l’ho detto per tutta questa gente che mi circonda, perché credano che tu mi hai mandato». 43 Detto questo, con gran voce gridò: «Lazzaro, vieni fuori!». 44 Il morto uscì con i piedi e le mani legate da fasce e la faccia avvolta in un sudario.
Gesù disse loro: «Scioglietelo e lasciatelo andare».

«È meglio che un uomo solo muoia per il popolo»
45 Molti dei Giudei venuti da Maria, al vedere ciò che Gesù aveva fatto, credettero in lui. 46 Alcuni però si recarono dai Farisei a riferire ciò che aveva fatto Gesù. 47 I grandi sacerdoti e i Farisei radunarono allora un consiglio e dicevano:
«Che ci possiamo fare? Quell’uomo fa molti segni. 48 Se lo lasciamo continuare, tutti crederanno in lui e verranno i Romani e distruggeranno il nostro Luogo Santo e la nostra nazione». 49 Uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote in quell’anno, disse: «Voi non capite nulla. 50 Voi non vedete che è meglio che un uomo solo muoia per il popolo e non perisca la nazione intera». 51 Ora, questo non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote in quell’anno, profetò che Gesù doveva morire per la nazione, e non soltanto per la nazione, ma per raccogliere in unità i figli di Dio che erano dispersi. 53 Da quel giorno decisero di farlo morire. 54 Gesù non si faceva vedere più in pubblico fra i Giudei, ma si ritirò nella regione prossima al deserto: in una città chiamata Efraim, e là soggiorno con i suoi discepoli.

Cercavano Gesù
55 La Pasqua dei Giudei si stava approssimando. Molta gente del paese era salita a Gerusalemme per purificarsi.
56 Cercavano Gesù e si chiedevano l’un l’altro mentre si fermavano nel Tempio: «Che ne pensate voi? Verrà o non verrà alla festa?». 57 I capi dei sacerdoti e i Farisei avevano dato ordini: se qualcuno sapeva dove si trovava Gesù, lo doveva notificare per poterlo arrestare.


*
* *

Gv 11,1-4 Si era ammalato un certo Lazzaro di Betania, paese di Maria e della sorella di lei, Marta. Maria era colei che unse di unguento profumato il Signore e gli asciugò i piedi con i capelli. Suo fratello Lazzaro si era ammalato. Le sorelle mandarono a dire a Gesù:
«Signore, colui che tu ami è malato». Gesù a quella notizia rispose: «Questa malattia non è per la morte, ma è per la gloria di Dio: deve servire a glorificare il Figlio di Dio».

Col capitolo 11° ha inizio il settimo e il più grande segno. E poi sarà «il libro dell’ora di Gesù»: dal capitolo 13° in avanti. Qui si entra nelle pagine più vibranti. Tutto è un incendio di luce perché tocca i due argomenti che sconvolgono l’uomo: l’Amore e la morte.
I capitoli 11° e 12°, e poi anche più avanti, rispondono a questi interrogativi: che senso ha la morte? Che senso, che significato ha la vita? Sono davvero un oceano di luce, una folgorazione continua. Si rimane disorientati.

Si era ammalato un certo Lazzaro di Betania, paese di Maria e della sorella di lei, Marta. Lazzaro è abbreviazione di Eleazaro: El = Dio; azar = mi soccorre, Dio sorregge, Dio aiuta. Gesù mette poi in rilievo Maria. È Maria di Betania da non confondere con Maria di Màgdala; e non è nemmeno la peccatrice di cui parla S. Luca che fa il gesto dell’unzione e piange.
Maria di Betania invece non piange. Maria di Betania è il tipo delle anime contemplative, claustrali. Maria, Maryàm o Miryàm nell’ebraico vuol dire eccelsa, sublime. Invece Marta, da Mar, significa signora. Come anche Maranà-tha vuol dire: «Signore nostro vieni».

Maria era colei che unse di unguento profumato il Signore e gli asciugò i piedi con i capelli. Maria anticipa già quella scena che l’ha immortalata. È proprio lei che ha fatto l’unzione regale e sepolcrale di Gesù. E gli asciugò i piedi con i capelli. Non era la peccatrice aristocratica di cui parla S. Luca e di cui non fa il nome.

Suo fratello Lazzaro si era ammalato. Le sorelle mandarono a dire a Gesù: «Signore, colui che tu ami...»: non dicono Lazzaro, usano un’espressione ancora più bella: «Colui che tu ami»; ...e malato, e non chiedono. «Guariscilo». Gli danno semplicemente un’informazione urgente, una specie di telegramma di amore... Sono due sorelle che amano moltissimo e perciò possono formulare un’espressione così stupenda: «Colui che tu ami è malato».

Gesù a quella notizia rispose: «Questa malattia non è per la morte, ma è per la gloria di Dio». Ecco le due idee dominanti: amore e morte. Sono le due passioni che travolgono l’uomo: non si rimane indifferenti davanti a queste due realtà.

Per la gloria di Dio: era una malattia che doveva servire per la gloria di Dio. Gloria vuol dire luce, divinizzazione; deve servire a glorificare il Figlio di Dio. Essa glorificherà il Figlio di Dio perché la gloria del Padre è anche la gloria di Gesù, il Figlio di Dio.
S. Ireneo usa l’espressione: Gloria a te «homo vivens». La gloria di Dio è l’uomo vivo. Ora Gesù dà la vita. Ma qui il problema è la morte. Ogni malattia, secondo l’espressione di Gesù è per la gloria di Dio, deve servire a glorificare il Figlio di Dio, ci rende veramente lode di gloria.

Gv 11,5-8 Gesù amava Marta e la sorella di lei, Maria, e Lazzaro. Quando ebbe sentito dire che egli era ammalato, si trattenne ancora due giorni nel luogo dov’era. Poi disse ai discepoli: «Torniamo in Giudea». I discepoli gli risposero: «Rabbi, i Giudei cercavano, poco fa, di lapidarti e tu vuoi tornare di nuovo là?».

Gesù amava Marta e la sorella di lei Maria, e Lazzaro. Gesù amava... È un’espressione stupenda. Giovanni sottolinea questo amore di predilezione. Fa vedere come Gesù è totalmente uomo.

Quando ebbe sentito dire che egli era ammalato, si trattenne ancora due giorni nel luogo dov’era. Gesù indugia. Dio chiude tutte le porte; quando non c’è più speranza umana, interviene lui.

Poi disse ai discepoli: «Torniamo in Giudea». I discepoli gli risposero: «Rabbi, i Giudei cercavano, poco fa, di lapidarti e tu vuoi tornare di nuovo là?». «Hai il coraggio di tornare? C’è tempesta, c’è odio, rischi la morte!».

Gv 11,9-10 Gesù rispose:
«Non sono forse dodici le ore del giorno?
Quando uno cammina di giorno non inciampa
perché vede la luce di questo mondo;
ma se cammina di notte inciampa
perché la luce non è in lui».

Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno?». Si affaccia il motivo del lavoro... Ognuno di noi ha la sua ora fissata. Le ore del giorno in cui c’è luce sono dodici.

Quando uno cammina di giorno non inciampa. La luce indica sicurezza perché fa vedere.

Ma se cammina di notte inciampa perché la luce non è in lui. Notte: tenebre, morte. Perché la luce non è in lui: la morte spegne la luce di questa vita fisica, ma ne accende un’altra. La morte sarà come una concentrazione di tutto il nostro essere per esplodere in un incendio di luci...

Gv 11,11-19 Così parlò, poi soggiunse: «Lazzaro, l’amico nostro, dorme; ma vado a svegliarlo». Allora i discepoli gli dissero: «Signore, se dorme, guarirà!». Gesù aveva parlato della morte di lui, mentre essi avevano creduto che parlasse dell’assopimento del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e sono contento per voi di non essere stato là, perché crediate; ma andiamo da lui». Tommaso, chiamato Didimo, disse allora agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui». Al suo arrivo Gesù trovò Lazzaro già da quattro giorni nella tomba. Betania dista poco da Gerusalemme, circa quindici stadi, e molti Giudei erano venuti da Marta e da Maria per consolarle del loro fratello.

Così parlò, poi soggiunse. «Lazzaro, l’amico nostro...». «Colui che tu ami»: Gesù fa rilevare che il vero amore non è esclusivo, sarebbe un amore morboso. Il vero amore è aperto: «Amico nostro».

L’amico nostro dorme; ma vado a svegliarlo. Risurrezione.

Allora i discepoli gli dissero: «Signore, se dorme, guarirà!». Gesù aveva parlato della morte di lui, mentre essi avevano creduto che parlasse dell’assopimento del sonno.
Quando Dio crea Eva, infonde in Adamo il sonno (cf. Gn 2,21). Quando Dio opera la risurrezione in noi, ci mette nel sonno, fa piombare su di noi il sonno; questo sonno è la morte fisica. Gesù lo chiama sonno perché l’uomo non può vedere l’agire misterioso di Dio: ci trascende.

Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e sono contento per voi di non essere stato là, perché crediate». Questo sarà detto anche alla fine del Vangelo di S. Giovanni: «queste cose sono state scritte perché crediate» (cf. Gv 20,31).

Ma andiamo da lui. Questa parola: andiamo, tornerà ancora nel discorso dell’Ultima Cena (cf. Gv 14,31). È l’avvio alla morte; l’andare alla morte con lo slancio dell’amore.

Tommaso, chiamato Didimo, disse allora agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui». Lo dice dopo aver vinto la riluttanza ad affrontare la morte che ci fa sempre paura. Dice pure una grande verità: «Andiamo a morire con lui».
In questo episodio si nota che i nemici di Gesù sono nell’ombra, si ritirano. Non si parla più dei Giudei e dei Farisei ostili, perché il vero nemico che Gesù deve affrontare è la morte.

Al suo arrivo trovò Lazzaro già da quattro giorni nella tomba. Quattro giorni per gli Ebrei indicava che la morte era definitiva.
Noi sappiamo che in medicina si classifica la morte in morte clinica e in morte biologica. La morte clinica è quando il cuore cessa di battere e tutte le funzioni sono sospese. L’individuo non vive più; non respira più... è morto.
La morte biologica si ha quando incomincia il processo di putrefazione. Per Lazzaro è già incominciata la morte biologica.

Betania dista poco da Gerusalemme, circa quindici stadi (cioè 8 km), e molti Giudei erano venuti da Marta e da Maria per consolarle del loro fratello. È una famiglia ricca, questa di Marta e di Maria. Il lutto, il cordoglio durava presso gli Ebrei una settimana.

Gv 11,20-26 Marta, appena seppe che arrivava Gesù, gli andò incontro, mentre Maria restò in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto. Ma anche adesso so che qualunque cosa domanderai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Marta rispose: «So che risorgerà, nella risurrezione, all’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la Risurrezione e la Vita; chi crede in me, anche se fosse morto, vivrà, e chiunque vive e crede in me non morirà in eterno. Credi tu questo?».

Marta, appena seppe che arrivava Gesù, gli andò incontro, mentre Maria restò in casa. Ecco i due esemplari della vita consacrata femminile: Marta appena è informata esce: vita attiva apostolica. Maria invece resta in casa: vita contemplativa, claustrale. Maria è una figura soave, si può dire fragile. Marta invece è una figura di donna attiva, come indica il suo nome: è la padrona.

Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto». Anche Maria dirà la stessa frase a Gesù; ma con Maria Gesù piange, con Marta no. È questa un’espressione formulata chissà quante volte, in quei quattro giorni dopo la morte di Lazzaro, dalle due sorelle.

Ma anche adesso so che qualunque cosa domanderai a Dio, Dio te la concederà. So... Marta quindi vede Gesù come il Mediatore.

Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Di fronte al problema della morte, Gesù afferma subito la Risurrezione.

Marta rispose: «So che risorgerà, nella risurrezione, all’ultimo giorno». Cioè Marta dice di credere all’idea giudaica della risurrezione. Per i Giudei essa era un ritorno alla vita precedente, un ritorno migliore. Gesù invece dimostrerà, e l’ha già detto sfatando le obiezioni dei Sadducei che negavano la risurrezione, che la risurrezione è tutta un’altra cosa. È il passaggio a uno stato esistenziale infinitamente superiore.
Noi cent’anni fa nemmeno si esisteva, si era nulla; adesso si esiste. Il salto è stato enorme: dal nulla all’esistenza. Ma il salto che noi faremo da questa esistenza alla divinizzazione, alla risurrezione, sarà infinitamente più grande: non c’è confronto.

Gesù le disse: «Io sono la Risurrezione e la Vita...». Parole che nessun altro mai ha avuto il coraggio di dire: «Io sono la Vita, do la Vita. Sono la Risurrezione!».

Chi crede in me, anche se fosse morto vivrà, e chiunque vive e crede in me non morirà in eterno, cioè avrà la vita eterna.
Questa vita non è semplicemente una vita fisica, ma è la Vita di Dio che è l’Eterno. Ecco la risurrezione: è il passaggio da questa vita alla Vita divina.

Credi tu questo? È un mistero di fede.

Gv 11,27-31 Rispose: «Si, Signore, io credo che tu sei il Messia, il Figlio di Dio, colui che doveva venire nel mondo». Detto questo, andò a chiamare Maria, sua sorella. Le disse sottovoce: «Il Maestro è qui e ti chiama». A queste parole, Maria subito si alzò in fretta e andò da lui. Gesù, però, non era ancora entrato nel paese, ma stava sempre nel luogo dove Marta l’aveva incontrato. I Giudei, che erano nella casa con Maria e la confortavano, quando la videro alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse al sepolcro a piangere.

Rispose: «Sì, Signore, io credo che tu sei il Messia». È il Profeta escatologico. Colui che doveva venire...

Detto questo, andò a chiamare Maria, sua sorella. Le disse sottovoce... L’amore è claustrale, si avvolge di silenzio.

Il Maestro è qui e ti cerca, ti chiama. Cerca te, chiama te. A queste parole, Maria subito si alzò in fretta e andò da lui. È lo slancio dell’amore.

Gesù, però, non era ancora entrato nel paese, ma stava sempre nel luogo dove Marta l’aveva incontrato. Probabilmente i discepoli l’avevano frenato. Temevano la sua entrata in un paese che era nella periferia di Gerusalemme. Una famiglia così ricca era imparentata e conosciuta dai più ricchi di Gerusalemme: i Giudei.

I Giudei, che erano nella casa con Maria e la confortavano, quando la videro alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse al sepolcro a piangere. Temevano anche che commettesse qualche sproposito come di solito avviene quando il dolore è troppo forte.

Gv 11,32-37 Maria, giunta al luogo dov’era Gesù, appena lo vide gli cadde ai piedi ed esclamò: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto».
Gesù, vedendola piangere e con lei piangere anche i Giudei che l’accompagnavano, fremette interiormente. Turbato, disse: «Dove l’avete deposto?». Gli risposero: «Signore, vieni a vedere». E Gesù pianse. Dicevano allora i Giudei: «Come l’amava!». Ma alcuni di loro soggiungevano: «Non poteva, lui che ha aperto gli occhi al cieco, fare che Lazzaro non morisse?».

Maria, giunta al luogo dov’era Gesù, appena lo vide gli cadde ai piedi. Ecco un amore adorante... Appena lo vide: è lo sguardo di amore.

Ed esclamò: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto». Dice la stessa frase di Marta.

Gesù, vedendola piangere e con lei piangere anche i Giudei che l’accompagnavano, fremette interiormente. Il pianto di Maria è contagioso, si comunica anche a quegli uomini, a quei Giudei di solito impassibili che l’accompagnavano. Gesù, poi, è di una sensibilità estrema.

Turbato... Questo verbo lo troveremo altre due volte. Adesso è legato al pianto esteriore di Gesù. Al capitolo 12° sarà un’anticipazione psicologica del Getsemani. Al capitolo 13° Gesù si turberà nell’annunciare il tradimento.

Disse: «Dove l’avete deposto?». Gli risposero: «Signore, vieni a vedere». E Gesù pianse. Il pianto di Gesù lascia sgomenti. Il pianto di un uomo impressiona sempre, ma il pianto di Gesù impressiona maggiormente.

Dicevano allora i Giudei «Come l’amava!». Ecco l’impressione dei Giudei e di tutta quella piccola folla: «Come l’amava!». Il pianto è espressione di amore.

Ma alcuni di loro soggiungevano: «Non poteva, lui che ha aperto gli occhi al cieco, fare che Lazzaro non morisse?». Ecco l’obiezione che noi facciamo tante volte: «Perché Dio permette il male? Perché fa soffrire gli innocenti?».

Gv 11,38-42 Gesù, di nuovo fremendo in se stesso, si recò al sepolcro. Era una grotta, sulla cui imboccatura era stata posta una pietra. Gesù disse: «Togliete la pietra!». Interloquì Marta, sorella del morto: «Signore, è già fetido, perché son quattro giorni che è là». Gesù le disse: «Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?».
Tolsero allora la pietra. Gesù levò gli occhi al cielo e disse:
«Padre, ti ringrazio di avermi ascoltato.
Io sapevo che tu mi ascolti sempre,
ma l’ho detto
per tutta questa gente che mi circonda,
perché credano che tu mi hai mandato».

Gesù, di nuovo fremendo in se stesso... S. Giovanni ritrae tutta la sensibilità, il sentimento di Gesù che non è sentimentalismo. Il sentimento è qualche cosa di stupendo.

Si recò al sepolcro... Era una grotta, come sarà poi quella di Gesù.

...sulla cui imboccatura era stata posta una pietra. A Betania, si può ancora vedere la tomba. C’è prima una scalinata, poi c’è una cella funeraria. L’imboccatura è la scanalatura nella roccia in cui veniva incastrata la pietra. La pietra tombale è il peccato; la morte è conseguenza del peccato.

Gesù disse: «Togliete la pietra!». Interloquì Marta, sorella del morto: «Signore, è già fetido, perché son quattro giorni che è là». Era già in putrefazione e si sentiva l’odore. Il peccato ci rende fetidi, ci mette in stato di decomposizione spirituale. Molti santi hanno sentito questo odore del peccato. Come l’avvertivano, come ne soffrivano!

Gesù le disse: «Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?». Chi crede vede la gloria di Dio; la vede nei segni.

Tolsero allora la pietra. Gesù levò gli occhi al cielo... La prima volta nella moltiplicazione dei pani, adesso nella risurrezione. L’Eucaristia è legata alla risurrezione.

...e disse: «Padre, ti ringrazio di avermi ascoltato. Io sapevo che tu mi ascolti sempre, ma l’ho detto per tutta questa gente che mi circonda, perché credano che tu mi hai mandato». È una delle piccole preghiere di Gesù. Ecco la caratteristica della sua preghiera: il ringraziamento. Comincia con quell’invocazione: Abbà, Babbo.

Gv 11,43-44 Detto questo, con gran voce gridò: «Lazzaro, vieni fuori!». il morto uscì con i piedi e le mani legate da fasce e la faccia avvolta in un sudario. Gesù disse loro: «Scioglietelo e lasciatelo andare».

Detto questo, con gran voce gridò: «Lazzaro, vieni fuori!». È il comando alla morte.

Il morto uscì con i piedi e le mani legate da fasce... Nella Risurrezione di Gesù invece le fasce sono messe in disparte, abbandonate...

...e la faccia avvolta in un sudario. Il sudario di Gesù invece sarà piegato bene.
Che cosa significano queste fasce? Le fasce significano le leggi fisiche, chimiche e biologiche che con la risurrezione saltano. Ma questa di Lazzaro, in pratica, è una rianimazione, è un ritorno alla vita precedente; invece nella risurrezione c’è il passaggio a una vita infinitamente superiore, quindi vengono fatte saltare tutte le leggi fisiche, chimiche e biologiche.
Nell’Incarnazione, la Madonna avvolse in fasce Gesù: si è fatto uomo come noi. Nella Risurrezione le fasce sono abbandonate.
La risurrezione di Lazzaro si può descrivere e si poteva anche fotografare. Invece tutti i nostri mezzi umani di fotografare, di descrivere, non servono a nulla per la risurrezione che ci attende. È qualche cosa che ci trascende. È l’intervento diretto di Dio, è l’agire onnipotente di Dio, è una trasformazione totale.

Gesù disse loro: «Scioglietelo e lasciatelo andare».

Gv 11,45-57 Molti dei Giudei venuti da Maria, al vedere ciò che Gesù aveva fatto, credettero in lui. Alcuni però si recarono dai Farisei a riferire ciò che aveva fatto Gesù.
I grandi sacerdoti e i Farisei radunarono allora un consiglio e dicevano: «Che ci possiamo fare? Quell’uomo fa molti segni. Se lo lasciamo continuare, tutti crederanno in lui e verranno i Romani e distruggeranno il nostro Luogo Santo e la nostra nazione».
Uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote in quell’anno, disse: «Voi non capite nulla. Voi non vedete che è meglio che un uomo solo muoia per il popolo e non perisca la nazione intera».
Ora, questo non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote in quell’anno, profetò che Gesù doveva morire per la nazione, e non soltanto per la nazione, ma per raccogliere in unità i figli di Dio che erano dispersi.
Da quel giorno decisero di farlo morire. Gesù non si faceva vedere più in pubblico fra i Giudei, ma si ritirò nella regione prossima al deserto, in una città chiamata Efraim, e là soggiornò con i suoi discepoli. La Pasqua dei Giudei si stava approssimando. Molta gente del Paese era salita a Gerusalemme per purificarsi. Cercavano Gesù e si chiedevano l’un l’altro mentre si fermavano nel Tempio: «Che ne pensate voi? Verrà o non verrà alla festa?». I capi dei sacerdoti e i Farisei avevano dato ordini: se qualcuno sapeva dove si trovava Gesù, lo doveva notificare per poterlo arrestare.

Ci sono adesso tre episodi: la riunione del Sinedrio; l’unzione, come il gesto di amore di Maria di Betania; e l’ingresso a Gerusalemme. Tutti e tre puntano e convergono verso la morte di Gesù.

Molti dei Giudei venuti da Maria, al vedere ciò che Gesù aveva fatto, credettero in lui. Hanno creduto perché hanno visto «i segni».

Alcuni però si recarono dai Farisei a riferire ciò che aveva fatto Gesù. I grandi sacerdoti e i Farisei radunarono allora un consiglio e dicevano: «Che ci possiamo fare? Quell’uomo fa molti segni». Questi segni, questi miracoli non li portano alla fede perché il loro cuore è chiuso.

Se lo lasciamo continuare, tutti crederanno in lui: tutti... È l’universalismo che si verificherà.

E verranno i Romani e distruggeranno il nostro Luogo Santo e la nostra nazione. Il Luogo Santo è il Tempio.
Il nuovo Tempio sarà il Corpo di Gesù. L’aveva detto nella purificazione del Tempio (cf. Gv 2, 19).

Uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote in quell’anno... Era genero di Anna, o meglio di Annas. Ebbe 5 figli tutti sommi sacerdoti e una figlia che sposò Caifa. Anna era ricchissimo e fece dei prestiti anche all’Imperatore romano.

Disse: «Voi non capite nulla. Voi non vedete che è meglio che un uomo solo muoia per il popolo e non perisca la nazione intera». Uno per tutti. Nella consacrazione eucaristica Gesù dirà: "per voi" (Lc 22,19 e 20) che esprime la teologia di quel "per".

Ora, questo non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote in quell’anno, profetò che Gesù doveva morire per la nazione: la nazione eletta, il popolo eletto di Dio.

E non soltanto per la nazione, ma per raccogliere in unità i figli di Dio dispersi. È una frase di una densità incomparabile. Il peccato ci ha dispersi. Il peccato ha rotto tutte le comunicazioni. Gesù è venuto per collegare tutto e per renderci figli di Dio.

Da quel giorno decisero di farlo morire. Firmarono la condanna. Prima cercavano di farlo morire; invece in quel giorno lo decisero. Questa decisione è collegata con la risurrezione di Lazzaro.

Gesù non si faceva vedere più in pubblico fra i Giudei, ma si ritirò nella regione prossima al deserto... Aveva incominciato la sua missione dal deserto. Si può dire che ora faccia i suoi ultimi Esercizi spirituali prima della morte.
Gesù spesso va in cerca di questo ritiro, di questa solitudine per la sua preghiera personale. Marco nota che si alza prima dell’alba certe volte, e senza dir nulla esce, va nella solitudine a pregare.

...in una città chiamata Efraim, e là soggiornò con i suoi discepoli.

La Pasqua dei Giudei si stava approssimando. Molta gente del Paese era salita a Gerusalemme per purificarsi. Gli abitanti della Palestina, prima della festa vi andavano a purificare, a rendere pura l’anima.

Cercavano Gesù e si chiedevano l’un l’altro mentre si fermavano nel Tempio: «Che ne pensate voi? Verrà o non verrà alla festa?». I capi dei sacerdoti e i Farisei avevano dato ordini: se qualcuno sapeva dove si trovava Gesù, lo doveva notificare per poterlo arrestare. È la decisione della condanna a morte fatta nella riunione del Sinedrio.
Da notare l’universalismo della morte di Gesù: «Per raccogliere in unità i figli di Dio che erano dispersi».
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